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Itaca - Il ritorno - Recensione: corpi come terra desolata

Itaca - Il ritorno è un film che mette in scena il rapporto tra l'uomo e la propria terra d'origine, un viaggio interiore per superare i traumi della guerra

Itaca - Il ritorno è il nuovo film di Uberto Pasolini con protagonisti Ralph Fiennes e Juliette Binoche, distribuito in Italia grazie a 01 Distribution

 

Lontano da qualsiasi respiro epico a cui un adattamento dell’ultima parte del poema omerico si presterebbe, Itaca - Il ritorno si concentra sulle conseguenze traumatiche della guerra su due fronti.

 

Da un lato assistiamo alla desolazione affettiva - ma non solo - degli abitanti di Itaca privati del loro re e dei loro guerrieri; dall’altra viviamo tramite gli occhi di Odisseo lo spaesamento sociale che provoca il suo ritorno nella madrepatria.

 

[Il trailer di Itaca. Il ritorno]

 

 

Il film di Uberto Pasolini si sviluppa alternando i punti di vista su una storia arcinota, cercando nel rapporto conflittuale tra uomo e Paese una via per superare il "già detto" e il "già visto".

 

In Itaca - Il ritorno ricopre un ruolo fondamentale la fisicità dei corpi, veri e propri mezzi di comunicazione con lo spettatore. Odisseo è nudo, senza grasso, pieno di ferite: levigato dal dolore e dal tempo. Il personaggio, interpretato da un Ralph Fiennes minimale, sente il richiamo suadente di Itaca, assaggia il sapore della terra e ne percepisce l’inasprimento dovuto alla sua lunga assenza. 

 

Quale diritto ha Odisseo di rivendicare un trono rimasto vacante per vent’anni?

Può una persona che ha fatto della guerra una nuova casa tornare a essere quella che era prima di partire?

 

Uberto Pasolini lavora sul senso di solitudine che provoca tali domande, inquadrando Odisseo con primi piani dedicati a mostrare la sofferenza del protagonista, dove gli occhi condividono gli stessi segni traumatici del resto del corpo. Il ritmo di Itaca - Il ritorno è, di conseguenza, compassato, costruito per cogliere i momenti di intimità dei rapporti umani ritrovati, grazie anche a una scrittura che cerca di eliminare qualsiasi sguardo eroico nei confronti della guerra.

 

Se Still Life era un film sulla solitudine e la carenza di comunicazione e Nowhere Special un film sui rapporti umani, il contatto e la sincerità tra padre e figlio, Itaca - Il ritorno prova a essere una commistione tra i due precedenti lavori del regista italiano, finendo però per essere poco incisivo nel suo insieme.

 

 

[Quella di Itaca - Il ritorno è una delle prove più fisiche della carriera di Ralph Fiennes]

 

A peccare, a mio avviso, è soprattutto la figura di Telemaco (Charlie Plummer) che, nel suo essere figlio senza padre e senza terra, non assume mai il valore simbolico a cui sembrerebbe designato.

 

Di conseguenza nei momenti in cui Odisseo non è in scena il film procede per inerzia, costruendo conflitti verbali ed etici - tra Telemaco, Penelope e i Proci - mai realmente drammatici, proprio a causa della monodimensionalità di scrittura dei personaggi. Se il rapporto viscerale tra uomo e Terra è ben visibile sul corpo di Odisseo, questo risulta vacante in tutti gli abitanti di Itaca. L’isola, che dovrebbe essere in preda alla fame, alla desolazione e alla violenza, appare invece priva di segni di fatica, così come del sudore e della sporcizia che ne consegue. 

L’umanesimo cercato da Uberto Pasolini arranca quando richiama il racconto corale, mentre è palpabile nel descrivere il ritorno di Odisseo verso il cuore pulsante di Itaca: Penelope.

 

Il personaggio interpretato da Juliette Binoche è perfettamente ancorato alla contemporaneità nella sua lotta contro una comunità che vorrebbe acquisire il potere attraverso il matrimonio.

 

 

[Una dolente Penelope interpretata da Juliette Binoche in Itaca - Il ritorno]

 

Anche quando l’agognato ritorno di Odisseo giunge al termine, le parole pronunciate da Penelope nei suoi confronti non sono accondiscendenti, ma richiamano invece una critica verso l’urgenza maschile di risolvere ogni conflitto attraverso la violenza e, quindi, la guerra.

 

Nel suo essere, dunque, un film pacifista Itaca - Il ritorno risulta perfettamente coerente con la messa in scena scelta da Pasolini: un'anti-spettacolarità degli scontri fisici che sottolinea la brutalità semantica della lotta tra i corpi.

 

Al di là di una scrittura troppo indulgente e figlia di didascalismi inutili, soprattutto nei confronti di alcuni personaggi, e oltre - va detto - a una cura maniacale per costumi, trucco e scenografia che finisce per risultare artefatta, Itaca - Il ritorno è un film che getta uno sguardo diverso e - in alcuni momenti - interessante su delle pagine epiche di un mondo costantemente vicino al nostro.

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