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La Marvel deve fare i conti con quanto successo in Avengers: Endgame e Spider-Man: Far from Home, il film che chiude la Fase 3 del MCU, a mio avviso è un film che va a discostarsi troppo dal tono degli ultimi film e che più che chiudere una fase sembra chiedere di far finta che non sia mai successo niente.
Quando le scene più interessanti sono quelle nei titoli di coda allora forse c'è da farsi qualche domanda.
L'avventura questa volta si svolge in giro per l'Europa: Peter Parker e i suoi compagni di scuola sono in gita e il film è ambientato a Venezia, Praga, Londra e Berlino.
C'è un nuovo eroe - un Mysterio ottimamente interpretato da un Jake Gyllenhaal che nonostante tutto dimostra ancora una volta la sua versatilità - e dei nuovi nemici da affrontare, ma soprattutto c'è da prendere atto degli accadimenti di Avengers: Endgame.
L'ombra degli eventi passati è però fin troppo ingombrante, presente dall'inizio alla fine e non lascia libero né il film né il personaggio, che si trova costretto a confrontarcisi in ogni passaggio.
Oltre a ciò, Spider-Man: Far from Home è un prodotto che innegabilmente intrattiene e diverte, ma che si rivolge spudoratamente a un target più giovane dei film Marvel precedenti: complice l'età del protagonista e dei suoi compagni, il tono è leggero lungo tutta la durata e anche i personaggi comprimari come Nick Fury, Zia May e Happy Hogan - Samuel L. Jackson, Marisa Tomei e Jon Favreau che si limitano a fare il compitino - risultano adolescenziali nonostante l'età, nei dialoghi, negli atteggiamenti e nel comportamento.
Dopo un primo atto introduttivo che ci mostra Peter Parker e le sue pene d'amore, assistiamo ad un secondo atto che potrebbe quasi essere considerato un film a sé stante, con un proprio inizio, svolgimento e conclusione: va da sé che gli eventi mostrati corrono a una velocità tale che è presumibile che il "vero" film dovrà iniziare appena finito "il film nel film", con il risultato di depotenziarne l'interesse e svelare subito le proprie carte.
Dopo un colpo di scena, che a quel punto risulta piuttosto telefonato, inizia un altro film.
La leggerezza quasi naïf di Spider-Man: Far from Home si mostra anche in quel passaggio, con una scrittura impegnata nel livellare tutto quanto verso lo stile Disney Channel, qualcosa che in film come Avengers: Infinity War, Avengers: Endgame e - pur con i suoi difetti - Captain Marvel erano invece riusciti in qualche modo ad evitare.
Spider-Man: Far from Home mi è parso quindi un passo indietro: la doppia teen romance di base, i professori sciocchini e inadeguati, i siparietti tra Happy e Zia May, sono tutte parti di un insieme che non riesce mai secondo me veramente a decollare, tenuto a terra da un cattivo banale che si muove spinto da motivazioni banali e da una struttura volta a compiacere solo ed esclusivamente il target di riferimento, ovvero i coetanei del Peter Parker sedicenne.
È pressoché impossibile parlare ancora del film senza fare spoiler, quindi vi avviso che d'ora in poi ce ne saranno e vi consiglio di terminare la lettura nel caso non abbiate ancora visto Avengers: Endgame o, appunto, Spider-Man: Far from Home.
Se invece li avete visti, o se non vi interessa conoscere i dettagli del film in questione prima di vederlo, proseguite pure.
Ultimo avviso, dopo il trailer ci saranno spoiler.
Poi non dite che non vi avevo avvertito.
Una delle cose che per me contribuisce a far funzionare il film fino a un certo punto è la scomoda presenza di Tony Stark: Iron Man è morto nel film precedente, ma prende il comando su tutta l'azione e risulta essere ancora fondamentale per lo svolgimento del plot; non lascia spazio ai personaggi del film per evolversi, per crescere, per liberarsi di lui.
Pensando al personaggio, la cosa è coerente.
Perfino il nome della nuova intelligenza artificiale EDITH lo sottolinea.
"Even Death I'm The Hero": anche da morto sono io l'eroe, io Tony Stark, io Iron Man.
E le gigantografie di Tony sono presenti in tutta Europa, come murales o come ritratto sullo schermo a led della stazione ferroviaria di Venezia, dappertutto è presente Iron Man, ancora Iron Man, sempre Iron Man.
Alla lunga la cosa stucca e mi ha dato l'impressione che non siano solo Peter, Happy e il mondo raccontato nel film a non riuscire a fare a meno di Stark, ma che forse nemmeno gli stessi Marvel Studios riescono ad abbandonare quel personaggio che ha fatto la loro fortuna, iniziando il Marvel Cinematic Universe nel 2008 quando ancora non ci credeva nessuno, né nel personaggio né nel protagonista Robert Downey Jr.
Il risultato è quindi un film indubbiamente fresco e simpatico, ma che non riesce a volare con le proprie ali, che non chiude una fase come è stato annunciato avrebbe fatto e che non pone le basi per tutto quello che verrà dopo.
Non aiuta in tal senso nemmeno l'esagerato utilizzo della CGI, che in Spider-Man: Far from Home la fa da padrona appesantendolo e rendendolo eccessivamente finto.
È ovvio che le illusioni di Mysterio non si potrebbero trasporre in altro modo e che quindi la computer grafica è obbligatoriamente presente in maniera massiccia, ma a conti fatti risulta essere la vera protagonista, quasi da farne sentire la mancanza nei - pochi - momenti in cui non c'è, che appaiono stanchi e annoiati.
Grande merito di Spider-Man: Far from Home è aver parlato del "Blip", ovvero del momento in cui tutti coloro che erano scomparsi in Avengers: Infinity War per colpa di Thanos sono tornati dal nulla dopo 5 anni: diverte l'inizio del film dove un più che amatoriale "In Memoriam" creato con foto di qualità dubbia o visibilmente prese da Getty Images (con le scritte in Comic Sans!) ricorda gli eroi che non ci sono più.
Con tanto di spilling ben visibile nel green back fatto dai ragazzi per il loro telegiornale scolastico.
Il discorso però finisce lì, con le sole intuizioni visive di mostrare un paio di momenti del "ritorno" e un personaggio che da ragazzino sfigatello è adesso diventato un affascinante adolescente.
In seguito si scoprirà che questa sensazione di amatorialità e di "film leggero della domenica pomeriggio" non cambia mai.
Per quanto possa personalmente amare il personaggio in sé e apprezzare l'evidente talento e impegno messo in campo da Tom Holland nell'interpretare un Uomo Ragno liceale, con i problemi connessi alla sua età, il plot è portato avanti in modo risibile e sconclusionato, le battute sono scontate e tutto lo svolgimento non regala mai delle vere sorprese né porta a riflettere più di tanto sulla reale condizione di Spider-Man, ragazzino costretto a compiere azioni più grandi di lui mentre vorrebbe solo godersi la gita e provare a conquistare la ragazza che gli piace (Zendaya, altra ottima attrice imbrigliata in un ruolo bidimensionale).
Tutto Spider-Man: Far from Home è quindi una sorta di leggiadra nuvoletta di zucchero filato, tranne le scene durante e dopo i titoli di coda che sono ormai un marchio di fabbrica Marvel.
Nella mid-credit viene sconvolta l'esistenza di Spider-Man - anche se è davvero poco chiaro come ciò sia avvenuto - e nella post-credit addirittura viene messa in discussione la presenza di Nick Fury, le sue alleanze e i suoi scopi, aprendo a chissà quali e quante elucubrazioni e teorie da parte dei fan che ci accompagneranno fino al prossimo film.
Due scene riuscite, due coup de théâtre inaspettati che rimarcano il rimpianto per l'avventura appena vissuta, con un interessantissimo scontro tra il Peter Parker ragazzino e il Peter Parker Avenger e nuovo eroe del mondo che resta solo abbozzato, suggerito, impastato in una storia che fondamentalmente si chiude su di sé e non lo lascia mai libero di lanciare le sue ragnatele e conquistarsi il proprio meritatissimo spazio.
1 commento
Mike
5 anni fa
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