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Ubriaco d’amore è forse una delle pellicole del grande Paul Thomas Anderson meno note al grande pubblico, eppure personalmente l’ho adorato non meno di film maggiormente incensati come Magnolia o Il petroliere.
Sebbene il titolo possa trarre in inganno, la trama di Ubriaco d'amore non è quella di una banale love story.
P.T. Anderson ci regala una visione impareggiabile in cui amore e disturbo mentale convivono, con i loro alti e bassi scanditi ed esaltati da una delle colonne sonore più originali che mi sia mai capitato di ascoltare.
Il protagonista della vicenda è Barry, un piccolo imprenditore interpretato da un Adam Sandler mai così in forma.
[Trailer internazionale di Ubriaco d'amore]
Barry non è certo il prototipo del principe azzurro: è infatti un evitante soggetto a frequenti scatti d’ira e succube delle sue sette sorelle.
Poi c’è lei, la co-protagonista occulta dell’intero film: la colonna sonora.
Con il suo mix perfettamente calibrato di rumori elettronici, percussioni e orchestra, la soundtrack del film non è altro che il barometro dello stato emotivo e di salute del nostro eroe.
[Una laconica immagine di Adam Sandler in Ubriaco d'amore]
L’ incipit introduttivo è un esemplare riassunto del messaggio veicolatoci nei successivi novanta minuti.
Un evento tanto inaspettato quanto traumatico, un catastrofico incidente d’auto che si conclude con un organetto scaricato sulla strada da un furgone.
Barry rimane spaesato dall'avvenimento e torna nel suo ufficio ma, poco dopo, un altro evento non previsto lo coinvolge.
Una donna (interpretata da Emily Watson) parcheggia davanti al suo capannone e gli chiede la gentilezza di consegnare la sua macchina alla vicina officina, scatenando in Barry un’ansia immotivata.
La donna, inoltre, gli fa notare la presenza del piano abbandonato, così lui decide di raccoglierlo e portarlo in ufficio rapidamente in preda all’agitazione.
Posato lo strumento sulla scrivania, il nostro protagonista incomincia ad accennare qualche nota mentre la sequenza è accompagnata da un valzer in sottofondo.
Proprio in questo frangente il regista decide di illuminare il volto di Barry.
Una metafora perfetta sulla magia che ogni avvenimento inatteso può regalarci, dopo aver scompaginato l’ordine preesistente delle nostre vite, se decidiamo di affrontare la paura e di consegnarci alla novità.
Nella prima parte di film Anderson ci spinge nella vita lavorativa schematica e monotona del nostro protagonista - cadenzata dal ticchettio delle bacchette e dal rimbombare dei tamburi - interrotta da un breve arpeggio solo nel momento in cui viene inquadrata la macchina della donna.
Subito dopo ci regala un quadretto tristemente esilarante del suo difficile rapporto con la famiglia e dei suoi problemi relazionali.
Ma torniamo alla macchina, perché di lì a poco la proprietaria, Lana, la bella sconosciuta - che si scoprirà essere un’amica di una delle sorelle di Barry - tornerà a prenderla e inviterà a cena l'impacciato ometto, dando la svolta decisiva alla vita del protagonista e alla narrazione.
[I due protagonisti di Ubriaco d'amore]
Da qui in avanti le peripezie di Barry, tra le quali un violento scontro con un gruppo di estorsori/gestori di una linea erotica con a capo Philip Seymour Hoffman, saranno sempre sottolineate dalla colonna sonora.
Straniante, quasi ansiogena, nei momenti di paranoia e di disagio, distensiva e romantica nelle scene in cui riesce a lasciarsi alle spalle i suoi problemi e vivere a pieno l’amore con Lana.
Come è nata la colonna sonora?
Prima ancora di iniziare a girare, Paul Thomas Anderson contattò il polistrumentista e compositore Jon Brion, con cui aveva già collaborato per Magnolia e gli chiese di registrare per lui alcune tracce con solo la sezione ritmica, in modo da poterle ascoltare durante le riprese, dando una precisa cadenza alle scene.
Brion rimase colpito dall'idea innovativa di Anderson e dalla possibilità di integrare successivamente la colonna sonora avendo a disposizione le immagini, basandosi quindi sul tempo con cui le scene sarebbero state girate (ossia lo stesso delle tracce riprodotte dalle cuffie del regista).
Quindi, recuperato un registratore, chiese ad Anderson di cantare i ritmi che aveva in mente, e da quest'ultimi compose tre tracce di dieci minuti che vennero usate come base per le riprese.
Durante la pre-produzione i due parlavano spesso di come poter dare un’ambientazione anni ’50 alla pellicola, sia visivamente, sia mediante la colonna sonora.
Un giorno, discutendo davanti all’ufficio di pre-produzione, Brion ebbe una folgarazione e domandò ad Anderson:
"In pratica vuoi che sembri un musical ma che nessuno inizi mai a cantare..."
"Esattamente!” rispose il regista californiano.
Un’idea di fondo riconoscibile nella scena del supermercato, in cui si ha la sensazione che Barry possa iniziare a cantare da un momento all’altro, ma alla fine si dirige verso le casse con il collega.
Il sapore anni ’50 è riconoscibile anche nei pezzi orchestrali dell’accompagnamento sonoro composto da Brion.
Ottimo esempio lo splendido riarrangiamento di He Needs Me di Harry Nilsson, già parte della soundtrack del live action Popeye - Braccio di Ferro di Robert Altman.
Ubriaco d’Amore non è solo un film cult di uno dei maggiori registi della Hollywood del nuovo millennio, è anche un esempio di come una colonna sonora possa non solamente impreziosire un grande film, ma essere fondamentale nella creazione dello stesso.
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16 commenti
Melancholia
6 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
6 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
6 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
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Riccardo Cappelletti
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Charlie Shield
6 anni fa
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Charlie Shield
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Yorgos Papanicolaou
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Donca
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Yorgos Papanicolaou
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Yorgos Papanicolaou
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Yorgos Papanicolaou
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