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Le réunion aiutano a capire come gli anni abbiano mutato le persone e i loro comportamenti e Paolo Virzì con Un altro ferragosto riprende personaggi e situazioni di Ferie d’agosto il suo film del 1996 e cerca di capire, insieme a noi, come i suoi personaggi si sono adeguati al tempo che passa.
Le famiglie Molino e Mazzalupi tornano a Ventotene dopo 28 anni: i primi per regalare un’ultima vacanza al moribondo Sandro e i secondi per il matrimonio social di Sabrina diventata una influencer.
[Il trailer di Un altro ferragosto]
L’isola da meta esclusiva e quasi inospitale è diventata mondana e incasinata, le due famiglie si ritroveranno un’altra volta a fronteggiarsi in nome della loro rivalità passata.
Non serve aggiungere altro alla trama per non spoilerare troppo, ma Paolo Virzì e la sua bellissima banda di attori tornano sul luogo del delitto del 1996, quando eravamo nel fallimento del primo berlusconismo e i nuovi ricchi si affacciavano alla ribalta.
Oggi le divisioni sono ancora più nette e allo stesso tempo meno evidenti.
Se i Molino appartengono ancora alla sinistra, i Mazzalupi sono la nuova destra che avanza e non riesce a negare le proprie origini estremiste anche se ormai entrambe le famiglie, pur con le loro eccezioni, dimostrano di essere omologate al sistema: le liti si fanno sui social network, la puzza di radical chic è sempre dietro l’angolo e alla fine la cosa che unisce tutti è, in quest’era iperconnessa e in cui, in teoria, tutti siamo “raggiungibili” e “amici”, la continua solitudine in cui versano tutti i personaggi.
[Un altro ferragosto: Silvio Orlando, Laura Morante e una parte del cast]
Un’altra fondamentale componente di questo Un altro Ferragosto è la memoria presente sia nei tanti flashback del film del 1996 sia nella caparbia e fallimentare lotta di Sandro per conservare e tramandare al prossimo la Storia di Ventotene, che durante la Seconda Guerra Mondiale fu il confino per alcuni dissidenti del fascismo che poi divennero i padri della nostra democrazia.
Non ci sono però nostalgia o retorica fini a loro stesse, Virzì studia e mostra il passato per dimostrare cosa siamo diventati: omologati al sistema, stanchi di lottare, vittime della superficialità, in tal senso esemplare ed efficace il monologo di Daniela, il personaggio di Emanuela Fanelli, apparentemente fredda e musona ma in realtà portatrice di una verità che ipocritamente pochi riescono a dire.
La vera protagonista poi, a mio parere, è Sabrina la novella sposa, che nel 1996 sognava di partecipare a Non è la Rai e oggi si fa guidare dal successo effimero dei social network: lei è l’emblema del film, con il suo candore e l’ammissione di essere ignorante ma non rassegnata, anzi è desiderosa di capire e alla fine dimostra che tutto gira intorno ai soldi e alla mediocrità mentre lei non ha più voglia di farsi schiacciare da tutto ciò.
La sua è una donna forte anche se debole all’apparenza, caparbia e sicura, è tutto ciò che le sta attorno che è finto e meschino e lei saprà mandarlo a quel paese senza perdere la dignità.
Un personaggio bellissimo che si staglia nelle eroine contemporanee à la Povere creature! o Barbie, donne che sanno benissimo quello che vogliono e sanno prenderselo.
[Un altro ferragosto: Sabrina Ferilli e Christian De Sica]
Un altro ferragosto vanta a mio avviso un cast superbo, tra cui spiccano Christian De Sica novello Conte Max, la Sabrina della talentuosa Anna Ferraioli Ravel e il fragile e coatto Cesare di Vinicio Marchioni, la dimostrazione che Paolo Virzì - non è mai banale ricordarlo - è uno dei pochi autori che sa raccontare la contemporaneità con il cinismo e l’ironia degne del nostro Cinema del passato.
Qui il regista scrive una sceneggiatura, insieme al sodale Francesco Bruni e al fratello Carlo, che non sbava in nulla e si può vantare di saper mescolare commedia e dramma con sapienza insolita.
Un altro ferragosto credo proprio diventerà un nuovo classico.
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