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Au hasard Balthazar: gli occhi di un asino sull'umanità

Bresson dipinge un affresco crudele sugli esseri umani con un film ancora oggi innovativo

Bastano pochi film di Robert Bresson, soprattutto focalizzandosi nella sua produzione negli anni '60, per capire quanto la sua cinematografia vanti dei tratti forti e coraggiosi, anti-commerciali e una poetica irripetibile che fanno di lui una pietra miliare del cinema internazionale.

 

Ne è la dimostrazione questo Au hasard Bathazar, risalente al 1966, in cui una riflessione totalizzante sull’esistenza, dalla nascita alla morte viene affidata al muso nero e peloso - ad eccezione di una macchia bianca - dell’ asino Balthazar, i cui occhi grandi e profondi sono lo specchio dei rapporti di forza animaleschi che gli esseri umani ribadiscono con sadismo.

 

 


L’asino Balthazar è l’umanità ma non è un uomo: viene battezzato, amato, accarezzato, poi lavora, viene abbandonato, sfruttato, ha a che fare con i più disparati uomini, rappresentazioni a volte feroci a volte pietose dei peccati capitali e, alla fine, muore.

 

D’altra parte la sua natura animale non ci permette di immedesimarci in lui, spingendoci ad identificarci nei carnefici: tramite gli occhi dell’asino guardiamo a noi stessi.

 

Marie, la bambina con cui l’asinello cresce - interpretata da una giovanissima Anna Wiazemsky - è sua “sposa” e simbionte: insieme rappresentano una minoranza in un mondo crudele nel quale l’innocenza viene strappata con forza e ripudiata.

La sorte di entrambi sarà l'infelicità. 

 

 

 

 

 

L’asino di Bresson e L’idiota di Dostoevskij


Bresson studia Dostoevskij e lo ripropone, lo scompone, lo traspone frammentato in pellicola, riuscendo a liberarsi dalla maestosità dello scrittore russo e ad utilizzare al massimo delle sue potenzialità il mezzo filmico.

De L’idiota rimane lo spirito ma Au hasard Balthazar è, a tutti gli effetti, un’opera originale di Bresson, fatta di immagini più che di parole.

 

L’asino si spoglia dell’umanità di Myškin perché ovviamente, in quanto animale, non subisce le conseguenze della sua mancanza di coraggio ma come il principe la sua incapacità di stare a galla nelle acque torbide del mondo risale ad una sofferenza atavica.

 

I due sono idioti perché non riescono a piegare la propria purezza e finiscono per farsi carico del dolore non solo proprio ma dell’intero mondo: è un dolore senza egoismo, un dolore santo.

 

L’intuizione geniale di Bresson è aver semplificato, scarnificato, la figura dell’idiota, grattandone tutte le caratteristiche accessorie e lasciandone solo la santità: allorché è lecito chiedersi se Au hasard Balthazar sia un’agiografia in immagini o un documentario su un mondo perverso ripreso dalle lenti lucide degli occhi di un asinello.

 

È improbabile trovare una risposta univoca, in una matrioska di significati, di richiami e di ammiccamenti al cristianesimo, alla filosofia, alla letteratura. 

 

 

 

 

L’asino e Cristo


Di nuovo a paragone con il principe Myškin l’asino del regista francese non è altro che una rappresentazione moderna e antieroica di Cristo.

 

 

L’animale, pur venendo a contatto con la malignità del mondo, non perde la sua purezza così come il figlio di Dio non dubita mai della sua missione, rinunciando ad una situazione di stabilità e comodità e rendendosi dunque martire.

 

Non è dunque il miracolo a rendere grandi, ma rimanere costantemente e cocciutamente leali.

Il calvario non è soltanto la crocifissione ma la stessa vicinanza perenne di corrotti e peccatori e l’accettazione della loro presenza velenosa nella propria vita.

L’asino è martire e salvatore.

 

Persino la madre di Marie lo definisce “santo”. 

 

 

 


La simbologia dell’asino


L’asino è uno degli animali più complicati da analizzare.

Innanzitutto perché ha avuto a che fare con buona parte delle culture antiche.

 

Spesso è stato raffigurato negativamente, innanzitutto per la sua proverbiale cocciutaggine e per la stupidità, ma a volte anche come simbolo del male, come nel caso della cultura egizia in cui questo animale e direttamente associato a Seth, dio del caos.

 

La suddetta proverbiale cocciutaggine può essere considerata come una cattiva interpretazione del fatto che è difficile forzare un asino a fare qualcosa che contrasta il suo istinto di conservazione; le bastonate e i lavori svolti sono quasi sempre spropositati rispetto al magro pasto richiesto dall’animale. In realtà l’altra faccia della medaglia del suo “brutto carattere” è una grande pazienza.  

 

Sicuramente la rappresentazione dell’asino più interessante nella cultura classica è quella ne Le Metamorfosi di Apuleio, unica testimonianza del romanzo latino insieme al Satyricon di Petronio, dove Lucio, dopo essere stato trasformato in asino, dovrà affrontare diverse peripezie prima di tornare alla sua forma originale. 

 

 



Volendo sono diverse le analogie tra l’asino Balthazar di Bresson e Lucio di Apuleio.

 

Innanzitutto Bresson riprende lo schema “avventuroso”: entrambi gli asini infatti sono destinati a percorrere un percorso, osservando esterni le contraddizioni dell’umanità, venendo a contatto con tipologie umane diversissime tra loro, vengono oltraggiati come elementi deboli della società.

 

Lucio, nei panni dell’asino, guarda dall’esterno le assurdità degli umani.

 

In questo senso sono entrambe opere di formazione, i cui avvenimenti sono funzionali alla catarsi.

Chiaramente le due storie, per quanto impostate in modo incredibilmente simile, finiscono per prendere strade diverse e lo snodo del bivio è la religione. 

 

Lucio, liberato dal peccato e tornato, viene iniziato ai misteri di Iside e Osiride.

La scelta dell'asino infatti è legata anche alla contrapposizione tra l'oscurità della ragione e l'illuminazione, l'animale è simbolo di stoltezza. 

 

 



D'altro canto in Au hasard Balthazar, l'animale muore tra le pecore (da sempre rappresentazione dei fedeli), ed è senza ombra di dubbio una rappresentazione cristiana e il più illuminato tra tutte le creature, a prescindere dalla sua ottusità.

 

Non è necessario dunque perdersi in altre congetture: l’asino è una figura cristotelica.

 

D’altra parte è lecito chiedersi: la scelta di questo animale è casuale o è frutto di una scelta ponderata? 

Sono molte le citazioni bibliche all’asino.

 

Uno dei motivi principali è il fatto che da sempre sono stati animali fondamentali nell’economia.

 

A differenza dei cavalli, cavalcatura dei re e strumenti fondamentali in tempo di guerra, gli asini vengono impiegati in tempo di pace. Animale da lavoro, simbolo di fatica, è molto presente nella Bibbia.

 

La domesticazione dell'asino è stato un momento importante nello sviluppo delle società pastorali trasformando in maniera decisiva i sistemi di trasporto e permettendo dunque la fondazione delle prime città in Africa e in Asia.

 

Uno dei primi casi in cui è riportato è nel Libro dei Numeri (il quarto libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana) dove la ciuchina del profeta Balaak è l’unica a vedere l’angelo mandato da Dio.

 

L’animale dunque percepisce le parole divine prima ancora del profeta.

 

 

 

 

Seppure alcune volte venga descritto come una cavalcatura nobile come reminiscenza della cultura dell’Estremo Oriente, molto più spesso l’asino è compagno degli ultimi e degli umili.

 

Nei Vangeli in occasione dell’ultima Pasqua Gesù si recò a Gerusalemme su un asino.  

 

Questo episodio importantissimo è stato rappresentato in diverse opere d’arte, ricordiamo tra queste un affresco di Giotto, facente parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova.


Molto più immediata è l’associazione tra la nascita di Gesù, il bue e l’asinello.

 

Questa rappresentazione è sostanzialmente un falso: infatti, nonostante l’associazione tra la mangiatoia e l’asino sia sostanzialmente immediata, in realtà la presenza dell’animale non viene mai esplicitata.

  

 

 

 

L’asino Balthazar rimane ancora un personaggio unico nel mondo del cinema. 

 

È a tutti gli effetti protagonista di un intero film, nella sua essenza animalesca e simbolica.

 

Infatti, se pensiamo ai film in cui gli animali sono protagonisti, è indubbio che vengano sottolineate le somiglianze tra essere umano e animale per catalizzare il processo di empatia e immedesimazione. Inoltre molto spesso, come si vedrà in questa rubrica, l’animale diventa mezzo per esplicitare un concetto.

 

 

D'altro canto l'asino in questo caso l’asino è sia mezzo sia protagonista, inoltre è proprio la distanza e la differenza tra noi e l’animale ad assumere un’importanza insostituibile.


Ed è questo che rende speciale Au Hasard Balthazar.

Chi lo ha scritto

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2 commenti

Lorenza Guerra

6 anni fa

Ora mi fai commuovere

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Charlie Shield

6 anni fa

Lo studiavo giusto pochi mesi fa. Spettacolare

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