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La trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli, tratta dall'opera di J.R.R. Tolkien, è approdata nei cinema del mondo dal 2001 con La compagnia dell'anello, seguita da Le due torri nel 2002 e Il ritorno del re nel 2003, film che con 11 Premi Oscar tutt'ora detiene il record per il maggior numero di Academy Awards vinti, a pari merito con Titanic e Ben-Hur).
A oltre vent'anni di distanza i tre film restano un caposaldo del genere fantasy e un colossal amatissimo, che deve il suo successo tanto alla trama quanto alla tecnica cinematografica di altissimo livello.
[Il trailer de Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'anello]
Diretti, co-sceneggiati e co-prodotti dal regista Peter Jackson, i film de Il Signore degli Anelli sono stati girati in Nuova Zelanda, dove si possono ancora visitare i set (fra cui la celeberrima Hobbiville).
Un primo tentativo di adattamento di adattamento cinematografico era stato fatto con il film di animazione del 1978 diretto da Ralph Bakshi, che però non ottenne il successo sufficiente a giustificare la prosecuzione della saga.
I live action del nuovo millennio, al contrario, hanno immediatamente sbancato al botteghino, al punto da portare alla produzione della trilogia prequel Lo Hobbit (2012-2014), sempre tratta dall'opera di Tolkien e con la regia di Jackson, nonché la serie prodotta da Amazon MGM Studios Il Signore degli Anelli - Gli anelli del potere.
[Gandalf interpretato da Ian McKellen ne Il Signore degli Anelli - Le due torri]
Breve sinossi per capire se la ricetta regge
Il giovane hobbit Frodo Baggins (Elijah Wood) vive una vita spensierata nella Contea.
In occasione della grande festa di compleanno di suo zio Bilbo (Ian Holm) riceve la visita dello stregone Gandalf (Ian McKellen) che scopre, dopo uno scherzo di Bilbo, che l'anello magico che possiede ha un potere molto più grande di quanto il mezz'uomo crede: si tratta infatti dell'Unico Anello, sottratto a Sauron secoli prima e da allora perduto.
Gandalf convince Frodo a partire per Granburrone, la luminosa valle dominata dal re degli elfi Elrond (Hugo Weaving), in compagnia del fedele amico Sam (Sean Astin).
In breve si aggiungono, ignari di tutto, Merry (Dominic Monaghan) e Pipino (Billy Boyd) e i quattro arrivano alla locanda del Puledro Impennato, dove dovrebbe attenderli Gandalf... che però non arriva.
Insieme al pericolo, per loro fortuna, li attende Aragorn (Viggo Mortensen), erede al trono in esilio che decide di scortarli; il viaggio verso il rifugio degli elfi si rivela molto più arduo del previsto e Frodo vi giunge gravemente ferito.
Nonostante tutto, quando appare evidente che l'anello deve essere distrutto nelle stesse fiamme che l'hanno forgiato, Frodo si offre di compiere il viaggio.
Ad accompagnarlo, oltre agli altri tre hobbit, saranno Aragorn, Gandalf, l'elfo Legolas (Orlando Bloom), il nano Gimli (John Ryes-Davis), e Boromir (Sean Bean), figlio del Sovrintendente di Gondor.
Saranno la compagnia dell'anello e nelle loro mani verrà posta la libertà dell'intera Terra di Mezzo.
[La compagnia dell'anello pronta a lasciare Granburrone nel primo capitolo della saga de Il Signore degli Anelli]
La costruzione di un'epica moderna
Per Il Signore degli Anelli Tolkien attinge a piene mani dalla mitologia nordica, a cui riesce ad aggiungere un numero impressionanate di elementi originali, fra cui nuove creature (come hobbit e huruk-hai) e intere lingue, di cui l'autore ha inventato grafica e fonetica.
Nonostante la sceneggiatura finale si distacchi in vari punti dall'opera originale - scelta all'epoca criticata dai fan accaniti dell'autore - resta fondamentalmente fedele allo spirito, bilanciando elementi appartenenti alla narrazione ancestrale con altri connessi al racconto moderno.
L'eroe inaspettato, il sacrificio nel nome del bene collettivo, la ricorrenza di numeri come il 3, il 7 e il 9 (presenti nelle leggende da millenni), i meccanismi narrativi che dominano l'arte della narrativa sin dalla mitologia greca, incontrano ne Il Signore degli Anelli delle riflessioni su etica e morale, ma anche delle metafore sulle guerre contemporanee e la politica del XX secolo.
Un altro grande collegamento con la mitologia classica riguarda l'aspetto esteriore dei personaggi.
Da tempo immemore, infatti, i "buoni" delle storie vengono descritti come bellissimi: si pensi ad Achille o banalmente alle bellissime principesse delle favole, agli incantevoli cavalieri senza macchia che fronteggiavano streghe e matrigne brutte e cattive.
Il nostro inconscio si è così assuefatto ad associare l'idea di bellezza a quella di bontà e questo aspetto è particolarmente evidente in storie come Il Signore degli Anelli, in cui i campi di battaglia vedono schierati elfi di bellezza eterea contro orripilanti orchi e creature mutanti dai denti marci.
Anche per questo il tradimento di Saruman il bianco (Christopher Lee), il colore che identifica la purezza, arriva inaspettato e più la sua anima si macchia, più scuro diventa il suo mantello.
La comunicazione a livello inconscio passa qui, come in ogni film e serie TV, anche dalla colonna sonora, opera magistrale del compositore Howard Shore.
Come altre saghe - due fra tante: Star Wars e Harry Potter - Il Signore degli Anelli ha una colonna sonora multitematica, in cui diversi temi principali si susseguono per l'intera durata della saga, con variazioni di orchestrazione arrichimenti orchestrali.
Ogni tema è associato a un luogo o un personaggio, così da introdurlo a pochi istanti dal suo ingresso in scena infondendo immediatamente uno stato emotivo.
Il tema della Compagnia, ad esempio, con toni maggiori e una predominanza di ottoni, rievoca forza, tenacia, oltre a ricordare marce e battaglie.
Il tema degli elfi, cui somiglia anche quello di Aewen e Aragorn, è costituito invece da note melodie molto più lunge e cristalline, riprese anche dal brano May It Be di Enya, composto per la colonna sonora del primo film.
[May It Be, singolo di Enya parte della colonna sonora de Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'anello]
La tecnica cinematografica è un altro tassello che contribuisce alla costruzione di un'epica moderna.
A più di vent'anni dall'uscita in sala, infatti, Il Signore degli Anelli è ricordato per gli effetti visivi di altissimo livello, frutto del lavoro di Weta FX e Weta Workshop, società di cui è fondatore tra gli altri anche lo stesso Peter Jackson.
Il lavoro degli effettisti arriva a un grado di precisione tale da trasformare gli attori fino a renderli irriconoscibili (basti pensare a Andy Serkis nei panni di Gollum) e di mettere in scena grandi battaglie "on location" costruite solo con modellini, riprendendo gli attori su set ricostruiti e con l'ausilio del greenscreen imprimere le azioni sui modellini.
La cura nei dettagli della saga de Il Signore degli Anelli inizia però molto prima, già nella ricostruzione dei set: l'attenzione posta nella realizzazione dei costumi (anche quelli forgiati su misura affinché rispecchino i diversi popoli, dalla seta elfica alla lana grezza dei mantelli degli hobbit), dei gioielli, delle protesi e delle parrucche di scena.
Ogni elemento ne Il Signore degli Anelli è volto a far crescere l'incredulità, l'immersione nella narrazione, la verosimiglianza di un mondo di invenzione.
Un'attenzione a tutti gli aspetti che convoglia nella creazione di una nuova epica, un racconto che dietro la precisa costruzione di un mondo si dimostra in grado di appassionare il pubblico di ogni età per la forza del messaggio che porta con sé.
[Aragorn e Arwen ne Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'anello]
Se fossi una ricetta: i Lembas di Lothlòrien
Così come ogni ricetta sapientemente costruita aggiunge una gran varietà di spezie ed elementi che vanno ad arricchire, senza mai sovrastare, l'ingrediente principale, così la saga de Il Signore degli Anelli si arricchisce di linee narrative secondarie che accompagnano il viaggio di Frodo verso Mordor, senza mai prendere il sopravvento sull'obiettivo finale.
Fra le più memorabili si trova sicuramente la nascita dell'amicizia fra Legolas e Gimli, che supera la secolare avversità fra elfi e nani e funge da stacco comico peperito nei momenti di maggior tensione.
La storia d'amore fra Aragorn e Arwen (Liv Tyler) aggiunge poi il giusto grado di dolcezza, riportando il racconto al livello di favola eterea e romantica.
La ricchezza dei popoli che abitano la Terra di Mezzo si rispecchia anche nelle diverse abitudini alimentari, che a loro volta offrono uno spaccato sul loro stile di vita: il cibo è presente per tutto l'arco della storia come elemento evocatore di ricordi, accompagnamento ai momenti di festa, necessità da soddisfare nei momenti più duri.
Pochi sono i piatti totalmente inventati: quale che sia il contesto, molte delle pietanze somigliano a cibi popolari in Europa e in particolare in Inghilterra, sia all'epoca di Tolkien che in tempi più antichi.
Diversi libri sono stati pubblicati per chi volesse cimentarsi in cucina con le ricette di questo mondo, suddivise per popolo, regione e occasione di consumo: fra i più recenti, Le ricette dal mondo di Tolkien di Robert Tuesley Anderson (Demetra Editore, 2022) e Il Signore degli Anelli - Il libro di cucina (Salani Editore, 2023).
Se nelle corti degli uomini appaiono banchetti molto simili a quelli medievali del mondo reale, al punto che le immagini non si dilungano nelle riprese delle tavole imbandite, il discorso cambia per gli altri popoli delle schiere dei buoni (di cosa di nutrano orchi, huruk-hai e maghi oscuri non è chiaro... forse sangue dei nemici e sete di violenza).
I nani, creature del sottosuolo, ricorrono a cibi che evocano la terra: barbabietole conservate e birra scura, radici e selvaggina, spezie per conservare e dare sapore.
Le pietanze degli elfi, invece, sembrano riflettere il loro millenario e misterioso passato: ricette magiche, complesse ed eteree, dal sapore paradisiaco e dalle doti inimmaginabili, come i Lembas (o Pan di Via) per la loro praticità in viaggio dato che, oltre a deliziare il palato, un pezzo riempie lo stomaco per un intero giorno di marcia.
[Merry e Pipino trovano una dispensa ben fornita e abbandonata ne Il Signore degli Anelli - Le due torri]
Sono però gli hobbit i re indiscussi della gastronomia della Terra di Mezzo.
Creature dedite alla dolce vita, alla festa e ai piaceri conviviali, gli hobbit fanno svariati pasti al giorno fra colazioni, spuntini, pranzi e cene, innaffiate da birra chiara a mezze pinte.
La tavola è per loro sinonimo di dolcezza, benessere, felicità: basti pensare a quanto il suo ricordo si tinge di nostalgia nelle parole di Sam, che in viaggio verso Mordor ricorda il coniglio arrosto e le patate al burro e in punto di morte pensa che non mangerà mai più lo stufato (oltre a rimpiangere, a pari livello, di non aver mai dichiarato il proprio amore a Rosa...)
Eppure il cibo più adeguato a rappresentare la saga de Il Signore degli Anelli sono proprio i Lembas, unica fonte di sostentamento di Frodo e Sam nel loro viaggio verso il Monte Fato.
Descritti come "dolci estremamente sottili, di farina infornata, bruni all'esterno, ed all'interno d'un bianco cremoso", la loro ricetta è segreta e si perde nei millenni passati del popolo immortale. Estremamente nutrienti, possono essere conservati immutati per diversi mesi avvolti in foglie che ne facilitano il trasporto: proprio questa loro natura, mistica quanto pratica, rispecchia i film.
Il Signore degli Anelli, infatti, può facilmente apparire a uno sguardo superficiale come una semplice saga fantasy, il cui eroe parte per un'avventura e termina il viaggio lì da dove è partito.
[Sam spezza il Pan di Via nel viaggio verso Mordor ne Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re]
La crosta tuttavia racchiude un dolce assai complesso, dove diversi ingredienti si mescolano alla perfezione rinforzandosi a vicenda.
Epica, filosofia, valori morali, metafore politiche e religiose, tradizione folkloristica, la grande lotta fra Bene e Male, destino e autodeterminazione coesistono in un preciso equilibrio che porta a una storia eterna.
Tant'è vero che la saga de Il Signore degli Anelli spesso è apprezzata anche dai non amanti del genere, che non possono negare la profondità della narrazione in un genere cinematografico che si collega generalmente a un pubblico giovanissimo.
Un mix sapiente, che se da un lato risveglia e dà forza al desiderio di giustizia morale, dall'altro porta a desiderare sempre un morso in più, fino a condurre a una conclusione tanto dolce e malinconica quanto reale.
E alla certezza che, anche se non se ne distinguono chiaramente tutti gli ingredienti, non si proverà mai più un cibo così pieno e appagante.
*Per i più temerari che amano i fornelli: la ricetta dei Lembas probabilmente è davvero conosciuta solo da Galadriel come si dice nel romanzo, perché se ne trovano infinite versioni su web e libri... e non tutte portano a buoni risultati.
Chi volesse cimentarsi tenga a mente che non si tratta proprio di biscotti dietetici, non per niente davano energia per un'intera giornata!
Si possono preparare impastando 200 g di farina 00, 100 g di farina di mandorle, 125 g di burro, 3 grossi cucchiai di miele, 2 tuorli, un pizzico di sale, un pizzico di lievito, acqua di fiori d'arancio.
Una volta impastato tutto, far riposare una mezz'ora prima di ricavare dei quadrati spessi circa 3 mm, da cuocere 10 min a 200° C.
Niente di simile al cibo idilliaco della Terra di Mezzo, ma comunque degli ottimi dolci per accompagnare una bella maratona cinematografica, magari accompagnati da idromele o cioccolata calda del Vecchio Took!
Non vi abbiamo mai presi in giro con clickbait e bufale, perché vi rispettiamo: crediamo che amare il Cinema significhi anche amare la giusta diffusione del Cinema.