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Lei mi parla ancora - Recensione: L'uomo mortale non ha che questo d'immortale

L'uomo mortale non ha che questo d'immortale: il ricordo che porta e il ricordo che lascia 

Lei mi parla ancora è il nuovo film di Pupi Avati, nato dalla collaborazione con Sky Cinema, Bartleby Film e Vision Distribution. 

 

Inscena la storia d'amore tra Nino (Renato Pozzetto) e Caterina (Stefania Sandrelli) durata 65 anni, attraverso l'avvicendarsi di flash-back e contemporaneità indispensabile per comprendere quanto sia stata duratura, consapevole e matura la storia del loro matrimonio e la storia familiare. 

 

[Trailer di Lei mi parla ancoraLei mi parla ancora

 

 

L'uomo mortale non ha che questo d'immortale: il ricordo che porta e il ricordo che lascia.

Cesare Pavese, Dialoghi con Leucò (1947)

 

Quante volte abbiamo riposto la speranza nel 'per sempre' in una storia d'amore?

Quante volte siamo rimasti scottati da questa formula e da questa promessa infranta? Tante.

Forse troppe volte.

 

Non importa, perché il Cinema e in questo caso il nuovo film di Pupi Avati accorre in nostro soccorso. 

 

Lei mi parla ancora rappresenta dinamiche ed equilibri particolarmente complessi e delicati.

 

In un primo momento, durante la visione del film, sembra che lo spettatore voglia invadere l'intimità della coppia, come se volesse dissacrarla e scuoiarla, solo per scoprire come ottenere e mantenere l'immortalità sentimentale e amorosa nel corso del tempo.

 

Scoprire questo segreto prima, e infrangere questo patto che lo spettatore si porta dietro durante la visione del film poi, comporta anche sviscerare i meandri più spinosi e complessi dell'immortalità scoprendo che non solo la realtà è ineffabile, ma che la potenza inarrestabile della morte accoglierà a braccia aperte Caterina.

 

Per cui, anche gli amori più intensi, più belli e più complessi sono destinati a una fine.

 

[Backstage di Lei mi parla ancoraLei mi parla ancora

 

 

Nino si ritrova inizialmente a vivere in uno stato confusionale, si ritrova sospeso tra il tempo dell'amore e il tempo della solitudine, cercherà di capire quale sia il senso della sua vita e comincerà a fare i conti col tempo vissuto e il tempo che resterà.

 

Metabolizzare questo lutto e questo dolore così intenso diventa un'operazione complessa.

Subentra la figlia (Chiara Caselli), nata dall'amore di Nino e Caterina, che inventerà uno stratagemma permettendo di raccogliere il ricordo per tentare di convivere con la dolorosa perdita, ancorandosi al potere curativo della scrittura in tutte le sue diramazioni.

 

Non a caso in suo soccorso arriverà lo scrittore Amicangelo (Fabrizio Gifuni) che inizialmente non accetterà ben volentieri questo compito assai arduo, ma che successivamente attenderà con impazienza quest'incontro con Nino, tentando a sua volta di comprendere i motivi che lo abbiano spinto a staccare la spina al suo matrimonio.

 

Invevitabilmente, lo scontro generazionale diverrà sempre più forte, contrapponendo le ragioni di Nino nel sostenere l'immortalità emotivo-sentimentale e le ragioni dello scrittore Amicangelo che si ritroverà a combattere le sue incertezze.  

 

Ad un certo punto lo spettatore avrà tanti dubbi scatenati dalle atmosfere sentimentali e riflessive di Pupi Avati, in quanto riportare in auge l'autentico e l'immortale in una trasposizione cinematografica è un'operazione complessa e a tratti sembra voler mettere in dubbio la precarietà della contemporaneità.

 

Essere sentimentali al giorno d'oggi sembra anacronistico. 

 

 

[Lino Musella e Isabella Ragonese sono Nino e Rina da giovani] Lei mi parla ancora

 

 

Pupi Avati e il cast di Lei mi parla ancora vogliono portare sullo schermo ideali e valori ormai effimeri per immortalarli.

 

Si immortala il tempo odiernamente con fotografie e post sui social network, ma ho provato a comprendere come si possano immortalare i sentimenti in un determinato momento della vita.

 

Il film mi ha dato una risposta sensata: vivendoli intensamente. 

 

In Lei mi parla ancora vivere intensamente i sentimenti è un vero e proprio paradigma, che viene trasformato grazie all'ausilio della letteratura italiana in una vera e propria poesia: citando Giacomo Leopardi, Ludovico Ariosto, Giovanni Pascoli e Cesare Pavese, lo spettatore si trova totalmente immerso in un universo parallelo formato da quei valori e da quegli ideali ormai andati perduti.

 

Recuperare tali sogni riportandoli a galla significa rimescolare e ridefinire i valori, le priorità e gli ideali della vita. 

 

A questo punto vorrei citare Pier Paolo Pasolini per chiudere la summa di tutte le riflessioni scatenate dalla visione del film. 

"Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori?

 

Ma quale sarebbe la vera vittoria? L'orgoglio o l'amore?"

 

Io la mia risposta l'ho trovata.

A voi scoprire la vostra. 

  

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1 commento

Rispondo, ahimé, con estremo ritardo. Concordo su tutte le considerazioni fatte e vedrei nuovamente il film perché troverei altre e molteplici chiavi di lettura :)

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