#SuldivanodiAle
Nel corso del 2018 mi sono innamorato di una serie televisiva che mi ha colpito proprio per la capacità del suo autore di utilizzare il linguaggio folle, fresco e dinamico di certo fumetto (si parla di un tvcomics... si dice?) per creare un hardboiled sotto sostanze psicotrope, sfornando quell'elemento unico e scanzonato chiamato Happy!.
La poetica di Grant Morrison aveva finalmente portato sul piccolo schermo un prodotto di puro intrattenimento capace di non prendersi sul serio, che non aveva intenzione di vendersi per più di quello che era e in grado di sfruttare i nuovi ed evoluti mezzi del linguaggio televisivo e delle sue possibilità produttive.
Aveva inoltre fatto capire allo spettatore quanto l'intrattenimento non debba obbligatoriamente passare per la sciatteria del racconto, con effetti speciali utilizzati al solo fine di creare uno spettacolo pirotecnico e come i deliri di un uomo piegato dai suoi demoni non debbano unicamente prendere la via del dramma, deviando verso l'azione, la violenza esplicita e viaggiando in linea di massima sul filo dell'assurdo e del sopra le righe, rendendo l'intera narrativa leggera, esilarante, stimolante per le sue iperboli da fumetto ma mai stupidamente trash.
Happy! aveva finalmente portato in televisione i lati più interessanti della nuova narrazione da fumetto, quella che il Cinema ha trovato funzionale - ma non così di massa - quando ha prodotto Kick-Ass o Kingsman.
Il pregio più grande di quella serie era stato il discostarsi dalla seriosità, a volte noiosa e stucchevole, di alcuni tvcomics Netflix e di quella continua offesa all'intelligenza dello spettatore che rappresentano molti prodotti Warner Bros.
[Christopher Meloni è Nick Sax, il protagonista di Happy!, impegnato in una conversazione con... l'amico immaginario di una ragazzina]
Eppure, quando è arrivato Titans, ho pensato di vedere la luce in fondo al tunnel.
Il supereroe in televisione poteva anche non essere incredibilmente sdolcinato, infantile, teen, inutilmente ridondante e scritto e messo in scena con delle brutture inconciliabili con l'idea che queste possano essere portate al pubblico da dei cosidetti "professionisti".
Siamo seri: molte puntate di The Flash o Gotham (vi ho parlato già in precedenza di questo show) fanno davvero pensare che quelle sceneggiature siano direttamente uscite da sceneggiatori da fumetto anni '60, completamente disconnessi dal presente e ancorati a archetipi narrativi desueti, o da scribacchini della peggiore serialità anni '90.
Titans provava invece a dare una lettura più centrata al supergruppo DC, basando l'intero plot sull'incontro tra alcuni dei membri fondatori e costruendo la narrazione di un supergruppo di serie b dal personaggio di serie b per eccellenza: Robin.
Il ragazzo meraviglia è la quinta essenza della spalla, quella che Joker scherzando arriva a chiamare "il ragazzo ostaggio", e la sua crescita e voglia di emancipazione, alla ricerca di un suo posto fuori dalle trame di un ombra ingombrante, lo aveva portato a essere Detective Dick Grayson di giorno e vigilante di notte, rimanendo pur sempre legato al simbolo e al nome di Robin.
[Dick Grayson e Jason Todd, due generazioni di Robin a confronto]
Il complesso di Dick era il punto di partenza di una storia riguardo gli emancipati, gli ultimi, maschere che creano solo guai e sono frutto di persone rotte e portano la maledizione di creare una nuova forma di bilanciamento per la quale a una forza del bene così forte deve organicamente contrapporsi un male altrettanto forte.
Titans era violenta, cruda, Dick Grayson era un buono con le nocche sporche di sangue e la rabbia dentro il petto e i comprimari erano bimbi sperduti in cerca di un mentore che non fosse il Bruce Wayne cancellato da Batman, ma un uomo ancora tale, capace di un'umanità differente e ancora collegato al suo nome e al suo non essere una maschera a mangiare l'uomo che ci sta sotto.
Una serie ben fatta, quadrata, ben raccontata e che contrariamente a quelle Netflix non cercava di ingannare lo spettatore con un eccessivo compassamento del mito supereroistico, marcando sì i toni adulti ma tenendo ben presente il mito del supereroe e l'esigenza di mostrarne le gesta.
Titans, nel raccontare la genesi del super gruppo, si fondava sui suoi protagonisti proponendo non propriamente un villain da sconfiggere ma costruendo più che altro una storia di origini.
La prima stagione aveva dei limiti, conteneva delle rifiniture da apportare ma era pur sempre una buona serie, di discreto intrattenimento e i cui confini del "cosa vogliamo raccontare" erano ben definiti.
Sostanzialmente, quella prima stagione, la consiglio ancora, perché è pregevole.
[Jason Todd in un poco convincente inizio di stagione che chiosa la precedente e introduce la nuova... ma male]
Quando è stata annunciata la seconda stagione, l'arrivo di Deathstroke e l'introduzione del personaggio di Bruce Wayne, interpretato da Iain Glen, non potevo che essere più contento.
Eppure, ancora una volta, la televisione ci ha tradito voltandoci le spalle e ricadendo in tutti quegli errori tipici del piccolo schermo e che hanno condannato all'oblio o alla morte prematura molti prodotti interessanti.
La seconda stagione di Titans parla di un enorme numero di cose, introduce molti nuovi personaggi e cerca di approfondirne altri, come quello di Jason Todd (aka il nuovo Robin), portando in primo piano il contrasto di Dick Grayson con la figura di Robin, con quella di Bruce Wayne e con l'idea dietro la creazione dei Titans, opponendogli un nemico pericoloso perché sì.
[Il Bruce Wayne di Titans è assurdo, sopra le righe, eppure ha un paio di momenti ben ideati e ben messi in scena per la tv... ruba la scena!]
La seconda stagione ha il terribile difetto di avere delle buone idee ma di sprecarle in una narrazione caotica, mettendo insieme eventi che per ritmo e per tema non riescono a trovare una coesione funzionale, dilatando e accorciando i tempi della storia a piacere, spaziando da personaggio a personaggio senza davvero emalgamare il tutto al contesto generale, mescolando maldestramente molti temi che, in realtà, non hanno quasi nulla a che vedere l'uno con l'altro.
Titans diventa artificioso, gli stessi interpreti a volte sembrano sperduti, i personaggi che interpretano vengono accantonati e ripescati nella spazio di alcune puntate, la linea narrativava va sempre più a sfaldarsi e i contrasti dei singoli personaggi e del rapporto costruito tra di loro è debole, senza appiglio alcuno verso l'interesse dello spettatore e alcune situazioni archetipiche si ripetono quasi all'infinito.
La serie sembra avere il problema della vecchia TV alla costante ricerca di colpi di scena atti a tenere vivo l'interesse del pubblico, ma dando all'intero plot una qualità da soap opera di quart'ordine, dimenticando di dare spessore a qualsiasi evento e cercando di costruire istantanee ma mai una storia corale che sia davvero tenuta in vita dalle piccole trame secondarie, che sia accattivante e d'impatto.
[Sì, c'è spazio anche per Superboy... anche lui raccontato un po' come viene e introdotto con il burro e tanta voglia di farcela]
Titans risulta sciatto nella narrazione come serie TV, come tvcomics, come opera d'intrattenimento in generale e spreca una production value davvero preziosa in combattimenti maldestramente ripresi, e spesso anche montati, scadendo anche dal punto di vista tecnico e visivo.
Titans è lo specchio di quella televisione anni '90 e primi 2000 che perdeva di vista il suo punto di partenza e, crimine ancora peggiore, non riesce a prendere nulla della dialettica fumettistica per trovare un corrispettivo o un'alternativa utile al racconto per immagini.
Eppure il serial non è tutto da buttare e lungo tutta la stagione spicca l'espiodio intitolato Bruce Wayne, nel quale il contrasto allucinogeno tra Dick Grayson e Bruce Wayne va fuori scala e nel diventare assurdo omaggia il personaggio nelle sue incarnazioni più iconiche (compreso quello di Adam West) e crea una visione ambigua del milionario.
[Questo personaggio è... scusi! Garzone! Abbiamo finito il burro!]
Titans trova il suo meglio nella production value e nella rappresentazione di un Bruce Wayne inedito, per certi versi strambo, ma si perde nel dipanare una storia che davvero non ha nessun mordente e sembra quasi costruita senza sapere dove andare, con un villain interessante ma mal impiegato e dimenticando completamente di raccontare il lato supereroistico della vicenda e soprattuto di saperla inquadrare con gusto.
In conclusione, la seconda stagione di Titans è forse una delle più grandi delusioni della stagione e una brutta televisione, dimostrazione di come la TV stia facendo fatica a creare un intrattenimento leggero.
Titans Titans Titans Titans Titans