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Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia con Riccardo Scamarcio e Al Pacino segna il ritorno per la seconda volta di Johnny Depp alla regia, a 27 anni di distanza dal debutto con The Brave.
Accolto da un'ovazione al Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián, Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia è stato presentato in anteprima nella sezione Grand Public della XIX edizione della Festa del Cinema di Roma, alla presenza di Johnny Depp che ha ricevuto il Premio alla Carriera.
Il film racconta 72 ore trascorse a Parigi da Amedeo Modigliani, pittore e scultore livornese.
Come è noto Modigliani diventò celebre dopo la sua morte, avvenuta per tubercolosi nel 1920 a soli trentacinque anni, quando i suoi quadri di nudi femminili e i ritratti caratterizzati da volti stilizzati, colli affusolati e sguardi assenti, vennero presi finalmente in considerazione; in vita Modigliani era invece conosciuto soprattutto per gli eccessi e l'abuso di alcol e droghe, per la dissolutezza e gli scandali.
A fronte di un approccio all'esistenza così bohémien, gli amici parigini erano soliti soprannominarlo affettuosamente "Modì", giocando con l'assonanza del cognome con la parola francese "maudit", ovvero "maledetto".
La seconda parte del titolo cita non a caso il concetto di anticonformismo disordinato e libero espresso nel diario del poeta maledetto per eccellenza, Charles Baudelaire: "Ho coltivato la mia isteria con piacere e terrore.
Ora soffro continuamente di vertigini e oggi, 23 gennaio 1862, ho ricevuto un singolare avvertimento: ho sentito passare su di me il vento dell'ala della follia".
[Il trailer di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia]
Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia è tratto dalla pièce teatrale di Dennis McIntyre, adattata per il grande schermo dagli sceneggiatori Jerzy Kromolowski e Mary Olson-Kromolowski, con alcune aggiunte di Depp stesso.
La gestazione del film è molto lunga e affonda le radici negli anni '70, quando Al Pacino ebbe l'idea di realizzare un film su Modigliani proprio a partire dal soggetto teatrale di McIntyre, il progetto però naufragò a causa di difficoltà produttive.
Negli anni '90 entrò in scena Mick Davis con uno nuovo script al quale Pacino, che avrebbe dovuto sedere dietro la macchina da presa, chiese di inserire elementi della sceneggiatura precedente. Il protagonista sarebbe dovuto essere Johnny Depp, ma a David l'idea di intrecciare le due storie non piacque e alla fine realizzò il suo Modigliani dal titolo I colori dell'anima con il volto di Andy Garcia.
Si arriva così all'estate del 2022, quando è Johnny Depp a prendere le redini della regia di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia.
Depp decide di ingaggiare Riccardo Scamarcio come protagonista, scelta che appare vincente non solo per la capacità di aderire al ruolo, ma anche per l'evidente sinergia che si è creata fin da subito tra l'attore italiano e il regista statunitense.
Scamarcio stesso, durante la conferenza stampa della Festa del Cinema di Roma, ha raccontato della prima rocambolesca video-call tra lui e Depp: l'attore italiano, emozionato e teso per quella occasione professionale così preziosa, per rispondere al telefono fu costretto a fermarsi in macchina a un distributore di benzina, con la tata della figlia sul sedile accanto, in un'atmosfera piuttosto surreale.
Sembra che proprio quell'ambientazione così pittoresca abbia definitivamente convinto Depp ad affidargli il ruolo.
Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia è ambientato nella Parigi del 1916, tra le cui strade risuona l'eco della Prima Guerra Mondiale.
Il giovane Modigliani è irrequieto: in fuga dalla Polizia dopo aver provato a vendere i suoi quadri sovrapprezzati alle facoltose donne parigine, sfiduciato da un mercato dell'arte che non si accorge del suo talento, vorrebbe abbandonare la città per tornare in Italia.
A dissuaderlo però ci pensano gli amici e colleghi "underground" Maurice Utrillo (Bruno Gouery) e Chaim Soutine (Ryan McParland), e la proprietaria italiana di una locanda frequentata da molti artisti, Rosalie Tobia (Luisa Ranieri), figura a metà tra una confidente e una madre accogliente e severa allo stesso tempo, una sorta di promemoria vivente del sapore agrodolce di casa.
[Una scena di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia]
La scena con cui si apre Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia sintetizza lo spirito intero del film: ironico, turbolento e pieno di caos.
Rende evidente anche la sovrapposizione tra Scamarcio/Modigliani e Johnny Depp.
In un bar della Parigi ricca Modigliani provoca un agente di Polizia innescando un inseguimento durante il quale brandisce una baguette come fosse una spada, correndo sopra i tavoli fino a sfondare la vetrina del locale.
Non solo le movenze utilizzate nella sequenza, ma anche il sorrisetto spavaldo che Scamarcio dipinge sul suo volto ricordano il Jack Sparrow di Pirati dei Caraibi, l'iconico ruolo cucito addosso al Johnny Depp attore (e uomo, nella misura in cui il "modello pirata" ben si addice al suo temperamento).
A partire da questa prima sollecitazione, nel corso di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia appare chiaro quanto non si tratti di un omaggio isolato di Scamarcio al regista che lo dirige, ma piuttosto di una chiave di lettura attraverso cui interpretare l'intera pellicola.
La tendenza all'autodistruzione di Modigliani, la fascinazione per lo stato di alterazione che suscitano le droghe, il rapporto ambivalente con il mercato dell'arte e con il successo, il talento e il guizzo creativo mescolati a un forte senso di inadeguatezza, sono tutte caratteristiche che sarebbe possibile attribuire a Johnny Depp stesso.
Sembra dunque che Depp abbia voluto raccontare la storia di Modigliani per poter svelare qualcosa anche di sé senza dover apparire sullo schermo, firmando la sua "testimonianza" protetto dal ruolo di regista, che gli ha permesso quel distacco necessario per concedersi maggiore onestà.
Dopo il clamore mediatico suscitato dalla vicenda giudiziaria tra lui e l'ex moglie Amber Heard, la cui spettacolarizzazione ha impattato su entrambi a livello umano, giuridico, relazionale e professionale, Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia appare quasi come una risposta a tutto quel dolore.
Una confessione intima che Depp regala al pubblico per interposta persona - Modigliani - sulla "maledizione" dell'arte, sulla precarietà dell'oggetto creativo quando invade anche lo spazio del soggetto.
A proposito di congruenze da poter rintracciare tra Depp e Modì, torna utile riportare una dichiarazione del regista: "Dennis Hopper una volta disse: "Se ti fosse negato il potere di creare, moriresti davvero?" e penso che per Amedeo Modigliani la risposta fosse "sì".
Viveva in balia del suo talento, della sua natura mutevole. Nessun'altra strada era possibile per lui, nessun'altra strada avrebbe mai preso in considerazione.
Anche dopo aver distrutto tutto, la strada da prendere fu soltanto una: ricominciare da capo, perché era nato per creare.
Volevo raccontare una storia universale di amore, arte e rifiuto affinché chiunque possa trovare qualcosa per cui lottare, qualcosa a cui associarsi e connettersi, in quell'infinito groviglio che è la vita, l’esistenza, il risultato stesso della creazione."
A Parigi Modì intesse una relazione sentimentale con la giornalista inglese Beatrice Hastings (Antonia Desplat), sua musa ispiratrice: Hastings è una donna emancipata, moderna e anticonvenzionale, libera dai vincoli stringenti a cui la figura femminile doveva sottoporsi all'epoca.
Determinata a concentrarsi sulla propria carriera di critica d'arte, non perde troppo tempo dietro ai drammi esistenziali di Modì.
L'amore tra di loro è fatto di contaminazioni intellettuali e condivisioni appassionate, ma anche di scontri tra due posizioni antitetiche: chi produce arte e chi invece la giudica.
Da un lato l'artista soffre l'enorme potere dei giornalisti, che hanno la facoltà di stroncare una carriera con una sola critica, dall'altra chi scrive di arte patisce l'esclusione dal fervore creativo.
[Antonia Desplat in una scena di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia]
Quando il mercante d'arte Leopold Zborowski (Stephen Graham) rivela a Modì che il famoso collezionista Maurice Gangnat (Al Pacino) ha trovato "interessante" uno dei suoi bozzetti, la sua vita professionale sembra essere vicina al riconoscimento tanto desiderato.
Modì arde dalla voglia di incontrarlo e di mostrargli come l'arte lo pervada intimamente.
Si arriva così a una lunga scena in cui Modigliani e Gangnat siedono uno di fronte all'altro, in una sorta di duello tra due universi che, pur appartenendo alla stessa dimensione, quella artistica, portano con sé prospettive talvolta convergenti.
Il collezionista rappresenta l'aspetto commerciale più crudo, sottoposto a un'unica regola aurea: quella dei soldi. La gestualità che Al Pacino usa per interpretare Gangnat è tutta giocata sul controllo, ridotta al minimo, lavorata in sottrazione. Al contrario, l'artista cerca spasmodicamente di dimostrare il proprio talento in modo scomposto ed esuberante.
Gangnat prova a mettere un argine a quello che ai suoi occhi appare come un ego smisurato, ma Modì, a ben vedere, più che sicuro di sé in quel momento è soltanto un uomo fragile e disperato che tenta di farsi valere.
Riccardo Scamarcio ha raccontato di aver vissuto con estrema intensità quella scena, anche perché Johnny Depp ne aveva cambiato la sceneggiatura più volte, privandolo della possibilità di provarla con calma, a fronte anche dell'interazione con un Maestro del Cinema del calibro di Al Pacino: il copione definitivo ammontava a 26 pagine, da imparare subito prima di girare.
Ciononostante, il risultato finale, a mio avviso, è stato all'altezza.
[Al Pacino in una scena di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia]
Dal punto di vista linguistico Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia mescola italiano, francese e inglese in modo abbastanza arbitrario.
Se ha senso che Modigliani dialoghi in inglese con Beatrice, viste le origini di lei, allo spettatore risulta meno facile capire non solo come mai Modì utilizzi l'inglese anche con gli amici francesi, ma perché nelle parti in cui si lascia sfuggire l'italiano, soprattutto nei momenti di ira, Scamarcio non utilizzi almeno un'inflessione toscana, che avrebbe permesso un maggiore grado di verosimiglianza.
Le atmosfere di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia sono notturne e ruvide ma anche brillanti e vivide, a seconda dello stato d'animo del protagonista.
Il lavoro sulla luce targato da Dariusz Wolski e Nicola Pecorini si ispira direttamente alla tavolozza di colori tipica delle opere di Modigliani.
L'aria che pervade tutto il film simboleggia lo specchio del malessere esistenziale che ammanta le vite degli artisti parigini: grottesca, ridicola, povera e maleodorante, insostenibile nella sua esplosione di verità.
I personaggi collaterali, Maurice Utrillo e Chaim Soutine, che accompagnano Modì nelle sue scorribande tra bottiglie di vino e riflessioni metafisiche, risultano ben caratterizzati nel contesto bohémien di quegli anni.
L'attaccamento alla vita viene costantemente messo in pericolo dalle cattive abitudini, rappresentate spesso nei loro risvolti tragicomici: arte e vita sono un tutt'uno che si compenetra senza confini.
Il temperamento di Chaim Soutine (Ryan McParland) in particolare ha attirato la mia attenzione.
In lui abitano tante sfumature contraddittorie che lo qualificano come unico: nonostante sia perennemente ricoperto di mosche e larve, sporco, alle prese con insetti e carcasse di animali della cui anatomia è affascinato per fini artistici, infatti, dentro di lui spicca una sensibilità umana fuori dal comune che si legge nella cura con cui sceglie i colori da utilizzare, nella gentilezza ingenua verso gli altri, nel suo candore ancestrale.
Nonostante le regole del mondo esterno spingano le persone a isolarlo per le sue stranezze, lui non si stanca mai di indossare uno sguardo colmo di speranza.
Pur avendo come centro una porzione di vita di Amedeo Modigliani, Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia non può definirsi davvero un "biopic", perché manca un arco narrativo più tridimensionale rispetto alla vicenda esistenziale di Modigliani, ma soprattutto perché manca uno spazio dedicato alla sua cifra stilistica, alla genesi delle sue opere, alla tecnica, ai soggetti scelti, al modo di stendere il colore sulla tela o di modellare la materia di una statua.
Il film risente di questo vuoto che, a seconda del gusto dello spettatore, potrebbe pesare sulla valutazione globale.
Sul piano della regia la mano di Johnny Depp, già evidente nella direzione di Riccardo Scamarcio, si prende la scena con soluzioni originali.
[Johnny Depp sul set di Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia]
Depp inserisce infatti alcune sequenze in bianco e nero che rimandano al Cinema muto, tra Buster Keaton e Charlie Chaplin, con gli intertitoli - le didascalie al posto dei dialoghi - e i movimenti degli attori velocizzati.
L'idea sorprende rispetto alla narrazione standard iniziale, ma il tono risulta comunque coerente con lo sfondo ironico che pervade il film.
Per certi versi, anche se con una carica drammatica differente, questa scelta ricorda l'escamotage registico usato da Paola Cortellesi in una scena di C'è ancora domani, quando il culmine della tensione (e della violenza) viene smorzato da un momento musicale privo di dialoghi, in cui un ballo fuori contesto trasforma il registro da serio a ridicolo, creando un potente cortocircuito tra l'estetica comica e il contenuto tragico.
L'uso della macchina da presa in Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia è particolarmente riuscito nelle scene di "allucinazione" in cui Modì, sotto effetto di sostanze, si perde in una spirale lisergica dove i ricordi di lui bambino si intrecciano con gli incubi di lui adulto, personali - il senso del fallimento - e collettivi - gli orrori della guerra, le mutilazioni, il sangue e la morte.
L'iconografia scelta per rappresentare le inquietudini dell'artista è quella del "medico della peste" del '600: una tunica nera lunga fino alle caviglie, un paio di guanti, un bastone, un cappello a tesa larga e una maschera a forma di becco di uccello.
Modi - Tre Giorni sulle Ali della Follia esprime l'ossessione di chi è conscio di avere un dono, ma sente che il proprio desiderio è insufficiente per ottenere il riconoscimento altrui; racconta dei rischi del fuoco creativo, che a volte riscalda e a volte brucia tutto quello che ha intorno, dell'anelito e del limite, della percezione di sé quando il proprio talento deve necessariamente misurarsi fuori da sé.
Parla di Amedeo Modigliani, ma anche delle fragilità di Johnny Depp e di tutti coloro che si riconoscono parte di una storia come questa.
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