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Scissione (Severance in originale) è la serie gioiello che nel 2022 ha riportato Ben Stiller in regia, al fianco di Aoife McArdle, riscontrando un successo di pubblico e critica così unanime da averci spinti a guardare più a lungo, più a fondo, oltre la sua patina di impeccabile pulizia tecnica, per indagarne i temi.
Oltre a essere scritta e diretta magistralmente, Scissione coglie dei fondamentali elementi traumatici nel nostro inconscio collettivo, rimasticandoli e intessendone una narrazione misurata, che rinuncia alle semplificazioni e all'emozione facile, senza dimenticare mai di appagare lo spettatore.
[Il trailer ufficiale di Scissione]
1. Carne della mia carne, ossa delle mie ossa.
La scissione da cui prende il titolo la serie altro non è che il processo di compartimentazione della memoria operato sui propri dipendenti dalla Lumon Industries, gigantesca e finzionale compagnia statunitense attiva nel campo delle biotecnologie, che impiantando un chip nel retrocranio dei propri impiegati permette loro di scindere in due il proprio io, separando per sempre il sé della vita privata dal sé sul posto di lavoro.
Tutto ciò si traduce nella creazione di una seconda identità interna allo stesso individuo, i cui tempi di risveglio e assopimento sono dettati dall'avvicendarsi di orari di lavoro e tempo libero, e quindi dai regimi aziendali concordati da contratto con la Lumon.
Come Eva nasce dalla costola di Adamo per essere sua compagna, gli outies (abitanti del mondo esterno) mettono al mondo i corrispettivi innies (impiegati alla Lumon) affinché vivano per loro 8 ore al giorno, senza lasciare alcuna traccia mnemonica.
Questo è il contesto narrativo della serie, ma ciò che veramente stupisce di Scissione è il modo in cui è stata gestita la trama all'interno di questo bacino di possibilità; una trama che nel suo svolgersi ci rivela man mano, di riflesso, i conflitti che molti di noi vivono sul lavoro e nella vita di tutti i giorni in una società tardocapitalista.
Non casualmente, il creatore Dan Erickson racconta in un'intervista a Script di aver avuto l'idea della scissione in un periodo in cui il suo rimbalzare fra vari lavori precari gli impediva di dedicarsi a fondo alla scrittura.
"L'idea per Scissione mi è venuta come qualcosa che avrei voluto fare al mio stesso cervello.
Un giorno stavo camminando verso il lavoro, in un impiego che odiavo, e ho pensato: e se ci fosse un modo per dissociarsi e per spingere il mio corpo a guadagnare lo stipendio, senza viverlo consciamente?"
Insomma, la storia della serie prende abbrivio da un classico what if, ma legato a una questione che oggi chiameremmo di work life balance (o imbalance).
Il fatto, come vedremo, non è scontato, e come spesso accade anche in questo caso la finzione si rivela il miglior strumento per rappresentare la realtà, ricodificandola.
[Ben Stiller (1965), regista e produttore di Scissione insieme ad Aoife McArdle, e Dan Erickson (1984), creatore e produttore della serie]
2. La via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.
"Who are you?": sono queste le prime parole che ascoltiamo nel pilot di Scissione (Good News About Hell), pronunciate da un altoparlante mentre un'inquadratura zenitale indugia sul corpo incosciente di Helly R. (Britt Lower), disteso sul pianale di legno di un grande tavolo, la cui forma ricorda vagamente una bara.
Non appena Helly R. si riprende, l'altoparlante, sistemato sul tavolo, le pone domande a cui non sa rispondere, scopriamo così che è appena stata sottoposta alla procedura di scissione: è normale che non ricordi nulla, anzi, è la riprova che l'operazione è andata a buon fine.
Helly R. è a tutti gli effetti una neoassunta e attraverso di lei muoviamo i primi passi all'interno dell'enorme piano interrato della Lumon: il fatto che né lei, né gli spettatori conoscano alcunché di quanto accade nei cubicoli e nei lunghi corridoi bianchi per cui ora ci troviamo a vagare è un'ottima soluzione per accompagnare il pubblico gradualmente nell'esplorazione di un mondo che vive di regole proprie, e in cui occorre ambientarsi passo dopo passo.
Helly R. viene assegnata al reparto di Macrodata Refinement, dove la attendono il vero protagonista della serie Mark S. (Adam Scott), Dylan G. (Zach Cherry) e Irving B. (uno splendido John Turturro), persone con cui dovrà condividere la vita d'ufficio - e cioè tutta la vita - fino al pensionamento - e cioè fino alla morte.
Dall'asetticità disorientante degli ambienti in cui i personaggi si trovano da subito a vagare come topi in un labirinto e dal pugno di ferro dei superiori Mr. Milchick (Tramel Tillman) e Mrs. Cobel (Patricia Arquette), gli unici a possedere un cognome, capiamo da subito che i richiami all'inferno nel titolo del pilot e nel nome di Helly R. non sono casuali.
Alla Lumon, più che una cultura aziendale, si è sviluppato un culto aziendale: il simbolismo religioso in Scissione è marcato e intenzionale.
Basti pensare che il Compliance Manual, che detta le regole di comportamento in ufficio, è volutamente rappresentato come una Bibbia, con tanto di pagine sottili e versetti ben ordinati; o che i nove valori in cui gli impiegati sono costretti a riporre la propria fede, per volere del fondatore Kier Eagan, sono del tutto assimilabili alle Sette Virtù della teologia cattolica; o che l'ala dell'azienda dedicata alla venerazione dei suoi capi storici è chiamata Perpetuity Wing.
I richiami all'eternità, alla purezza e al castigo in Scissione sono costanti e ci mostrano sotto nuova luce quanto in realtà già sappiamo: nell'era delle vision e delle mission, dei core values e delle big tech, agli impiegati non viene chiesto soltanto di essere produttivi, ma anche di essere devoti.
Non a caso, nel Macrodata Refiner’s Orientation Booklet consegnato a tutti i nuovi dipendenti Lumon, come è noto che accada anche durante molti colloqui di lavoro, non si fa riferimento tanto all'iintegrazione in un team aziendale, quanto più all'ingresso in una famiglia, che ci accoglierà se saremo noi ad amarla per primi, incondizionatamente e con tutta la nostra persona.
Quello che Scissione ci sta rivelando è che il lavoro non è più solo una questione di scambio fra manodopera e compenso: è una questione di fede e di redenzione dalla terribile condizione esistenziale dell'inoccupato.
Come saprà chi ha visto la serie, in un contesto simile, che fa appello a sentimenti alti e totalizzanti, che sfrutta la responsabilità, l'insicurezza, la precarietà e il senso di colpa come strumenti di controllo, l'unica via di resistenza è coltivare una forma d'amore e affezione per il mondo e le persone che ci circondano; anche per il proprio lavoro, ma che sia un amore eretico, inutile e disinteressato.
Eretico perché inutile e disinteressato: solo così possiamo riscoprire chi siamo.
[Helly R. (Britt Lower) dopo aver subito la procedura di scissione, nella scena di apertura della serie]
3. Lei non è del Castello, lei non è del paese, lei non è nulla.
Ai Refiner vengono assegnati compiti la cui finalità rimane oscura, banchi di dati da raggruppare sulla base del solo istinto con computer obsoleti, sistemati su una postazione circolare a pannelli che sembra pensata per esercitare un controllo reciproco e costante in pieno stile panopticon.
La innie Helly R. si ribella fin da subito, stordita dall'assurdità dei protocolli, ma l'equilibrio iniziale si rompe soltanto quando, mentre l'innie di Mark S. viene promosso a caposquadra per il licenziamento improvviso del collega e migliore amico Petey (Peter Kilmer), l'outie di Mark S. riceve la visita dello stesso Petey, che ha bypassato la procedura di scissione e gli rivela le crudeltà a cui sono sottoposti gli impiegati alla Lumon.
Non può che essere questo il vero innesco narrativo della trama di Scissione: l'evento che apre una breccia fra il dentro e il fuori, fra ciò che è lavoro e ciò che non lo è, avviando una concatenazione di eventi che porteranno i personaggi a coalizzarsi per liberarsi dal proprio stato dissociativo.
Ma qual è, sotto sotto, la battaglia che combattono Mark S. e compagni?
La lotta dal basso contro l'anonimia costrittiva delle grandi corporation è una metafora della sindacalizzazione, ma ricorda anche la presa di consapevolezza che sta gonfiando il fenomeno della great resignation, ovvero la pratica di sottrazione con cui i dipendenti, ormai insofferenti, si sottraggono a forme di lavoro che ritengono iperburocratizzato, impersonale e deprimente.
In questo senso risulta ironico, o semplicemente molto sensato, il fatto che la prima stagione di Scissione sia uscita su AppleTV+ nel 2022, anticipando il grande sciopero di WGA e SAG-AFTRA - il primo appena conclusosi - e un anno dopo la costituzione dell'Alphabet Workers Union, il sindacato dei lavoratori di Google nato nella lunga scia delle lotte sindacali che hanno coinvolto anche Amazon.
Diciamolo chiaramente: Scissione non è una serie politicamente schierata né un prodotto di critica sociale, o almeno non esplicitamente, ma come ogni romanzo, saggio o sceneggiato che si rispetti, approfondisce con cura temi universali legati all'umano, che in questo caso si riverberano nel modo in cui l'umano stesso si organizza socialmente, in una struttura fatta di mansioni astruse e gerarchie da job title.
Le statistiche ci dicono che sono altissime le percentuali, al giorno d'oggi, di impiegati che non riescono a individuare l'effettiva utilità sociale del loro lavoro: non è questo un caso di dissociazione, di scissione?
Qui la dittatura non c'entra: c'entra l'assurdo.
Il riferimento di contesto, per Scissione, più che 1984 di George Orwell è Il castello di Kafka, in cui un'entità soggiogante (il castello) mantiene il controllo sulla psiche e sulla vita delle persone che vi orbitano attorno grazie alla combinazione di due elementi distinti e inestricabili: l'inaccessibilità alla fonte e al funzionamento del potere, e l'onnipresenza delle sue emanazioni. In altre parole: non sembra esserci via di fuga, perché ogni angolo è presidiato e non sappiamo da cosa stiamo scappando.
È il creatore stesso, Dan Erickson, a rafforzare questa lettura: "Abbiamo discusso molto del fatto che non sei mai davvero fuori dalla Lumon.
Puoi lasciare l'edificio, ma i suoi tentacoli sono ovunque, e agiscono in modo più insidioso.
Molte aziende e istituzioni si insinuano nella cultura con azioni che non sono sotto gli occhi di tutti."
Le diramazioni e gli emissari del potere sono quindi ovunque ma è difficile, se non impossibile, ricostruirne la linea di comando, e lo stesso accade con la Lumon di Scissione: nonostante la città che ospita il suo lucidissimo stabilimento porti il nome di Kier Eagan e tutti i nomi dei bar e dei ristoranti disseminati nei quartieri residenziali sembrino riconducibili ai nomi dei CEO storici, non si sa davvero chi detti gli ordini dato che il board comunica sempre tramite intermediari.
La questione quindi diventa: come si elude un nemico che non si può riconoscere?
[Scissione: Irving B. (John Turturro) e Burt G. (Christopher Walken), in uno dei loro incontri segreti dentro alla Lumon]
4. Tu sei chi scegli e cerchi di essere.
I personaggi di Scissione sono tutti perfettamente caratterizzati, tridimensionali e umani, ma questa complessità, di cui gode in prima parte lo spettatore, non impedisce di distinguere in ogni momento fra chi è buono e chi non lo è.
Gli snodi della trama sono solidi, le note thriller e i toni misteriosi vengono perfettamente bilanciati da una regia composta e mai fuori fuoco, che ci guida nell'ambientazione scarna e innevata della città di Kier così come per gli spogli labirinti dell'underground, sostenuta da una colonna sonora stupendamente confezionata da Theodore Shapiro.
La messinscena nasconde una coerenza che invita al rewatch: dai colori dei vestiti, ai quadri alle pareti, fino ai più piccoli oggetti che riposano sulle scrivanie; nulla è lasciato al caso e tutto è tematico, studiato per contribuire alla costruzione di un senso più ampio, per non parlare della spettacolare sequenza in grafica 3D dei titoli di testa, un vero e proprio pezzo d'arte in sé, in grado di restituire nell'arco di un minuto abbondante l'impressione generale di straniamento, spaesamento e costrizione che scorre sotterranea in tutti gli episodi.
Perché è proprio in queste sensazioni che sono immersi costantemente gli innies di Scissione.
Inconsapevoli, vivono in uno stato di minorità costante, di alienazione per l'oscurità dei fini a cui contribuiscono con il loro lavoro quotidiano, e di conflitto per la retorica a cui sono soggetti circa l'ostilità degli altri misteriosi reparti.
Vi è mai capitato di provare invidia per i colleghi, di nascondere loro delle informazioni, di chiudervi, di pensare che vi abbiano sfruttati per trarre un qualche tipo di vantaggio? È esattamente il corrispettivo, con le dovute esagerazioni richieste dallo spettacolo, di quanto accade fra il reparto di Macrodata Refinement e quello di Optics & Design, fino a quando il cuore dell'innie Irving B. non lo porta ad avvicinarsi a Burt G. (uno straordinario Christopher Walken), svelando l'innocuità di chi si credeva letale fino a qualche tempo prima.
Sempre sul piano simbolico, la dinamica conflittuale fra i reparti fa emergere quanto oggi il controllo efficiente del personale sia importante per il successo di un'impresa almeno quanto la qualità del prodotto offerto e la sua buona comunicazione: in questo senso, ecco che il micromanagement si impegna a orizzontalizzare i conflitti interni, orientando la frustrazione di un dipendente (o di un reparto) contro chi gli sta accanto per creare un clima di insicurezza a cui, solitamente, si sfugge rafforzando la propria devozione.
Probabilmente sarebbe stato così anche per i nostri protagonisti, se non fosse per le anomalie salvifiche che rendono la storia di Scissione unica e degna di essere raccontata.
Il libro di self-help The you you are, scritto dal cognato di Mark S. e portato sciaguratamente da Cobel dentro alla Lumon, e la mappa che Petey consegna all'outie di Mark S. sono le anomalie della svolta, gli oggetti che catalizzano l'azione e spingono i personaggi fuori dal loro loop.
Cos'hanno la mappa e il libro di tanto importante? Mettono in dubbio la verità in cui gli innies di Scissione sono forzati a credere, spaccano le convinzioni che hanno ereditato: nel libro si possono leggere frasi come "Il tuo lavoro ha bisogno di te" e "chiediti se sei tu a dover cambiare, oppure il sistema", tanto banali quanto rivelatrici, per il semplice fatto che a leggerle sono persone con le capacità intellettuali di un adulto, ma la conoscenza del mondo di un neonato.
Anche la luce è una scoperta stupefacente per chi ha sempre vissuto nella caverna e così, attirati da questa luce, orfani di una verità assoluta, disillusi ma gonfi di nuove speranze, Mark S. e colleghi, ora uniti, fanno per la prima volta ciò che non è mai stato loro possibile: scelgono.
[La postazione di un Macrodata Refiner di Scissione]
5. Il risveglio.
Parlavo di amore eretico: il risveglio e la ribellione dei Macrodata Refiner di Scissione iniziano proprio da qui, dall'amore ingiustificato, che trova giustificazione solo in se stesso, che costituisce l'unica verità alternativa capace di reggere da sola il bombardamento di retoriche e narrazioni esterne.
Mark S. vede suggellato con un bacio il suo graduale avvicinamento a Helly R., prima che lei scompaia nell'ascensore responsabile dell'attivazione dei chip, pronta a dare finalmente inizio al loro inaudito piano di ribellione.
È vero che il primo passo, la mossa, la mano fra le porte metalliche dell'ascensore la infila Helly R., ma l'arco di crescita che Mark S. ha avuto nell'evoluzione del loro rapporto è talmente significativo da invitarci a non considerarne solo il climax finale: il risveglio non è una questione di attimi, è un graduale ritorno alla vita, e se pensiamo che la decisione di sottoporsi alla procedura di scissione da parte di Mark S. rispondeva proprio al dolore per la perdita di un'amore, possiamo apprezzare ancora di più la circolarità del suo percorso.
Il risveglio di Dylan G. avviene quando, per un errore di Milchick durante l'utilizzo dell'Overtime Contingency Protocol, il mondo interno e il mondo esterno si sovrappongono per qualche istante: l'innie di Dylan G. incontra suo figlio, il figlio del suo outie, e da quel momento non potrà più accettare, per amore, di vivere senza sapere più nulla di lui.
Irving B. vive probabilmente la parabola più poetica: notevole, per la delicata intensità con cui è trattata, la scena della festicciola di pensionamento di Burt G., giustamente più simile a un funerale, dato che l'innie di cui Irving è innamorato non vedrà mai più la luce.
Anche qui, l'amore come scatto interno, come soglia e verità insopprimibile.
E che dire di Helly R., il personaggio-grimaldello di Scissione che per primo, con il suo lento e irrequieto lavorio, inizia ad aprire porte e scardinare le certezze indotte degli altri Refiner, per puro istinto di sopravvivenza, per incapacità di adattarsi all'assurdo e all'insensato: il suo amore è amore per se stessi.
Cosa significa tutto questo, allora? Cosa ce ne facciamo dell'eresia di un'amore che si oppone al racconto normativo e alla violenza del potere?
Niente, è proprio questo il punto.
Niente perché l'esistenza stessa di questo amore, perché sia un'esistenza libera, non deve avere alcun fine, se non quello di darci qualcosa per cui lottare, imponendoci di scegliere chi siamo e chi vogliamo essere.
[A sinistra il team dei Macrodata Refiner, a destra due membri dell'Optics & Design, durante un incontro fortuito nei corridoi della Lumon in Scissione]
6. Una specie di conclusione.
AppleTV ci ha abituati a contenuti di qualità: ormai orfani di Ted Lasso, aspettiamo con impazienza la seconda stagione di Scissione, fiduciosi nella raffinatezza di una produzione che ha dato forte prova di avere un cuore grande e una direzione chiara.
Nel frattempo, potete scoprire di più sulle trame che la Lumon sta intessendo grazie a un succosissimo contenuto addizionale rilasciato dai creatori stessi della serie: The Lexington Letter.
Vi lascio con una domanda.
Sui documenti che Irving trova nel baule di casa sua, nel mondo esterno, scopriamo che ci troviamo nell'anno 2022: perché, allora, i computer assegnati ai Refiner sono così obsoleti?
Sarà forse che la vera finalità del lavoro alla Lumon, per una sorta di trasposizione dei fini, non è la produzione ma il controllo di chi lavora?
[articolo a cura di Simone Beretta]
Anche tu vorresti una Scissione per dividere il te stesso cinefilo dal te stesso lavoratore?