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Bazzicando per internet potrete trovare un frettoloso - e umanissimo - Quentin Tarantino discutere animosamente di Hong Kong Express di Wong Kar Wai.
Tarantino, ancor prima che regista iconico e sceneggiatore geniale, è re dei cinefili: citazionista in modo artistico e scovatore di film. Fu proprio lui a occuparsi della distribuzione statunitense di questo film tramite la Rolling Thunder Pictures.
[Quentin Tarantino presenta Hong Kong Express]
Hong Kong Express è una di quelle opere che trascende una normale realizzazione, è una di quelle idee improvvise che fa tremare le mani degli artisti, quelle che bisogna buttar giù subito prima che svanisca in mezzo alle incombenze della vita.
Wong scrisse la sceneggiatura in poche notti mentre dirigeva lo sfortunato wuxia Ashes of Time, rinunciando al sonno per non lasciar fuggire l’intuizione, in coppia con Christopher Doyle, fidato direttore della fotografia.
Proprio come un’idea potente ma labile l’intero film trasmette l’evanescenza di un contatto fugace, di un pasto rapido ma gustoso, la condivisione di un drink con una bellissima e misteriosa sconosciuta.
[Takeshi Kaneshiro e Brigitte Lin sono i protagonisti del primo episodio di Hong Kong Express]
La traduzione del titolo originale in cantonese è letteralmente “la giungla di Chungking”, riferito alla Chungking Mansions, un complesso di edifici nel cuore di Hong Kong in cui persone di ogni nazionalità, in particolare indiani e pakistani, si riuniscono per pernottare e nutrirsi in modo veloce ed economico.
Infatti, se si ricerca Chungking Mansions su Google, otterremo una serie di risultati che riconducono a portali web di viaggi in cui possiamo consultare recensioni degli utenti.
Dalle stesse recensioni - chissà quanti di questi viaggiatori hanno visionato Hong Kong Express prima di partire - è facile capire quanto il film è coerente con questa realtà, tutt’oggi una realtà variopinta, sia per quanto concerne i colori della pelle sia per la ricchezza di odori e sapori; come facilmente intuibile polizia e criminali nella Chungking Mansions vivono a stretto contatto, in un continuo gioco di inseguimenti e fughe in vicoli stretti e claustrofobici.
[Il trailer di Hong Kong Express restaurato nel 2021]
Il piccolo film-gioiello di Wong Kar-Wai è composto da due episodi: il primo tratta proprio di un rapporto a mezz’aria, romantico proprio perché inesorabilmente inconcludente, tra l’agente 223 (Takeshi Kaneshiro) e una misteriosa spacciatrice borderline con parrucca bionda (Brigitte Lin).
Lui, reduce da una relazione amorosa, sfrutta il tempo libero correndo per liberarsi dai liquidi corporei che altrimenti sarebbero destinati al pianto, lei indossa sempre occhiali da sole e trench per essere sempre preparata alle giornate di pioggia e di sole.
Lui compra scatolette di ananas a scadenza ravvicinata per ricordarsi della scadenza del mal d’amore, lei rapisce una ragazzina e le offre del gelato.
[La solitudine degli agenti di Hong Kong Express]
Il secondo episodio, il cui nucleo è situato sempre nello stesso fastfood, racconta la storia tra l’agente 663 (Tony Leung) che condivide con gli oggetti la malinconia di una casa ormai priva della presenza di una donna e Ah Fei (Faye Wong) cameriera che non vuole ascoltare i propri pensieri e preferisce ballare al ritmo di una musica assordante.
Il carattere sognatore e un po’ testardo di Ah Fei si insinua pian piano nei pensieri dell’agente 663.
La cover di Dreams dei Cranberries interpretata proprio da Faye Wong scandirà il secondo episodio.
[Faye Wong e Tony Leung sono i protagonisti del secondo episodio di Hong Kong Express]
Gli oggetti, le attenzioni, le parole, sono sempre significative.
Il cuore delle cose, l’essenzialità delle parole, la scarnificazione e la liberazione del superfluo rende Hong Kong Express un affresco pop incredibilmente umano, dove l’incompiutezza, la goffaggine dell’umanità funge da pittura dai colori acidi.
I personaggi si affannano a seguire il ritmo della vita, cercando di riacquisire il tempo, affamati di ricordi e di attimi persi.
Il tempo si configura nuovamente come il perno della poetica di Wong, trovarsi al momento giusto nel luogo giusto diventa il più romantico e il più utopico dei miraggi.
I personaggi si sfiorano, si incrociano, si sovrappongono, sospirano e soffrono a pochi metri di distanza, condividono senza conoscersi e forse si rincontreranno in California, simbolo del sogno.
D'altra parte non è possibile alla fine del film non canticchiare California Dreaming dei The Mamas & The Papas.
Il cinema del regista cinese taglia pezzi di realtà e li dilata in modo da soffermarsi su pochi personaggi, le storie di Hong Kong Express potrebbero essere replicate all’infinito con infinite combinazioni tra variabili infinitesime.
Wong applica lo zoom su quei punti in cui la vita scorre troppo veloce, ad esempio rallentando l’individuo su uno sfondo in step-framing e insegue i protagonisti con la macchina da presa.
[L'agente 223 su uno sfondo in step-framing]
Hong Kong Express forma con Angeli perduti un dittico sulla Hong Kong metropolitana e caotica dove le solitudini si affiancano, si spintonano e a volte si sovrappongono.
I due film risultano due facce della stessa medaglia: in Angeli Perduti tornano le hostess e le scatolette d’ananas, ma le atmosfere diventano più cupe ed erotiche, le musiche più sommesse e meno urlate, insieme le due pellicole rappresentano il giorno e la notte di una delle città più controverse del mondo.
Non è possibile rimanere indifferenti davanti a questo film se siete degli inguaribili sognatori, se siete stati lasciati almeno una volta e se vi siete innamorati su un mezzo pubblico, se almeno una volta vi siete sentiti totalmente soli in mezzo alla folla o più lenti rispetto allo scoppiettante ritmo della città e della modernità.
Ed è questa la forza di un film piccolo su gente comune che, come altri film sull’amore di Wong, ha la brillantezza di un piccolo diamante sulle mani di una donna con la pelle chiara.
Quante volte sei caduto in trappola per colpa di un titolo clickbait che poi ti ha portato a un articolo che non diceva nulla? Da noi non succederà mai.
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8 commenti
Tazebao
6 anni fa
Amo entrambi i personaggi del secondo episodio. Sarei curioso di vedere il film in lingua originale. Adoro lui quanto adoro lei. I "monologhi" di lui con gli oggetti di casa, li ho amati particolarmente.
Nota a margine: se le foto che girano in rete sono vere, Faye Wong sembra non essere invecchiata di un giorno.
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Lorenza Guerra
6 anni fa
Indubbiamente anche io preferisco la seconda, la figura leggiadra di Faye Wong che sistema la casa dell'agente sulle note di California Dreaming è uno dei miei piaceri cinematografici
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Yuri Palamini
6 anni fa
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Lorenza Guerra
6 anni fa
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Lorenza Guerra
6 anni fa
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Lorenza Guerra
6 anni fa
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Martina Cellanetti
6 anni fa
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Lorenza Guerra
6 anni fa
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