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Nel 2012 mi trovavo a Los Angeles e un amico mi segnalava un'imperdibile proiezione di Enter The Void al New Beverly. In tutta onestà non conoscevo il film, ero più curioso di andare a vedere qualcosa in quel cinema d'essai la cui programmazione è curata dallo stesso proprietario della sala, Quentin Tarantino.
Enter The Void si rivelò essere un flash assurdo, un trip imperdibile.
Forse un tantino trascinato nella lunga seconda parte, ma quell'inizio raccontato in prima persona dagli occhi del protagonista con tanto di battiti di palpebre e percezioni alterate dalla droga, per di più ambientato a Kabuki-cho (il quartiere di Tokyo preferito da me e dalla Yakuza), è qualcosa di indimenticabile e mai visto prima.
In sala, più di altri film, è un'esperienza unica e imprescindibile.
Uscito dalla sala mi rendo conto che avevo già incrociato il mio cammino di cinefilo con questo bizzarro e provocatorio regista, avevo visto anni prima il controverso Irréversible, a casa, in TV, ma mi aveva indubbiamente colpito.
Era in effetti immaginato, concepito e confezionato per colpire.
Diciamo pure che al tempo, da buon cinico, avevo subodorato una certa paraculaggine dietro il suo intento artistico.
Enter the Void mi fa rivalutare completamente il tutto.
Ormai ero un fan di Gaspar Noé.
Fast forward.
Love in 3D.
Lasciatemi un attimo per sottolineare in 3D perché sono un fan della stereoscopia, quando viene usata per farci qualcosa (non necessariamente di buono o interessante).
Questo implica che ci sia un pensiero e un'idea dietro la scelta del formato, ed è ciò che conta per me.
Per l'ennesima volta vengo risucchiato nel mondo di Gaspar Noé e ne sono felicissimo.
Fast forward again.
Sono a Cannes e viene presentato Climax, che partecipa alla Quinzaine des Réalisateurs.
Mi affretto, ma la fila per entrare è lunga due isolati.
Impreco.
One more fast forward.
Finalmente Gaspar Noé è tornato in console e ieri sono riuscito a vedere il suo ultimo film in occasione del Milano Film Festival.
Sono felice e appagato.
Come accennavo prima, se ogni film ha qualcosa da guadagnare nell'esperienza di visione in sala, i film di Noé credo che vivano di una speciale simbiosi con questa modalità di fruizione.
Penso a Love visto in 3D e l'imbarazzo che provoca tra gli spettatori nascosti dietro gli occhialini o a Enter The Void e gli attacchi epilettici.
Come loro anche Climax riesce in qualche modo a destabilizzare.
Il regista sa perfettamente come catapultare lo spettatore in uno stato mentale alterato utilizzando suono e immagini per suggestionare invece che raccontare.
Il racconto c'è ma è indiretto, risultato di una concatenazione di stimoli audiovisivi, di curiosità verso i personaggi non-personaggi che si muovono sullo schermo e che condividono l'alterazione con lo spettatore.
Non voglio dire nulla di quello che succede nel film, perché ogni elemento svelato è dannoso all'esperienza e rimarrebbe comunque irrilevante.
Quello che il film riesce a suscitare non è raccontabile con le parole, ma fa parte di qualcosa di più intimo e viscerale.
È Cinema nella sua più vera concezione.
Torno un attimo sulla terra.
Il mio plauso va sicuramente al casting eccezionale, bravi tutti.
Sofia Boutella è il volto più riconoscibile in un ensemble che non predilige nessuno in particolare. Infatti non viene usata esplicitamente come "star", sebbene nell'effettivo lo sia, e questo dà alla sua performance un valore aggiunto.
Standing ovation alla fotografia dell'inseparabile Benoît Debie, con il concatenarsi di lunghi piani sequenza e situazioni di una complessità tale che non ho la minima idea di come siano state girate.
Impeccabile e geniale il montaggio curato dallo stesso Gaspar Noé.
Ogni cosa è perfettamente al suo posto, ma sono genuinamente curioso e vorrei sapere quanto del caos che si vede su schermo sia effettivamente controllato e quanto invece fosse dovuto a improvvisazione e guizzi dell'ultimo momento.
Purtroppo, sebbene invitato, il regista non è riuscito ad essere presente alla proiezione del Festival.
Sarà per la prossima volta.
Concludendo: non saprei giudicare il film, e anche rimanendo nell'ambito della filmografia di Noé non saprei dire se mi è piaciuto più o meno di altri.
E non saprei nemmeno dire se i suoi film possano essere considerati capolavori o meno.
Quello che posso dire è che credo che quello che lui aveva in mente di fare l'ha fatto.
L'esperimento è sicuramente riuscito.
In tutta onestà, nessuno dei suoi film è tra i miei film preferiti, ma Gaspar Noé ha la dote rara di riuscire a rendere lo schermo un gigantesco magnete e a risucchiarti al suo interno, e per questo ha un posto di diritto tra i miei registi preferiti.
6 commenti
Riccardo Cappelletti
6 anni fa
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Teo Youssoufian
6 anni fa
e prima di scrivere "eh ma è in inglese" guarda bene la copertina e il retro... e anche i dettagli prodotto 😉
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Marco Quilici
6 anni fa
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Riccardo Cappelletti
6 anni fa
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Niccolò Giannini
6 anni fa
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