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Top Gun: Maverick è uno dei tanti film che hanno rimandato più volte l'uscita causa pandemia: l'occasione perfetta per venire presentato al mondo si è rivelata il 75° Festival di Cannes, un luogo dove sembra che la pandemia non sia mai esistita.
Chiarisco immediatamente il mio punto di vista: per ragioni anagrafiche sono legato al Top Gun di Tony Scott del 1986, ma ho sempre riconosciuto che non si trattasse di una pietra miliare del Cinema d'autore; gli va riconosciuta l'iconicità e lo status di cult assoluto, ma a mio avviso resta un film reazionario ed eccessivamente testosteronico, tipico del Cinema hollywoodiano degli anni della Guerra Fredda.
Top Gun: Maverick mi ha stupito in maniera positiva.
Non mi aspettavo di vedere un film che funzionasse sotto ogni aspetto, che fosse in grado di cogliere gli elementi più amati del primo film ma spostando il discorso negli anni '20 di questo secolo, con i reparti tecnici che girano a livelli altissimi tra riprese in IMAX su dei veri caccia militari e un sonoro devastante, con un protagonista ormai sessantenne ma che riesce ancora ad essere credibile nei panni del ribelle.
[Il trailer di Top Gun: Maverick]
Leggendo i titoli di testa e notando la presenza di Christopher McQuarrie tra gli sceneggiatori - Premio Oscar per I soliti sospetti e autore degli ultimi due Mission: Impossible e di Edge of Tomorrow - qualche dubbio sul fatto che avrei visto qualcosa che avrebbe funzionato a livello di scrittura mi era venuto.
Ma Top Gun: Maverick va contro ogni aspettativa e sono persuaso che riuscirà a convincere non solo gli hardcore fan del primo film, che adoreranno questo capitolo, ma anche tutti coloro che non vanno poi così matti per i film con il militare che si ribella ai superiori e poi dimostra a tutti che aveva ragione lui.
La storia di Top Gun: Maverick ricalca in molti punti quella del film originale, Miles Teller interpreta il figlio del Goose del 1986 - e la somiglianza è incredibile, complici anche i baffetti - Jennifer Connelly ricorda Kelly McGillis, ci sono i militari più alti in grado di Maverick che tentano di sedarne la voglia di spaccare il mondo e ci sono anche tanti riferimenti espliciti come la musica iniziale, il tema portante, una partita a beach football al posto di quella di beach volley e un giovane pilota (Glen Powell) strafottente e sicuro di sé come lo era l'Iceman di Val Kilmer.
E c'è anche lo stesso Val Kilmer, anche se la sua presenza nel film è un momento troppo toccante per essere minimamente spoilerato, quindi vi basti sapere che c'è.
Il film però, pur partendo per forza di cose da quello originale, riesce presto a vivere di vita propria elevandosi su un livello che il precedente a mio avviso non arrivava a toccare.
[Una delle tantissime inquadrature aeree di Top Gun: Maverick]
Le scene d'azione sono pressoché perfette, girate in maniera spettacolare ma mantenendo la geografia di movimenti e coreografie in volo grazie a un attento montaggio, e sono uno degli aspetti del film che sottolineano come sia ancora possibile girare dei grandi "blockbuster estivi" senza affidarsi a gente in costume con i superpoteri; i personaggi riescono a essere veri, tolta qualche concessione al machismo che è comunque coerente con ciò che sono, e soprattutto riescono ad emozionare veramente anche se in fin dei conti lo svolgimento del plot non nasconde niente di inaspettato o imprevedibile.
Top Gun: Maverick è divertente, entusiasmante ed emozionante, ed è tutto ciò senza mai perdere di vista il Cinema in quanto tale, quello che racconta per immagini e fa entrare nelle storie con uno stacco, una nota, un primissimo piano.
Intelligentemente la sceneggiatura decide di non dare un volto ai "nemici" del film: coloro che devono essere abbattuti non hanno nome e nemmeno nazionalità, sono solo degli obiettivi, dei velivoli e dei caschi che non lasciano minimamente indovinare a quale etnia appartengano i piloti o dove sia situata sul pianeta la zona della missione.
La Guerra Fredda è finita e, nonostante il periodo storico attuale, per Hollywood i russi non sono più i cattivi per eccellenza.
[Jennifer Connelly e Tom Cruise in una scena di Top Gun: Maverick]
Tom Cruise dimostra comunque di avere ancora il volto, il fisico e la tempra per essere un grande "oggetto da Cinema", un attore che più che interpretare i film riesce a modellarli su se stesso per muoversi abilmente all'interno della sua comfort zone fatta di adrenalina e velocità, sorrisi smaglianti e sguardi languidi con gli occhioni verdi.
Ma il suo Pete "Maverick" Mitchell funziona, perché è esattamente ciò che chiede il film.
In Top Gun: Maverick la missione che devono portare a termine i piloti è difficilissima - e si nota una frecciatina alle spiegazioni in stile Mission: Impossible - e a un certo punto lo stesso Maverick parla di "due miracoli che devono verificarsi" affinché tutto vada come deve andare.
In questo caso credo che i miracoli siano tre e il terzo è Top Gun: Maverick stesso.
Non sono poi tantissimi i sequel che arrivano dopo più di trent'anni e che riescono a omaggiare il film originale pur funzionando anche presi da soli, senza nessuna visione obbligatoria alle spalle, portando aria fresca al genere a cui appartengono, accontentando la maggioranza dei fan di vecchia data e conquistandone di nuovi.
Personalmente, pur con le dovute differenze, negli ultimi tempi mi vengono in mente Blade Runner 2049 e Mad Max: Fury Road.
Da oggi nel novero possiamo metterci anche Top Gun: Maverick.
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