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Orion e il Buio è il film di animazione che vede il regista Sean Charmatz all'esordio su un lungometraggio.
Prodotto da DreamWorks Animation e animato da Mikros Animation (Mune - Il guardiano della luna, Capitan Mutanda, Tartarughe Ninja - Caos mutante), vanta la scrittura di uno dei più grandi sceneggiatori in circolazione: Charlie Kaufman.
[Il trailer di Orion e il Buio]
Orion (Jacob Tremblay) è un bambino che ha paura di tutto e teme che, da un momento all’altro, possa accadere qualcosa di grave.
Ignorando l’appoggio dei suoi genitori, la sua pantofobia lo spinge a vivere in un costante stato d’ansia che lo limita nel gestire la sua intera esistenza, comprese situazioni e azioni apparentemente semplici.
Più di tutte le cose, Orion teme il buio.
Una notte insonne e spaventosa - come tutte le altre per Orion - il buio si personifica e stringe un accordo con lui per dimostrargli che in fondo Buio (Paul Walter Hauser) non fa così paura.
Rispetto ad altre pellicole animate Orion e il Buio si approccia allo spettatore in modo inusuale, concentrandosi sulla finalità del prodotto piuttosto che sul target.
Spesso e volentieri l’animazione, soprattutto quella statunitense, mette dei paletti alla questione targhettizzazione, dividendo tutto per argomenti e formando due macrocategorie: ciò che può essere affrontato da un pubblico infantile e ciò che invece non può essere affrontato.
In molti casi questa divisione categorica porta la sceneggiatura a indebolirsi, basandosi su questioni puramente empiriche che nella stragrande maggioranza dei casi si rivelano a mio avviso vacillanti e non corrispondenti alla realtà: ne sono un esempio film “per famiglie” recenti come Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio, Encanto, Spider-Man: Un nuovo universo, Elemental e altri ancora, la lista è lunghissima.
I film “per famiglie” a volte vengono visti come un motivo per semplificare troppo dei concetti in nome di un pregiudizio, andando ad annullare la possibilità che progetti animati brillino sul grande schermo.
Orion e il Buio, fortunatamente, fa parte di quei film che superano certe premesse e si concentrano nel voler raccontare storie genuine, che funzionino a 360° per tutti.
[Una scena di Orion e il Buio con... beh: Orion e Buio!]
Sebbene Charlie Kaufman sia una certezza quando si parla di sceneggiature, sorprende comunque la sua bravura nel raccontare anche per il pubblico infantile: l’immensa creatività e la quirkiness non lo abbandonano, anzi, in un film come Orion e il Buio sembrano essere funzionali più che mai.
Orion appare come un bambino estremamente “adulto” per la sua età, a causa del suo perspicace senso di ironia e del suo approccio al mondo esterno; ciò in parte può essere giustificato dal procedere della storia - non specifico oltre per evitare spoiler - e in parte dal fatto che sia un personaggio estremamente paranoico e riflessivo.
Le differenze tra lui e gli altri personaggi come i genitori e i compagni di classe sono evidenti: mentre lui si spaventa per ogni cosa, tutti gli altri affrontano giornalmente le sfide, semplici e ardue, che pone la vita.
Orion non è solo il classico ragazzino bizzarro con pochi amici, considerato strano o diverso: l’accento qui viene posto in modo atipico sull’introversione, che lo spinge a metabolizzare tutto ciò che lo circonda, creando un mondo di pensieri negativi, timorosi e a volte pericolosi - animato rigorosamente in 2D - ma che allo stesso tempo può essere un’arma potente e positiva nella sua crescita.
Dopo una lunga e dettagliata presentazione del protagonista, Orion si ritrova ad affrontare Buio e i suoi amici (Dolci Sogni, Sonno, Rumori misteriosi, Insonnia e Quiete), rendendosi conto in fretta che la notte in realtà ha i suoi lati positivi, anche se Luce e il giorno restano di gran lunga più confortanti.
Proprio quando la storia sembra che stia prendendo il più classico degli sviluppi, Charlie Kaufman mischia le carte in tavola e trasforma questa storia “sulle paure” in qualcosa di sorprendente, più complesso e inaspettato.
Orion e il Buio diventa a quel punto un film che racconta di storie, del potere salvifico che esse possiedono e di come possano contribuire ad affrontare la vita, giorno per giorno.
Da quando esiste il mondo esistono modi per narrare il passato, il presente e il futuro, l’immaginario e l’esistente, l’alternativo e il tradizionale; questi modi possiamo definirli genericamente “storie” e inserirli in tantissimi contesti, dalla quotidianità all’eccezionalità.
Le storie sono immortali ma mutabili, assumono aspetti diversi anche se hanno lo stesso punto di partenza e sono efficaci ed evocative a seconda del luogo, del tempo e dello spazio in cui si trova il narratore.
[Dolci sogni in una scena di Orion e il Buio]
[Dolci sogni in una scena di Orion e il Buio]
Da questo punto di partenza Orion e il Buio costruisce dunque una metanarrazione che si evolve in modo brillante, in cui più generazioni si scontrano e si incontrano, sottolineando che narrare vuol dire plasmarci, formarci in quanto persone: le storie che si raccontano, infatti, non appartengono solo al singolo ma a una o più comunità che a loro volta le tramanderanno, facendo loro assumere nuove prospettive e significati.
Nonostante questo vortice emotivo sull’esistenza risulti essere una boccata d’aria fresca, Orion e il Buio purtroppo cade secondo me proprio laddove non ci si aspetterebbe.
Mikros Animation ha animato egregiamente il film - punti di forza, ad esempio, sono i momenti in 2D che centrano l’obiettivo di ricreare disegni simili a quelli dei bambini - ma non ha portato un character design ispirato, facendo un passo indietro rispetto al più recente Tartarughe Ninja - Caos mutante.
Lo stile, forse volendo ricordare troppo i tempi ormai andati di DreamWorks Animation, ha avuto ai miei occhi un effetto banale e mortificante.
Un altro problema riguarda la colonna sonora, che è forse tra le meno memorabili di sempre per un film d’animazione e che, anche riascoltandola, non risulta evocativa.
Si limita, dunque, ad accompagnare il film.
L’imperfezione di Orion e il Buio non ostacola però un generale giudizio positivo, soprattutto nel momento in cui sprona ad abbandonare una narrazione pigra e invita ad osare creativamente.
Vi rispettiamo: crediamo che amare il Cinema significhi anche amare la giusta diffusione del Cinema.