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The Wind è un horror soprannaturale ambientato nel West: difficilmente un simile concept non incuriosirà il lettore.
La mente corre subito a un altro recente caso di horror-storico: The Vvitch, del 2015.
The Wind risente non solo dalla consonanza dei titoli del film di Robert Eggers.
La sceneggiatura è compassata, i ritmi distesi, le inquadrature d'ambiente frequenti e statutarie.
Ma nulla di più si potrà dire a paragone fra le due opere.
The Wind infatti fallisce in tutto ciò che riusciva a Eggers, e specialmente nella costruzione del timbro emotivo del film.
Come il più insicuro dei film dell'orrore scegli infatti di affidarsi più al jumpscare che alla tensione ottenendo più facilmente fastidio che sana (per il genere) inquietudine.
Intendiamoci: non è un'opera scadente, fosse anche solo per la garanzia di aver superato la selezione di un festival cinematografico, tuttavia non incide mai nella percezione sia emotiva che razionale dello spettatore.
Resistono le suggestive scenografie e la costruzione pulita della fotografia, ma del senso dell'orrore, demone della prateria permettendo, nemmeno una fumosa ombra.
Vale lo stesso la pena di stendere alcune considerazioni sul genere già evocato al quale il film appartiene.
L'horror storico è una interessantissima contaminazione della istanza del paranormale con la disciplina realista per eccellenza.
L'evoluzione culturale umana è un costante compromesso fra ideologia e credenza e fra midcult e folklore.
Attingere dagli spunti che ci offrono gli uni e gli altri, facendoli dialogare, non può che essere stimolante e traghettare il cinema dell'orrore verso lidi di un inaspettato realismo umano.