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Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade è un film scomodo.
Guardandolo ho avuto come l'impressione di non potermi distendere sulla poltroncina, di non poter accavallare le gambe, di non poter ridere quando volevo ridere, di volere bene alle persone sbagliate, di stare nel torto, di non avere abbastanza compassione per questo o quel personaggio.
Io lo guardavo e lui guardava me. E non potevo smettere, perché, secondo me, il film è davvero molto bello.
[Il trailer internazionale di Vi presento Toni Erdmann]
1. Risate amare
Qando David Foster Wallace nel 1996 pubblicò Infinite Jest, suo romanzo più famoso e grande capolavoro di fine secolo, iniziò a ricevere inviti da emittenti televisive e radiofoniche per lunghe e possibilmente illuminanti interviste: era lui, a detta di tutti, il nuovo genio della letteratura statunitense.
In quasi tutte (se non tutte) le interviste, gli interlocutori di Foster Wallace presentano Infinite Jest come un libro estremamente complesso, ma soprattutto comico, esilarante.
Lo scrittore, davanti a questa affermazione, rispondeva sempre allo stesso modo: "Io volevo soltanto scrivere qualcosa di molto lungo e triste".
Non si trattava di uno scherzo: semplicemente, Foster Wallace sapeva che molte delle situazioni e delle scene di Infinite Jest sono effettivamente comiche, ma era anche consapevole che, nel libro, la comicità scaturisce sempre dall'assurdo, e l'assurdo da una certa forma di disperazione, neanche troppo velata.
Vi presento Toni Erdmann ha ereditato la stessa, esatta sorte: descritto come una commedia - cosa che effettivamente è, in parte - lascia nello spettatore un precipitato di malinconia difficile da sciogliere e tratta temi come l'incomunicabilità, l'alienazione e l'indissolubilità di certi legami, ficcandoli bene a fondo in un racconto che è insieme satira politica, dramma familiare e, appunto, commedia.
Sembra che Maren Ade, lavorando al film e dopo aver raccolto ore e ore di girato, abbia detto ai produttori: "Questa non sarà una commedia: sarà un film lungo, lungo e triste".
[Sandra Hüller e Peter Simonischek in azione in Vi presento Toni Erdmann]
2. Conteniamo moltitudini e tutto il resto
I protagonisti di Vi presento Toni Erdmann sono due: Ines Conradi (Sandra Hüller), donna in carriera trasferitasi a Bucarest dalla Germania per scalare i ranghi come consulente aziendale, e suo padre Winfried (Peter Simonischek), insegnante di musica divorziato e ormai in pensione che, quando l'ultimo studente lo abbandona e sopraggiunge la morte dell'amato cagnolino, senza nulla più che lo leghi alla casa, decide di fare visita alla figlia per recuperare un rapporto evidentemente sgretolatosi nel tempo.
I protagonisti di Vi presento Toni Erdmann sono due?
Forse a ben vedere sono tre, perché Winfried, bonaccione idealista e vero prankster, si è creato un alter ego a cui accede tramite un semplice travestimento: la visibilissima dentiera che tiene sempre nel taschino della camicia.
L'alter ego di Winfried è Toni Erdmann e lo vediamo debuttare in scena proprio in apertura del film, quando un postino suona alla sua porta per recapitare un pacco e si trova di fronte, nel giro di un minuto scarso, prima proprio Winfried e poi il sedicente, dentuto gemello Toni.
I protagonisti di Vi presento Toni Erdmann sono tre, allora, ma forse (forse) ce n'è anche un quarto che si nasconde da qualche parte, in qualche polverosa piega del racconto, e che proprio Winfried/Toni va a cercare fino a Bucarest, non avendone notizie da molto tempo.
Quel personaggio è la vecchia Ines: non la Ines spietata tagliateste che supporta le multinazionali nei loro piani di licenziamenti a tappeto, ma la Ines figlia amorevole e ancora vuota di frustrazioni che il film non ci mostra mai (per fortuna, non si ricorre mai al flashback gratuito), e che deve pur essere esistita viva e sepolta nella gelida Ines del presente.
Altrimenti non si spiegherebbero tutti gli sforzi di Winfried/Toni per riportarla alla luce.
[Vi presento Toni Erdmann: la regista Maren Ade con l'attrice protagonista Sandra Hüller]
3. È consigliabile non introdurre genitori sul luogo di lavoro
"Ecco perché ho scelto di metterla nel ruolo di consulente. Perché ha molto ha che fare con la performance.
Lei deve vendere e vendersi e il problema tra loro due [Ines e Winfried, ndr] è che lei permette troppo al suo ruolo di invadere la vita privata”, ha dichiarato la regista Maren Ade.
Ambientato quasi interamente a Bucarest, Vi presento Toni Erdmann è una danza, un corteggiamento, uno scontro fra quattro personaggi stretti in due soli corpi: Winfried, che inventa Toni Erdmann per rinnovarsi, per rimescolare le carte e dire a Ines "mi sei rimasta solo tu, ripartiamo da zero"; Toni Erdmann, che perseguita Ines comparendo dal nulla sul lavoro o a una cena della figlia con le colleghe, insinuandosi nella sua vita per vedere fino a che punto lei è disposta a reggere il gioco della finzione; la vecchia, introvabile Ines di cui non abbiamo traccia, se non nell'ingenua ostinazione di suo padre e Ines in versione executive, businesswoman che vede il castello di carte edificato con tanto impegno crollare tutto d'un colpo, sotto lo sguardo di un padre che non riesce a riconoscerla, perché legato a una visione del mondo troppo antiquata e semplice.
Chi la spunta?
Chi ha ragione?
Diciamolo subito, nessuno dei due: il talento di Maren Ade e la fragile bellezza di Vi presento Toni Erdmann sta nella capacità di raccontare tutte le sfumature - anche le più dolorose - del riavvicinamento tra un padre e una figlia che parlano lingue ormai molto diverse (e infatti le scene più riuscite sono quelle in cui domina la pesantezza del silenzio: vedi l'attesa dell'ascensore, o il fiabesco inseguimento al parco).
Tutto senza che il film ricada nella mera consolazione, tant'è che il finale ha lasciato un grande vuoto in molti spettatori, soprattutto in chi ha vissuto condizioni di subalternità e ha provato a uscirne compromettendosi fino in fondo, soffocando la vergogna del sentirsi sempre inferiori con il lavoro duro, facendo non solo quel che poteva ma quello che doveva (o così si crede), come fa Ines.
[Vi presento Toni Erdmann: Peter Simonischek nei panni di Winfried Conradi nei panni di qualcun altro]
4. Non nei premi, ma nel pubblico e nella critica
Presentato al Festival di Cannes 2016, Vi presento Toni Erdmann ha visto la Palma d'oro andare a Io, Daniel Blake di Ken Loach e il Premio Oscar 2017 per il Miglior Film in Lingua Straniera finire al bellissimo Il cliente di Asghar Farhadi, ma non è sicuramente passato inosservato.
La gelida tenerezza che intride le quasi tre ore di film, venata di un umorismo che spesso rasenta il cringe, ha catturato pubblico e critica tanto da indurre Hollywood, e più nello specifico Jack Nicholson, ad avviare i preparativi per un remake hollywoodiano che alla fine, purtroppo o per fortuna, non si farà.
Vi presento Toni Erdmann è lungo, ma non troppo lungo, difficile pensare a una sequenza da poter rimuovere: tutto è necessario e al servizio di una vicenda umana che sa essere specifica, unica e allo stesso tempo paradigmatica.
Vicenda che cresce e cresce senza cali, fino a raggiungere picchi di cinismo (vi sfido a mangiare un pasticcino verde senza pensare alla scena nella stanza d'hotel), di lirismo (l'abbraccio con il padre/mostro tocca corde davvero profonde) e di imperfetta autenticità ("Greatest love of all") da grande, grande Cinema.
Quel tipo di Cinema che, una volta uscito dalla sala o spento il televisore, ti fa pensare: grazie di cuore.
[Ines (Sandra Hüller) e Winfried (Peter Simonischek), durante una cena di lavoro di Ines in Vi presento Toni Erdmann]
5. Tu non mi capisci
Per ammissione della stessa Maren Ade, in Vi presento Toni Erdmann Winfried è il rappresentante di una generazione che aveva un nemico chiaro e quindi uno scopo comune: fare in modo che il nazionalsocialismo fosse ormai una tragedia passata.
L'umorismo di Winfried, e quindi il personaggio di Toni Erdmann, nascono proprio da lì: sono lo strumento dell'opposizione, la postura del superamento, ma a Ines tutto ciò è negato - la semplicità, la possibilità di un'individuazione - perché le contorsioni del capitalismo hanno confuso le acque e imposto al mondo di rimpicciolirsi, di girare più veloce, e a chi vuole restare al passo (magari non disponendo delle risorse delle persone con cui compete) di correre e lasciare indietro affetti e, spesso, valori.
Perché è finito il tempo dei valori e delle verità infrangibili ed è inziato quello della performance: buono è quel che funziona, quel che produce.
L'opposizione fra la visione del mondo di Winfried e quello di Ines è l'esatta trasposizione delle conversazioni che si intavolano a cena in centinaia di case: i genitori che chiedono ai figli di mollare il lavoro che tanto li stressa e i figli che, quando hanno dei residui di forza rimasti per non ignorare il fatto che sono stressati e a volte depressi, rispondono che non hanno alternativa - spesso è così, spesso hanno solo l'impressione di non averla - che il mondo adesso è più complicato, che non c'è più nessuno a salvarti.
Quelle conversazioni sono solo lo specchio di una preoccupazione, di un amore che cerca l'incontro e ha perso le parole.
Ma l'unico modo per stare vicini, a volte, è stare vicini e basta - come suggerisce il finale di Vi presento Toni Erdmann.
Anche senza capirsi.
D'altronde, come può Winfried sospendere il giudizio su Ines, quando per la stessa Ines sospendere il giudizio su se stessa, mentre si assume di buon grado il compito di licenziare centinaia di persone a distanza di sicurezza, è impossibile?
Gettati in certe situazioni, viene da pensare che l'unico modo per e proteggere il candido recinto della vita privata dal peso delle responsabilità sarebbe ricorrere alla scissione della personalità ideata da Dan Erickson proprio per Scissione, l'ottima serie di AppleTV, diretta da Ben Stiller e Aoife McArdle.
Certo è che in un senso o nell'altro, per trovare un equilibrio che non implichi il "mangia o verrai mangiata", la protagonista di Vi presento Toni Erdmann ha bisogno di una scelta drastica.
Questa è la natura del conflitto che i due (o quattro) personaggi vivono esternamente, nelle collisioni fra loro, e internamente, quando soli con loro stessi non osano chiedersi se la vita che hanno è quella che vorrebbero.
Questioni enormi che in Vi presento Toni Erdmann Maren Ade, con il supporto di due attori protagonisti straordinari, riesce a circoscrivere e trasformare con maestria assoluta in un racconto genuino, di impatto assoluto e alla portata di tutti.
[Vi presento Toni Erdmann: Ines (Sandra Hüller) e Toni Erdmann (Peter Simonischek), mentre lui suona e lei canta a casa di mezzi sconosciuti]
Non stupisce di certo che Sandra Hüller, dopo Vi presento Toni Erdmann, abbia avuto un ruolo fondamentale anche nel successo di Anatomia di una caduta, Palma d'oro al Festival di Cannes 2023, che la regista Justine Triet ha ammesso di aver scritto apposta per lei.
Anzi, la continuità fra questi due eventi è spaventosamente sensata: così come in Vi presento Toni Erdmann, anche nel film di Triet si investe molto sull'ambivalenza dei personaggi, sulle loro zone d'ombra, sulla possibilità che una nuova verità e un nuovo ordine emergano da dentro i personaggi, obbligati a scegliere e a confrontarsi con il proprio lato più meschino e dolente.
Sandra Hüller, in questo, è davvero eccezionale.
Non resta ora che aspettare La zona d'interesse di Jonathan Glazer, per rivederla in azione.
Gennaio, arrivi presto?
[articolo a cura di Simone Beretta]
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