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Quattro figlie è un'operazione che da subito spiazza lo spettatore: la regista tunisina Kaouther Ben Hania infatti aveva prima girato il film come documentario e solo in seguito, non soddisfatta del risultato, ha deciso di fare interpretare a delle attrici il ruolo delle tre donne che vediamo nel film, mettendo in gioco anche se stessa.
La storia di Quattro figlie, primo film tunisino al Festival di Cannes dopo 50 anni, si dipana lentamente perché i pezzi del puzzle non vengono scoperti da subito ma anzi vengono sparsi durante la visione per dar modo a chi guarda di fare ordine e capire di cosa si sta parlando.
[Il photocall di Cannes per Quattro figlie]
Come da titolo italiano, Olfa è madre di quattro figlie: Eya, Tayssir, Rahma e Ghofrane.
Le prime due le vediamo nel film, mentre le altre a un certo punto capiamo come mai non sono presenti e arriviamo a comprendere cosa vuole effettivamente raccontarci Quattro figlie: Rahma e Ghofrane si sono radicalizzate, hanno abbandonato la famiglia e si sono unite all'ISIS.
Quattro figlie ci offre a quel punto una storia che mescola documentario e finzione in modo commovente, accumulando livelli narrativi e interazioni tra i personaggi.
La finestra spalancata sulla vita di Olfa e delle figlie - quelle rimaste e quelle scappate - è preziosa e ci mostra Eya e Tayssir che nonostante siano cresciute in una scoietà che reprime la libertà femminile riescono comunque a scherzare tra loro e prendersi gioco della madre, possessiva e severa ma conscia di essere quasi fuori tempo.
C'è spazio per la commozione, per la riflessione e anche per la risata, perché le giovani dimostrano un'intelligenza e una schiettezza che difficilmente avremmo viste se fossero state esclusivamente interpretate da attrici: l'intesa che hanno tra loro e con la madre è palpabile e risulta ancora più evidente quando la macchina da presa di Ben Hania sceglie di mettercele di fronte tutte e tre insieme.
[Il trailer di Quattro figlie]
Il tema del terrorismo islamico e la tragedia infinita di una madre che ha dovuto rinunciare a due delle figlie serpeggiano lungo tutta la durata dell'opera, che se dal punto di vista formale si presenta in maniera impeccabile, equilibrando bene i passaggi tra la finzione delle interpretazioni e le emozioni reali delle protagoniste, con una fotografia curatissima che gioca con le cromie, a livello di significato picchia forte proprio perché l'attualità arriva quasi di nascosto per colpire facendo male.
Quattro figlie è a mio avviso un'opera originale e importante, che tocca un tema più che mai attuale ma da un punto di vista inedito, raccontandolo con dolcezza, affetto e una schiettezza impossibile da trovare nel Cinema mainstream.
Mi auguro che il film possa trovare il riscontro che merita e una distribuzione italiana, per dimostrare che il patetismo o la spettacolarizzazione della violenza non sono affatto necessari per raccontare una storia simile e che, anzi, spesso è una carezza inaspettata da parte di chi non pensavi fosse capace di darla che lascia segni molto più profondi.
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