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Napoleon - Recensione: l'impresa sentimentale di Bonaparte

Trasponendo un Napoleone più sentimentale che storico, Napoleon risulta più di un semplice film sulle grandiose imprese militari del generale francese e non per forza questo è un bene

Napoleon ha fatto fin da subito discutere.

 

Non solo in quanto nuovo film di Ridley Scott, ma in quanto trasposizione della vita di un personaggio storico: non uno qualsiasi, ma il caro vecchio Napoleone Bonaparte. 

 

[Il trailer internazionale di Napoleon]

 

 

Lo chiamo così perché Napoleone è quel personaggio che tutti abbiamo conosciuto sui banchi di scuola.

 

È il nome citato nell'esempio del cavallo bianco e il suo colore, è quel dannato soggetto della poesia Il cinque maggio di Alessandro Manzoni, troppo lunga eppure soffertamente imparata a memoria.

Per me che scrivo, docente di lettere, è anche il soggetto delle mie lezioni: lo specifico e premetto tutto ciò per affermare che a mio avviso il problema di Napoleon non sono assolutamente le inesattezze storiche. 

 

Niente di male nell'indignarsi in merito, ma bisogna anche ricordare che non stiamo guardando un documentario, quindi è normale che qualcosa nel film venga romanzata. 

Finché non vediamo Napoleone alla guida di una Mercedes o mentre regala a Giuseppina una borsa di Louis Vuitton, finché persiste la verosimiglianza logica e di buon senso, allora le inesattezze sono perdonabili. 

La verosimiglianza, infatti, c'è.

 

Napoleon è secondo me un film delizioso dal punto di vista della fotografia, dei costumi, preciso nelle date e fin dai titoli in tricolore francese ti catapulta nella Francia e non ti annoia mai, nonostante la lunghezza. 

 

 

[Joaquin Phoenix, protagonista di Napoleon]

 

 

Il pregio principale di Napoleon è dunque sicuramente l'aspetto tecnico, unito alla perfetta performance di Joaquin Phoenix che come sempre convince per espressività e rigore interpretativo.

 

Se le inesattezze storiche sono perdonabili, altro non lo è altrettanto.  

Anzi, forse il motivo per cui Napoleon non annoia è che ci si sente per tutto il primo tempo alla ricerca di un senso, di una ragione per cui ci vengono mostrate determinate scene. 

Personalmente non mi ha fatto storcere il naso la decisione di aver umanizzato Napoleone, perché anche nel caso in cui volessimo vederlo come uomo forte e deciso, la sua fragilità fa parte di una certa narrazione storica, unita però ovviamente alla sua enorme capacità militare.  

 

Nel primo tempo di Napoleon la sua intelligenza strategica è però trascurata e gestita male: un'imprese come quella in Egitto viene liquidata in poco tempo e la campagna d'Italia è accennata unicamente da un dialogo; la mia critica non nasce per campanilismo, ma perché la cosa rappresenta un passo fondamentale, che sarebbe stato utile proprio a definire il personaggio. 

 

Napoleon si perde a volte in scene quasi "bridgertoniane", con l'ambizione di raccontare tutto attraverso la lente di ingrandimento della storia d'amore fra Napoleon e Josephine. 

 

Vanessa Kirby è una Giuseppina eccezionale, tuttavia poco caratterizzata, cosa che è lontana anni luce dal solito modus operandi di Ridley Scott, che nelle sue pellicole ha mostrato spesso donne forti e autodeterminate. 

 

 

[Vanessa Kirby è Giuseppina in Napoleon]

 

 

In Napoleon il regista vorrebbe fare lo stesso, ma non lo aiutano i dialoghi spesso casuali, le svolte di cui risulta incomprensibile il motivo, nonostante sia affascinante l'espediente narrativo di adoperare le lettere per mostrare la fragilità di Napoleone. 

 

Tuttavia è come se la storia d'amore e le imprese militari si muovessero su due binari paralleli e non si incontrassero mai, come se quello che doveva essere centrale fosse di contorno e viceversa. 

Il secondo tempo è sicuramente invece più solido, in particolare l'ultima battaglia: conosciamo la capacità di Ridley Scott di gestire e mettere in scena battaglie eccezionali e qui lo fa senza mezzi termini. 

Alla fine di tutto allo spettatore dispiace per la triste fine di Napoleone e quando un film riesce a far provare empatia è sicuramente un prodotto di valore. 

 

Nel finale si comprende che l'idea di Napoleon, dato che la pellicola inizia con Maria Antonietta ghigliottinata e si conclude con la morte di Napoleone, sarebbe stata probabilmente quella di mostrare gloria e declino di Napoleone come un cerchio che si apre e si chiude. 

 

 

[Napoleon: una delle coppie più famose della Storia]

 

 

Quella di Napoleon era un'impresa ambiziosa, come quella di insistere a combattere in Russia in inverno, tuttavia forse troppo ambiziosa, troppo difficile ricostruire in poco tempo un'intera vita inserendo una storia d'amore che effettivamente non affascina e non fa comprendere a sufficienza la grandezza di Giuseppina, non solo nella Storia con la maiuscola, ma anche nella storia del film. 

 

Quando infine il film ci presenta il bilancio dei morti nelle battaglie di Napoleone, alla luce di quante persone muoiono per l'ambizione umana, ci chiediamo tutti quel che si chiese Manzoni: fu vera gloria? 

 

Per Napoleon probabilmente sì e no, perché malgrado la grandiosa interpretazione del protagonista, la fotografia e la ricostruzione meravigliosa di certe battaglie, su questa ambizione si sarebbe potuto a mio avviso riflettere molto di più. 

 

[articolo a cura di Silvia Argento]

 

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5 commenti

The Creator

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Terry Miller

11 mesi fa

Dopo aver visto il film mi trovo perfettamente d'accordo con la recensione.
Il film cerca di raccontare tanto, anzi troppo e lo fa male, di corsa e in maniera superficiale. Non ho percepito l'importanza di momenti chiave come quella dell'incoronazione, il fallimento della campagna di Russia e il rapporto con Josephine ti dicono che è importante, ma anche quello non sono riuscito a recepirlo così. Sono estremamente deluso dalla pellicola e avrei preferito un film della stessa lunghezza, ma solo incentrato sul periodo da immediatamente prima l'incoronazione alla morte di Napoleone.

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Paolo Michielon

11 mesi fa

Ho visto giusto ieri il film e devo dire che condivido appieno la recensione. Vorrei sollevare un punto che ho notato, nella confusione con la quale si sono tratteggiati Napoleone e Giuseppina in alcuni momenti ho riscontrato dell'umorismo grottesco, quasi imbarazzante, a mio avviso non voluto. Qualcun altro ha avuto questa sensazione?
Pongo anche una domanda all'autore: quali sono i motivi per cui ha apprezzato la scelta della fotografia? Io non ci sono riuscito per niente.

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Silvia Argento

11 mesi fa

Paolo Michielon
Ho avuto anche io questa sensazione in merito alle scene umoristiche, e non ne ho trovato il senso. 
La fotografia mi è piaciuta perché sono stata a Parigi giusto a giugno 2023 e ho riconosciuto dei colori familiari diciamo, mi è sembrata molto d'effetto. Ovviamente è un impatto personale. 
Grazie mille del tuo commento!

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Alex Lenoci

11 mesi fa

Complimenti per la recensione, sono d'accordo su tutti i punti legati ai difetti della pellicola. Personalmente non ho neanche sentito un minimo di dispiacere nei confronti di Napoleone credo che Rindley Scott non volesse che provassimo empatia in modo da "perdonare" l'uomo dietro la sua folle scalata. Peccato davvero anche per un montaggio che nella sua frenesia non riesce a dare un giusto senso di continuità alle vicende ed ai dialoghi dei personaggi, troppo spesso i dialoghi devono solo portare ad una frase famosa. Sono uscito dalla sala molto deluso.

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