#articoli
Il 22 aprile 2024 Jack Nicholson ha compiuto 87 anni.
Un compleanno celebrato ancora una volta lontano dai riflettori - l’ultimo film a cui ha partecipato, prima del ritiro dalle scene, è Come lo sai del 2010 - ma Jack Nicholson è uno di quegli attori che non può non mancare a chiunque ami il Cinema.
La carriera di Jack Nicholson può essere divisa in quattro fasi ben distinte.
L'esordio con i B-movies della factory di Roger Corman; in seguito l’affermazione con alcuni ruoli iconici del Cinema della New Hollywood (Easy Rider, Cinque pezzi facili, Chinatown e, soprattutto, Qualcuno volò sul nido del cuculo, che gli regalò il primo Premio Oscar come Migliore Attore Protagonista), la maturità e l’affermazione come interprete di amabili canaglie (Voglia di tenerezza, L'onore dei Prizzi, Qualcosa è cambiato) e di villain luciferini (Jack Torrance in Shining di Stanley Kubrick, il Joker nel Batman di Tim Burton, il colonnello Jessep di Codice d'onore) negli anni '80 e '90 e infine gli anni 2000, in cui Nicholson ha saputo sia prendersi in giro (Terapia d'urto, Non è mai troppo tardi) sia regalarci interpretazioni ancora una volta perfette (La promessa, A proposito di Schmidt e The Departed - Il bene e il male).
[Un video compendio della carriera di Jack Nicholson a cura di Little White Lies]
Etichettato per molto tempo come il "folle" di Hollywood, capace al contempo di sedurre e spaventare lo spettatore, Jack Nicholson è figlio e interprete di un Cinema urgente e mai ordinario.
La carriera di Jack Nicholson è strettamente legata alla contemporaneità e all’attualità della società e del passare del tempo: a partire da Qualcosa è cambiato, film che ha regalato all'attore il secondo Premio Oscar come Attore Protagonista e il terzo in totale (Jack Nicholson vinse anche come Attore non Protagonista per Voglia di tenerezza del "fidato" regista James L. Brooks), il divo ha dimostrato che la “vecchiaia” ha saputo addolcirlo e avvicinarlo a un nuovo pubblico, quello dei suoi coetanei, che in lui potevano riconoscersi.
In quel periodo anche quella fetta di pubblico che forse prima lo snobbava imparò ad apprezzarne la capacità grazie ai ruoli più leggeri.
[Jack Nicholson in una scena de L'ultima corvé di Hal Ashby, tra i ruoli più memorabili della seconda fase della carriera del divo, coincidente con l'ascesa della New Hollywood]
Jack Nicholson ha spesso incarnato l'uomo “precario”, ma sempre pronto a lottare, impegnato anche politicamente per cambiare le radici del suo Paese.
Jack Nicholson ha spesso interpretato personaggi che agiscono all’interno di istituzioni forti o totalizzanti (l’esercito ne L’ultima corvé, l’ospedale psichiatrico in Qualcuno volò sul nido del cuculo) che si prendono cura dei giovani o dei più deboli, decisamente ribelli, sovversivi e per questo esclusi dalla società, tendenti a seguire determinate regole e convenzioni, applicandole però nel modo meno rigido possibile e trovando al loro interno degli spazi di autonomia e di sfogo.
Figure al tempo stesso “dissidenti” e “inquadrate”, dunque, che Jack Nicholson interpreta stando contemporaneamente attento a non eccedere nei toni.
Se in Batman, Wolf - La belva è fuori e Mars Attacks! la maschera di Jack Nicholson giocava con la figura del folle e del ribelle - come nel resto della sua filmografia anni '90 - negli ultimi anni i ruoli si sono fatti più contemplativi e “umani”, non solo per ragioni anagrafiche, con la significativa eccezione del gansgter Frank Costello di The Departed, film che ha regalato il primo Premio Oscar per la regia a Martin Scorsese.
[Jack Nicholson in una scena di Shining di Stanley Kubrick: nonostante quello di Jack Torrance sarebbe passato alla Storia come uno dei ruoli più memorabili del Cinema, non sono mancate le critiche all'attore, accusato di rendere poco credibile la discesa nella pazzia del suo personaggio, in quanto sembrava folle fin dall'inizio]
Un ritorno al passato per Jack Nicholson, a quella seconda fase di carriera che aveva saputo raccontare la confusione giovanile della New Hollywood attraverso loser insofferenti come l'avvocato ubriacone George Hanson in Easy Rider di Dennis Hopper, l'ex pianista Robert Dupea in Cinque pezzi facili di Bob Rafelson, il seduttore Jonathan in Conoscenza carnale di Mike Nichols, il cinico detective J.J. Gittes di Chinatown, eroi delle battaglie comuni di un’epoca d’oro sia per il Cinema che per la società, individui succubi delle situazioni e spesso ai margini della criticità psichica.
Uomini che meditavano sui loro fallimenti e che si rimettevano in gioco, non per forza vincendo; impulsi vitali a cui Jack Nicholson ci ha educato, sorprendendo per la naturalezza delle sue interpretazioni, tanto sofisticate quanto allo stesso tempo vere.
[Jack Nicholson in una scena de Il grande inganno: oltre al sequel di Chinatown l'attore ha diretto Yellow 33 e il western Verso il Sud]
Poco nominata la sua carriera da regista con tre film che però necessitano di essere riscoperti.
Su tutti il seguito di Chinatown, Il grande inganno, noir quasi fuori tempo massimo che non può che essere un omaggio toccante a un Cinema "classico" che negli anni '90 non sembrava più possibile produrre.
È complesso e forse didascalico elencare ancora i tanti capolavori in cui Jack Nicholson ha recitato, opere imprescindibili anche solo per la sua presenza; ricordiamone dunque l’animo fragile, duro, sornione, incazzato, furbo, un viso che muta solo con una semplice alzata di sopracciglio o con un ghigno terribilmente simbolico.
Un amico con cui, sono sicuro, si potrebbe passare una serata memorabile, un artista di cui sarebbe utile rubare il DNA per replicarlo all’infinito, una cantore di storie mai banali perché ormai diventate nostre.
CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare ad esserlo, ma per farlo abbiamo bisogno anche di te!