#FromJapanwithLove
Ebbene sì, è arrivato il momento tanto atteso: robot giganti, scenari apocalittici, giganteschi mostri alieni come nemici, un gruppo di eroi adolescenti, filosofia, religione, cultura, psicologia e chi più ne ha più ne metta: signore e signori, oggi parliamo di Neon Genesis Evangelion.
Shinji Ikari, quattordicenne, viene convocato dall’organizzazione segreta NERV, comandata dal padre Gendo.
A Shinji verrà chiesto di pilotare un enorme robot chiamato EVA per combattere dei misteriosi mostri chiamati angeli.
Lo scopo di questi angeli è quello di scatenare un evento conosciuto come Third Impact, con l'obiettivo di spazzare l'umanità dalla faccia della Terra.
Insieme ad altri piloti, Rei Ayanami e Asuka Langley, e sotto la guida di Misato Katsuragi, Shinji e l'umanità cercheranno di fare il possibile per sconfiggere il nemico.
Fino a qui, tutto bene. Neon Genesis Evangelion spiegato così sembra il classico anime di genere mecha, come lo sono stati altri anime del passato: Gundam, Mazinga, Ufo Robot, Escaflowne.
Eppure, fin dalla sua uscita nel 1995, il masterpiece di Hideaki Anno ha alterato completamente l'industria dell'animazione giapponese.
Che lo si veda come una creazione geniale, o che lo si consideri sopravvalutato, è però innegabile il fatto che Neon Genesis Evangelion sia stato capace di superare i limiti imposti dal format anime, raggiungendo livelli di fama difficilmente conseguiti da altri.
Poche, pochissime, produzioni nella storia dell'animazione giapponese sono state studiate e psicoanalizzate come Evangelion.
L'anime può essere visto come un classico di avventura sci-fi, come una satira del genere stesso, una parabola sul passaggio dall'età adolescenziale a quella adulta e uno studio sulla insicurezza e solitudine del mondo adulto.
Tutto questo è anche abbastanza visibile durante tutto lo scorrimento della storia.
I primi episodi quasi nascondono la vera natura di Neon Genesis Evangelion, facendolo sembrare un'altra delle semplici entrate nel mondo dei grandi robot guidati da ragazzini che combattono per salvare il mondo, (sì: è pieno, c'è letteralmente un mondo pieno di anime così) ma a poco a poco diventa chiaro come la storia si trasformi, tra colpi di scena e segreti che verranno alla luce, fino appunto a focalizzarsi sulla psiche di Shinji, il protagonista, sulla sua fragilità, le sue paure, i suoi problemi.
Un'altra grande differenza rispetto ad altri anime dello stesso genere è sicuramente l'inserimento degli aspetti religioso e psicologico all'interno della storia.
Il racconto di Neon Genesis Evangelion prende infatti spunto da molte storie della religione cristiana, della cabala ebraica e dell'ebraismo ortodosso.
Si parla dell'Albero della Vita, che nella cabala rappresenta le dieci leggi dell'universo, si richiama la lancia di Longino (la lancia che trafisse Gesù nel costato quando fu crocifisso), i Re Magi, e le Pergamene del Mar Morto.
Alcuni dei personaggi principali sono vere e proprie analisi di alcuni dei più famosi concetti freudiani e di psicologia in generale.
Si parla di schizofrenia, di disturbo della personalità, del complesso di Edipo, della fase orale e di libido.
E se proprio non siete interessati al lato filosofico-religioso-psicologico, ci sono sempre le innumerevoli battaglie dei robot, animate alla perfezione, con uno stile del tutto originale e innovativo, dove si mischia brillantemente disegno a computer grafica, effetti speciali, utilizzo di flashblack, bianco e nero, dove il montaggio accellera o rallenta.
Come è possibile, direte voi, riuscire ad affrontare in 26 episodi tutti questi temi?
Unirli ai combattimenti tra robot e alieni?
Beh, non è stato proprio del tutto possibile, ed è qui che finalmente parliamo del punto focale di tutto l'anime, il suo creatore: Hideaki Anno.
Anno viene riconosciuto per il suo talento quando prende parte alla realizzazione di Nausicaä della Valle del vento, film di Hayao Miyazaki del 1984.
Negli anni successivi Anno fonda, insieme ad alcuni ex compagni di università, lo studio Gainax (Il mistero della pietra azzurra, Le situazioni di Lui e Lei, Abenobashi, Gurren Lagann).
All'interno dello studio Anno realizza e dirige gran parte delle produzioni dello studio, tra cui appunto la celebre serie Nadia - Il mistero della pietra azzurra nel 1991 e ovviamente Neon Genesis Evangelion nel 1995.
Dopo la fine di Nadia Hideaki Anno cade in uno stato di depressione acutissimo, che dura per tutto il periodo di quattro anni fino all'inizio della realizzazione di Evangelion.
Durante la realizzazione dei 26 episodi, che avviene settimana per settimana, gli interessi principali e i temi della serie cambiano, si ampliano ed evolvono, di pari passo ai cambiamenti e alle evoluzioni che avvengono nella vita e nel pensiero del creatore stesso dell'anime.
Da amante del genere mecha, Anno crea la base, ma durante l'evoluzione della storia decide di riversare tutto se stesso, le sue angosce, le sue paure, la sua depressione, una vera e propria auto-terapia, per salvare non solo l'umanità nell'anime, ma se stesso nella vita reale.
Per la natura dei due episodi finali, Anno ricevette numerosissime lettere dai fan di Neon Genesis Evangelion, tra chi lo ammirava per la scelta presa e ha adorato la serie, a vere e proprie minacce di morte.
In Giappone si scatenò un vero e proprio caso mediatico che polarizzò l'intera nazione.
Per rispondere alle innumerevoli richieste nazionali e internazionali, oltre che all'ira dei fan che si sentivano traditi come se non avessero avuto tutte le risposte alle loro domande circa la storia di Evangelion, la casa di produzione e Anno pubblicarono due film: Death & Rebirth - una specie di riassunto di tutta la serie con qualche sequenza inedita - e The end of Evangelion, con uno sviluppo finale completamente diverso.
È incredibile pensare che nel 1996, prima dell'invasione dei social media, del caso Sonic, dell'interesse morboso per serie TV come Game of Thrones, una casa di produzione sia stata quasi costretta a questi pubblicare nuovi contenuti per sedare le polemiche dei fan.
Lo so: siamo partiti con una storia che sembrava delle più semplici e guardate dove siamo arrivati.
Ma non è un caso che questo sia l'ottavo articolo della rubrica.
Neon Genesis Evangelion è un “must-see” dell’animazione giapponese ma non è per tutti, e non può essere visto se non si ha un minimo di preparazione prima, allo stesso modo come non si può imparare a leggere partendo da un libro di Fëdor Dostoevskij.
La notorietà di Neon Genesis Evangelion è unica nel suo genere e l'anime è sicuramente uno dei simboli dell'animazione anni '90, considerato al pari di opere come Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki o Ghost in the Shell di Mamoru Oshii.
Il suo notevole impatto sul mercato, ma anche sulla cultura di massa giapponese e internazionale, ha permesso a molte persone di riconsiderare il valore culturale dell'animazione, quasi sempre visto come un genere di seconda categoria.
Esiste un pre e un post Neon Genesis Evangelion.
Un fenomeno così ampio da cambiare le carte in tavola, da essere ispirazione per registi del calibro di Wes Anderson e Makoto Shinkai (Your Name.), da eliminare le stigmate alla sub-cultura otaku, fan accaniti di anime, finalmente visti come semplici amanti di un genere artistico.
Parafrasando proprio le parole del suo creatore, Neon Genesis Evangelion è un puzzle: ognuno può guardarlo e può trarne le sue interpretazioni, ogni persona ha la possibilità di pensare da solo e poter immaginare come vuole il proprio mondo.
“Anywhere can be paradise as long as you have the will to live.
After all, you are alive, so you will always have the chance to be happy.
As long as the Sun, the Moon, and the Earth exist, everything will be all right."
“Il paradiso è ovunque, fino a che hai la volontà di vivere.
Dopo tutto, sei vivo, quindi avrai sempre la possibilità di essere felice.
Fino a che il Sole, la Luna, e la Terra esisteranno, tutto andrà bene.”
Yui Ikari