#CinemaeMusica
'Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è da ritenersi puramente casuale, ad eccezione di I Love Radio Rock. Quello è ispirato ad una storia realmente accaduta.'
Visualizzate sei ventenni in vacanza a Praga.
Immaginateveli spiaccicati su lettone matrimoniale, divano e tappeto, dopo aver trangugiato qualche pilsner di troppo e qualche… “sandwich”, per citare Ted Mosby.
Il più lungimirante di loro aveva previsto una situazione simile e si era portato appresso un hard disk pieno di film.
Sarà la loro passione per il rock, sarà lo spirito ribelle della storia o forse la facilità nell’immedesimarsi nei personaggi, comunque sia, il film della loro vacanza sarà I Love Radio Rock.
Scritto e diretto da Richard Curtis, I Love Radio Rock inizia introducendo Carl (Tom Sturridge), un ragazzo appena espulso da scuola per uso di sostanze improprie e mandato dalla madre sulla nave/radio pirata di Quentin (Bill Nighy), il suo padrino, come “misura correttiva”.
Ci troviamo però in uno di quei casi in cui probabilmente la cornice è più importante del quadro stesso.
Infatti, la storia di Carl e le altre sottotrame sviluppate durante le due ore di film sembrano costruite appositamente per esaltare il racconto di una rivoluzione culturale (quella degli swinging sixties) avvenuta anche grazie all’impulso propellente della musica pop e rock.
Le vicende del’equipaggio adempiono appieno alla funzione di appassionare il pubblico, mentre il gruppo di bucanieri delle onde medie porta avanti la sua battaglia contro il governo e i suoi funzionari (capitanati da un volutamente e magistralmente irritante Kenneth Branagh), intenzionati a fare chiudere la radio pirata.
Ma veniamo a quella che, almeno personalmente, ritengo la vera protagonista della storia: la musica!
La musica e la sua trasmissione in radio sono infatti il “deus ex machina” della storia, ma non si limitano a questo. Le canzoni vengono spesso utilizzate per enfatizzare le emozioni dei nostri pirati radiofonici, come con le splendide “So long, Marianne” di Leonard Cohen e “Stay with me baby” di Lorraine Ellison, ma anche per presentarci alcuni personaggi, come con “Elenore” dei Turtles per accompagnare la salita a bordo della futura moglie del dj Simon (Chris O’Dowd).
Questi sopracitati e tutti gli altri meravigliosi pezzi utilizzati da Curtis mi hanno donato emozioni contrastanti ricordandomi al contempo come la musica sia una parte fondamentale del nostro passaggio su questo pianeta.
È la compagna ideale per chi deve stare a lungo da solo, è la catalizzatrice delle energie positive di chi festeggia, ci regala conforto nei momenti più bui.
Ogni momento importante della vita di ognuno di noi, così come per i protagonisti del film, è stato, è, e sarà accompagnato da una canzone, ed essa rimarrà indissolubilmente incollata a quel ricordo rendendolo più potente e più prezioso.
Il rock però non è solo emozione.
Il rock è anche forza primigenia e iconoclasta, distruttiva e creatrice, una forza irrazionale capace di essere il cerino che accende il lago di benzina nascosto nel sottosuolo.
In questo senso i personaggi del Conte e di Gavin (i divertentissimi Philip Seymour Hoffman e Rhys Ifans) sono i perfetti interpreti del ruolo di agitatori contro le regole di un sistema antico.
Le scene del “vaffa” pronunciato dal Conte e della prima trasmissione radio di Gavin, accompagnate dalle reazioni dei giovani ascoltatori britannici, racchiudono al loro interno tutto lo spirito riottoso del rock’n’roll.
L’altra grande rivoluzione culturale mostrata dal film e raccontata dai testi dei cantanti rock è, senza dubbio, quella sessuale.
Tutta la pellicola è permeata dalle vibrazioni e dallo spirito libertino di quegli anni, esplicitato alla massima potenza da Midnight Mark (Tom Wisdom) “il più sexy animale del pianeta”, il dj protagonista di una simpatica scena-tributo alla copertina di Electric Ladyland di Jimi Hendrix, in cui lo vediamo circondato da un gruppo di ragazze… come mamma le ha fatte.
Ora, mi rendo di come questa non sia una recensione, e mi rendo anche conto di essere emotivamente attaccato a questo film, forse oltre i suoi meriti, principalmente per i bei ricordi legati ad esso.
Perché le canzoni della colonna sonora hanno girato per anni, e continuano imperterrite, nella playlist del mio lettore mp3. Perché pochi giorni dopo averlo visto ci siamo resi protagonisti di un rifacimento della scena del pub crawling, con la stessa minuziosità dei poveri impiegati del Secondo Tragico Fantozzi alle prese con la Corazzata Kotiomkin.
E per tanti altri motivi con i quali non vi annoierò.
Proprio per questo mi sento di proporvelo.
Perché se avete vent’anni non potrete non amarlo, e anche se non avete più vent’anni e il vostro “spirto guerrier”, invece di ruggire, miagola, vale sempre la pena risvegliare il ragazzino dentro voi, di tanto in tanto.
Perché se siete amanti della buona musica le due ore del film saranno passate prima che ve ne possiate accorgere; perché insieme alle scene tristi e commoventi, è pieno zeppo di momenti comici e battute esilaranti e perché la natura leggermente macchiettistica dei personaggi è funzionale alla storia e ci permette di rivedere in ognuno di loro un pezzetto di noi stessi.
Per queste ragioni, guardatelo e amate anche voi Radio Rock.
5 commenti
Martina Cellanetti
6 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
6 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
6 anni fa
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ThePoleMan
6 anni fa
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Adriano Meis
6 anni fa
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