close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#articoli

House of the Dragon 2 - Recensione: il pathos prima della guerra

Occhio per occhio, ci ha insegnato la prima stagione; un figlio per un figlio, ci racconta la seconda: tutto è pronto per la più sanguinosa guerra dinastica che i Sette Regni abbiano mai conosciuto e che per i secoli a venire sarebbe stata ricordata col poetico nome di Danza dei Draghi 

La seconda stagione di House of the Dragon è stata trasmessa in Italia su Sky Atlantic e NOW dal 16 giugno al 4 agosto 2024.

 

L'esordio aveva sparso i semi della discordia: una profezia misteriosa, due possibili eredi, due schieramenti che andavano formandosi.

L'attesissima seconda stagione vedeva la discordia esplosa: due sovrani, un figlio ucciso da vendicare, ma la grande guerra tanto attesa non è scoppiata.  

Ancora una volta HBO riesce a sorprendere il suo pubblico rivelandosi una Maestra nella costruzione del pathos e della tensione crescente, mettendo in pausa la storia a un passo dalla deflagrazione: l'hype infatti ci sta tutto e a mio avviso tiene perfettamente fino alla fine; basti pensare allo sguardo di fuoco di Rhaenyra Targaryen (Emma D'Arcy) nel finale della stagione precedente, dritto in camera, che sembrava preannunciare una spietata vendetta.

 

Invece, puntata dopo puntata, la stagione appena conclusa di House of the Dragon non fa che rimandare l'inevitabile, come Sherazade allontana la morte raccontando novelle per mille e una notte. 

 

[Il trailer ufficiale della seconda stagione di House of the Dragon]

 

 

Fra passioni travolgenti, tattiche militari e disperati tentativi

 

Nelle vene dei Targaryen il sangue scorre misto al fuoco.

 

Si dice siano imparentati con i draghi e che per questo siano in grado di cavalcarli: è proprio quel sangue impulsivo a dominare le scelte di re Aegon II Targaryen (Tom Glynn-Carney) e di Daemon Targaryen (Matt Smith): il primo guidato dalla sete di potere e forte del diritto rivendicato dalla madre per lui, il secondo mosso dal desiderio di rivalsa. 

Le scelte di Rhaenyra però sono diverse.

Lei porta la corona del Conciliatore, non permette al dolore di accecarla né di condurla a una facile vendetta, nonostante molti la incitino a comandare l'attacco (senza peraltro reggere la spada).

 

Rhaenyra aspetta, ricerca la pace e persino un ultimo tentativo di chiarimento in un colloquo segreto con Alicent Hightower (Olivia Cooke). 

 

 

[Olivia Cooke è Alicent Hightower in House of the Dragon]

 

 

I consiglieri di Rhaenyra sembrano cercare vie alternative.

 

Daemon parte alla volta di Harrenal, per sottomettere la rocca ormai cadente, ma soprattutto per poterla usare come base per radunare un esercito: se sia per sua moglie, che lui stesso ha incoronato, o per se stesso, a volte è oscuro anche per lui.

Il principe Jacaerys Velaryon (Harry Collett) vola di nascosto a stringere nuove alleanze, esponendosi al pericolo; solo Rhaenys Targaryen (Eve Best), sembra condividere la sua prudenza e dimostrare assoluta fedeltà.

 

Fra i Verdi, per contro, l'impulsività di re Aegon e del fratello Aemond non riesce a essere domata da alcun saggio consiglio, finché anche le ultime riserve si sciolgono, nella consapevolezza che una terribile guerra è l'unica via per la pace. 

 

[I titoli di testa della seconda stagione di House of the Dragon]

 

 

Lo stesso mondo, ma non troppo

 

Già con Game of Thrones HBO ci aveva abituati a budget stellari e a un nuovo concetto di kolossal televisivo e la scelta viene replicata con successo in House of the Dragon.

 

L'uso crescente di effetti visivi di altissima qualità, impiegati tanto per dar corpo ai draghi così come per costruire rocche fatiscenti, le epiche battaglie in campo aperto e la cura maniacale per i dettagli nelle scenografie, nei costumi e negli oggetti di scena erano tutti elementi frequenti nelle produzioni cinematografiche ad alto budget, ma che prima de Il Trono di Spade non erano certo abituali sul piccolo schermo. 

 

Anche la scelta di una colonna sonora multitematica (opera in entrambi i casi di Ramin Djawadi) porta a una similitudine con le saghe fantasy come Il Signore degli Anelli o Star Wars, più che all'usuale accompagnamento televisivo.

Così come accade nei film i temi musicali, giocati su diverse orchestrazioni, identificano situazioni e soprattutto personaggi, preannunciandone l'ingresso in scena o accompagnando la loro presenza, oltre a fungere da elemento conduttore. 

 

A tal proposito una nota meritano i titoli di testa: House of the Dragon utilizza la stessa melodia di Game of Thrones, trasportando così immediatamente il pubblico nei Sette Regni, ma se per la prima stagione anche il livello visivo degli opening credit richiamava la serie madre, la seconda si distacca scegliendo delle illustrazioni che vanno formandosi (e macchiandosi di sangue) sotto forma di ricamo, formando così un arazzo che narra la Danza dei Draghi.

 

La spettacolarizzazione dei titoli di testa è un'altra firma HBO, tant'è vero che si trova anche in uno show come Westworld, nato a sua volta in parte per cavalcare il successo di Game of Thrones.

L'emittente TV ha fatto più di un tentativo in questo senso, senza mai riuscire a eguagliarsi fino a House of the Dragon, il cui successo è stato confermato da questa seconda stagione, che è riuscita a ri-fidelizzare anche parte di quel pubblico che aveva abbandonato Game of Thrones nelle ultime stagioni. 

 

Le motivazioni di questo risultato si trovano in una serie di scelte precise intraprese già dal principio e mantenute per entrambe le stagioni.

Prima fra tutte, House of the Dragon si presenta come un prequel di Game of Thrones, inserendosi in un preciso universo fisico e narrativo ben noto al pubblico, ma prende anche quel tanto di distanza che basta a porla come narrazione autonoma.

Anche nella seconda stagione infatti, sebbene si inizi a intravedere qualche scorcio di campo di battaglia e di scene cittadine, si osserva una netta prevalenza delle scene in ambienti chiusi rispetto agli ampi spazi di Game of Thrones.

 

Inoltre, rispetto a quest'ultima, si nota anche una cura ancora maggiore per i dialoghi, avvincenti tanto quanto le scene d'azione.

 

 

[Tom Glynn-Carney è Re Aegon II in House of the Dragon]

 

Una grande importanza, infine, viene data ai costumi e ai colori che caratterizzano i personaggi di House of the Dragon.

 

Se la grossa divisione fra Verdi e Neri è palese, altre evoluzioni sono più sottili: Rhaenyra, ad esempio, porta inizialmente abiti chiari, per passare in età adulta al nero ricamato o screziato di rosso; colore che a sua volta assume sempre più rilievo, fino a diventare la tinta principale, come a richiamare il motto della casata.

Alicent, adolescente caratterizzata dall'azzurro, indossa come regina Targaryen il rosso del marito, fino a che diventata ostile assume come unico colore il verde degli Hightower.

 

Durante la seconda stagione però, provata dal dolore, dalla paura e dalla perdita del proprio posto, torna verso sfumature sempre più blu e azzurre, come in una regressione infantile. 

 

 

[Emma D'Arcy è la regina Rhaenyra con i nuovi cavalieri dei draghi in House of the Dragon]

 

 

A passo diverso, marciando verso la stessa guerra

 

Dino Buzzati nel 1940 pubblicò Il deserto dei Tartari, un romanzo interamente basato sui preparativi per una guerra che non scoppia mai.

 

La seconda stagione di House of the Dragon riesce a compiere un'impresa simile: per otto episodi, di cui molti durano oltre un'ora, tiene gli spettatori incollati allo schermo, in trepidante attesa di una battaglia continuamente rimandata.

Una guerra intestina, spietata, che mette fratello contro fratello, come simboleggiato a livello metaforico dal duello all'ultimo sangue fra Ser Errik e Ser Arrik Cargyll, gemelli della Guardia Reale schierati per opposti sovrani.

La tensione continua a crescere e le prime scintille ardono già dalla morte di Lucerys Velaryon (Harvey Sadler), ma fra l'adunata di alleati, armamenti di eserciti, zizzania seminata nelle fila nemiche e la ricerca di nuovi cavalieri di draghi, solo nel finale si vedono finalmente gli eserciti in marcia.

 

La prima stagione di House of the Dragon aveva sollevato alcune perlessità a causa delle frequenti ellissi temporali, che oltre a rendere necessario il recasting di alcuni attori (fra cui le due protagoniste femminili), avevano generato alcuni dubbi sulla narrazione affrettata, dato che venivano coperti dal plot parecchi anni.

Per contro, la seconda stagione di House of the Dragon sembra rallentare il tempo, configurandosi come una lunghissima e meticolosa preparazione a una guerra della quale, di fatto, si vedono solo i preamboli. 

 

L'uso frequente dei flashback e soprattutto delle visioni connesse ai sensi di colpa su spettri del passato vanno a influenzare il comportamento dei personaggi: nessuno di loro infatti si prepara allo scontro nello stesso modo.

 

Rhaenyra, guidata dai consigli del figlio e dalla prudenza dettata dal ricordo del padre Viserys Targaryen (Paddy Considine), cerca costantemente di sedare il fuoco che la spingerebbe a guidare il proprio esercito di persona; contemporaneamente però agisce nell'ombra, alimentando le tensioni interne ad Approdo del Re e cercando nuovi cavalieri di draghi per vie impensabili. 

 

Aegon agisce seguendo l'impulso e suo fratello Aemond appare da subito come una scheggia di fredda follia omicida.

 

 

[Matt Smith è Daemon Targaryen in House of the Dragon]

 

 

Nel contesto generale la figura più emblematica di House of the Dragon rimane Daemon Targaryen: partito come pretendente al trono, è lui stesso a incoronare Rhaenyra al termine della prima stagione, per poi inginocchiarsi e dichiararla "Mia Regina".  

 

Nel corso della seconda stagione di House of the Dragon, purtroppo, quello che era uno dei personaggi più interessanti e sfaccettati della narrazione è rimasto a mio avviso come una mina inesplosa: fermo a Harrenal, assalito da visioni e in bilico fra il desiderio di essere re e la lealtà verso la moglie, non subisce di fatto evoluzioni fino all'ultimo minuto.

 

Quando tutto sembra portare a un nuovo tradimento nei confronti della regina dei Neri, la scena si ripete speculare al precendente finale di stagione: Daemon adesso sa che questa guerra non è che l'inzio, che il regno ha bisogno di una stabilità che lui non sarà mai in grado di offrire. 

 

Per questo si inchina, ancora una volta, a giurare fedeltà alla sua regina, affinché sia lei a condurli verso una guerra che dovremo ancora aspettare, carichi del pathos sapientemente costruito per un'intera stagione. 

 

L'uscita della terza stagione di House of the Dragon è prevista per l'estate 2026. 

 

Become a Patron!

 

CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare ad esserlo, ma per farlo abbiamo bisogno anche di te!  

Se ti piace quello che facciamo e il nostro modo di affrontare il Cinema, sostienici entrando tra Gli Amici di CineFacts.it: aiuterai il sito, i social e il podcast a crescere e a offrirti sempre più qualità!

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni