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La Rai di Torino festeggia i 20 anni del programma Melevisione con una mostra ricca di buoni sentimenti.
Ogni generazione ha avuto il suo "programma per bambini" dedicato.
Molti ricordano con affetto e nostaglia lo storico Carosello, al cui termine i bimbi andavano solitamente a letto; altri Bim Bum Bam, alcuni Domenica Disney, Big!, Albero Azzurro, Solletico e tantissimi altri...
[Il set scenografico del chiosco del Fantabosco, con tavolini e con gli immancabili Sputapallin e Melevisione]
La generazione degli anni '90 è però cresciuta prevalentemente con Melevisione.
Nata da un'idea di Mussi Bollini, la "mamma" di Melevisione, e di Bruno Tognolini e Mela Cecchi, Melevisione fu il primo programma specificamente pensato e creato per l'infanzia all'interno del palinsesto di Rai Tre, rete nella quale prima del 18 gennaio 1999 (data di trasmissione della primissima puntata) non esistevano programmi pensati e realizzati per i più piccoli.
Melevisione non è più in produzione già dal 2015, ma le repliche delle gloriose edizioni passate (qui va detto che in Rai, purtroppo, sembrano essere particolarmente affezionati alla sola annata del 2005) vengono riproposte su Rai Yoyo.
Parallelamente le puntate vengono caricate anche sul servizio streaming di Rai Play dove per un po' di tempo si possono visionare senza dover fare le alzatacce per seguirle in Tv, dato che vengono trasmesse all'1:30 di notte, se non alle 2:55 o alle 8:10 del mattino.
[In una sala dedicata, alla Mostra è possibile vedere le migliori puntate del programma... quelle storiche comprensive dei cartoni animati originali, ma non solo!]
Insomma: l'affetto del pubblico nei confronti di Melevisione è ancora fortissimo, basti analizzare la massiccia presenza di fan page sui social, o il numero di followers delle due Star del programma: Danilo Bertazzi e Lorenzo Branchetti, rispettivamente gli iconici folletti Tonio Cartonio e Milo Cotogno.
[In esposizione due combinazioni di colori tra le tante che i folletti Tonio Cartonio e Milo Cotogno hanno indossato negli anni]
Per onorare questo incessante rapporto d'amore che c'è tra gli odierni 18-25enni (ma non solo!) e il programma, Rai Ragazzi ha allestito una Mostra Speciale in occasione dei 20 anni del programma - festeggiati lo scorso gennaio anche con una maratona dei più iconici episodi in prima serata su Rai Yoyo - proprio presso gli studi Rai di Torino.
[Un dettaglio dell'esposizione di costumi, parrucche e accessori: dagli storici Fata Gaia e Gnomo Lampo, ai recenti Gatta Sibilla e Gnomo Martino]
La Mostra su Melevisione è stata realizzata in collaborazione con il Centro di Produzione TV di Torino, a cura dell'Accademia Albertina di Belle Arti.
Responsabili dell'allestimento i giovani tirocinanti e studenti dei corsi di Scenografia e Costume dell'Accademia torinese, cresciuti anche loro col programma.
Ovviamente la supervisione dell'allestimento non poteva che essere firmata da Maurizio Zecchin, geniale e inarrivabile scenografo del programma, presente nello Staff fin dal primo episodio (anche se all'epoca come assistente del collega Massimiliano Ramezzana).
Zecchin ha dato negli anni forme e colori al Fantabosco della Melevisione e la mostra ripropone proprio i più iconici elementi scenografici scolpiti nella memoria e nel cuore di tutti i fan.
[Regali oggetti di scena provenienti dalla reggia di Re Quercia]
Angela Bellora affianca Maurizio Zecchin in un allestimento che riesce quasi a far dimenticare i dolorosi momenti immortalati anni fa, che fecero subito il giro del web, quando parte delle scenografie del Fantabosco fu accatastata in un cortile della sede Rai ed esposta alle intemperie.
Il Fantabosco di Zecchin negli anni ha cambiato le sue forme, allargandosi e creando nuovi set, quindi se da una parte è comprensibile che scenografie così imponenti richiedano anche grandi spazi e cure per la conservazione, dall'altra fa piacere sapere che non tutto è stato cestinato (per un programma che, ripeto, non è più in produzione!).
[Un collage delle foto delle tante scenografie distrutte, che nel 2013 fecero il giro del web]
Nella deliziosa mostra inaugurata il 26 ottobre 2019 e che rimarrà aperta al pubblico gratuitamente previa registrazione tramite mail fino al 3 novembre, non si possono visionare solo le fiabesche scenografie e gli elementi scenici del programma.
Ad accompagnare questi troviamo difatti alcuni tra i più iconici costumi dei personaggi di Melevisione!
Accuratamente esposti su dei manichini troviamo proprio tutti: i folletti Tonio e Milo, gli gnomi Ronfo, Linfa e Lampo, il famelico Lupo Lucio, il genio Abù Zazà con la genietta Shirin Scintilla, gli orchi Manno e Rubio con l'orchessa Orchidea, le temibili streghe Varana e Salamandra affiancate alle due fate Gaia e Lina passando per il cattivo Vermio, la corte di Re Quercia (anche se il suo costume manca) da Balia Bea a Cuoco Basilio prima e Danilo poi, senza dimenticare ovviamente principe Giglio e principessa Odessa, divenuti poi re e regina del Fantabosco.
[Una parte della sezione della mostra dedicata all'esposizione di oggetti di scena ed elementi scenografici]
I personaggi assenti e i costumi mancanti sono moltissimi, considerando anche che nel corso delle stagioni molti personaggi hanno cambiato anche abiti e acconciature ma, a differenza delle scenografie cestinate, i costumi non esposti sembrano essere ancora gelosamente conservati sotto naftalina negli archivi Rai.
E se lo spazio della Mostra non ha permesso di esporre proprio tutto di Melevisione, purtroppo, la Direzione ha comunque avuto la cura di non far mancare nessuno all'appello e qui e lì sbucano e si intravedono vecchi ritratti di personaggi disegnati per qualche puntata (il coloratissimo Jolly Cembalo, gli gnomi Eco e Filla, Gipo Scribantino strega Rosarospa...) o reali foto d'epoca (genio Abù Ben-Set, le gazze Rubinia e Rubezia, gli orchi Baleno e Bruno, Lupo Fosco...).
C'è perfino il temibilissimo Sciupafiabe!
[Una delle tante "pignografie" esposte dei personaggi storici: Jolly Cembalo, buffone della corte di Re Quercia interpretato da Paola Roman]
Per accedere alla mostra che si sviluppa su tre ambienti posti in un unico piano, difatti, bisogna salire una scalinata che ripercorre con fotografie di scena e di backstage (scattate da Assunta Servello e Massimo Milanese) tutte le annate di Melevisione, dalla prima storica del 1999 all'ultima del 2015, quando il programma era già da tempo stato snaturato e aveva - purtroppo - perso molto del suo potenziale a causa dei continui tagli al budget (basti pensare che le puntate erano arrivate a durare poco più di una decina di minuti, contro i 25 canonici senza cartoni).
[La fine della bella scalinata che porta alla mostra raccoglie foto di backstage e produzione varie]
Melevisione nasce difatti come programma contenitore di cartoon, accuratamente scelti da uno staff di esperti per garantire anche in quel campo un certo tipo di intrattenimento di qualità per i bambini.
Via via che il programma cresceva gli autori sono riusciti a creare trame e storie sempre più complesse e raffinate e i cartoni non avevano quindi più spazio, e fu lì che Melevisione fece il vero salto di qualità.
I temi trattati nelle puntate, all'interno di quella che potremmo considerare una sorta di prima vera e propria sit-com per bambini, sono infiniti e mai banali.
Tra i più importanti c'è inbubbiamente il tema dell'abuso e della violenza sessuale, affrontato nell'episodio Il segreto di Fata Lina, ma anche tematiche ambientali, mediche, alimentari, sociali e civiche.
Melevisione, per tutti quelli della mia generazione, ma non solo, è stata una vera e propria Mamma che impartisce i migliori insegnamenti per l'adulto che sarai un giorno.
[Uno dei tantissimi, bellissimi bozzetti e studi di scenografia esposti: la cucina di Cuoco Basilio]
Si potrebbe scrivere ancora molto su Melevisione, ma è bene far parlare le foto in questo articolo, al quale mancherebbe solo il corredo delle tante memorabili canzoni di Aldo Valente, Livio Brescia e Paolo Serrazzi, che con le esecuzioni della Banda Osiris hanno fatto da piacevolissimo commento sonoro ai visitatori della mostra.
E non stupisce se nei corridoi ogni tanto si sentiva qualcuno canticchiere quei motivietti che, probabilmente, non usciranno mai dal cuore di quei bimbi oggi cresciutelli.
[La personale "melina" data all'ingresso, per gestire il flusso di visitatori, assieme a una calamita come ricordo dell'esperienza]
Una delle ultime foto riguarda però un altro simbolo di Torino: la Mole Antonelliana!
Nelle giornate di sabato 26 (giorno di inaugurazione) e di domenica 28 la Mole ha visto proiettarsi sulla sua cupola il gigantesco logo del programma, con un piccolo banner che ne festeggiava il ventesimo compleanno!
Un'emozione non da poco, che traspare sia dalle foto che dalle testimonianze di chi l'ha vista dal vivo.
[La Mole Antonelliana, simbolo di Torino, decorata per l'occasione diventa MOLEvisione. Foto di Elena Piras.]
È indubbiamente difficile che, anche qualora tornasse in produzione il programma oggi, lo si possa ricreare coi fasti delle edizioni migliori di quasi venti anni fa.
Ciononostante, la Mole che omaggia la Melevisione ci conferma che il segno lasciato dal programma è indelebile e forte e che il lavoro di tutto lo Staff tecnico e artistico rimarrà per sempre nel cuore di tutti.
Grazie, televisione che va a mele.
[Oltre alla giornata d'inaugurazione, anche domenica 28 ottobre i due folletti si sono pazientemente prestati a foto, chiacchiere e autografi coi fan]
Infine alcuni numeri sul fenomeno "Melevisione" dall'ufficio stampa Rai, raccolti negli anni:
sei registi e sette autori hanno messo in scena oltre 2000 puntate,
per le quali sono stati costruiti internamente alla Rai 22 set completi di arredo e 5000 oggetti di scena,
inventate 250 canzoni e 700 filastrocche.
Il progetto ha compreso anche diversi spettacoli dal vivo – nel 2002 il primo – che hanno registrato il tutto esaurito in teatri e palasport di tutta Italia.
[Le squisite bibite servite al chiosco, affiancate alle più belle filastrocche nate dalle penne degli autori di Melevisione]
Punto forte della mostra era la concretezza della visita, poiché tutto il materiale era visionabile da vicino e fotografabile, se non addirittura toccabile.
Certo c'erano i cartelli firmati da Strega Varana che recitavano "Giù le zampe altrimenti vi incenerisco!" invitando tutti a non toccare il materiale, ma se in generale l'emozione di stare (quasi) nel Fantabosco era talmente forte che quei cartelli venivano seguiti alla lettera per via dell'emozione e per il "timore" di toccare qualcosa di "sacro", sorprende e fa un po' male apprendere che durante lo svolgimento della mostra alcuni avidi visitatori, impossessati dallo spirito di Grifo Malvento e molto lontanti dagli insegnamenti che i personaggi del Fantabosco hanno impartito in questi 20 anni, hanno rubato svariati oggetti di scena e materiale esposto.
In ogni caso la gratitudine degli ex-bambini verso Melevisione e verso tutti coloro che hanno partecipato anche solo in minima parte alla realizzazione del programma negli anni, a chi ancora persevera a mandarlo in replica in Tv, nonché a chi ha pensato e realizzato questa preziosa mostra (ringrazio particolarmente la produttrice esecutiva Federica Grosso, che ho avuto l'onore di conoscere in ingresso, gentilissima e preziosa), sono sicuro che non si estinguerà mai.
Perché - come disse Tonio - ciò che ami esiste.