#articoli
La miglior definizione che si può dare di Driving Animals la fornisce lo stesso autore nella video-presentazione dell’opera al Ravenna Nightmare Film Festival: un incubo.
Per quanto si conceda solo raramente ad atmosfere dichiaratamente horror, il film è permeato da un senso di angoscia e di spaesamento che trascina con sé lo spettatore nella sterminata solitudine della campagna francese, in cerca di conforto e di significato.
[Il trailer di Driving Animals]
Driving Animals segue le vite di cinque individui i cui destini si intersecano in maniera più o meno tangibile in quello che è a tutti gli effetti un road-trip in chiave provenzale.
Le loro storie sono accomunate da pulsioni insoddisfatte, desideri non corrisposti e istinti primordiali che sembrano non trovare né spazio né comprensione per manifestarsi.
I personaggi condividono infatti una condizione dominata dalla presenza di incompatibilità fisiche, psicologiche e relazionali che vanno a determinare un profondo stato di isolamento esistenziale.
Anche da un punto di vista stilistico l’estetica di Driving Animals rimanda alla dimensione dell’incubo, coniugata però in maniera intima, essenziale, silenziosa.
Il sesso, il cibo e il desiderio costituiscono l’impianto tematico della pellicola, andando a rimarcare esplicitamente la natura animalesca dell’uomo, che è suggerita anche nel titolo stesso; ma questi elementi paiono distanti e irraggiungibili, andando a configurare così un perpetuo stato di inappagamento e di disperazione.
Rimangono allora solo due strade, come afferma uno dei protagonisti del film: il dubbio o il deserto.
Ma in realtà non si può fare altro che andare avanti, e dunque vivere in tale situazione, poiché in effetti, proseguendo nella stessa citazione, è molto più semplice essere scettici che diventare eremiti.
Charles Baudelaire, ne L’abisso, descriveva una condizione che forse riassume meglio di tante altre parole l’essenza dell'opera:
"Sopra, sotto, dovunque, la profondità, la riva
il silenzio, lo spazio spaventoso e seducente…
Sul fondo delle notti, col suo dito sapiente,
Dio mi disegna un incubo multiforme e continuo"