#Goodnight&Goodluck
Goodnight and Goodnight, amici della notte.
Credevo che questa fosse una rubrica, invece è un pensatoio.
Sul pannello di sughero appeso nella mia cucina c’è appuntato un volantino.
“Al Noor, rosticceria indiana, il gusto che non dimenticherai”, dice.
Se ne sta lì, inchiodato come un cristo di carta, da ormai 4 anni. Non ho mai ordinato nulla in quel posto.
In realtà, forse, non ho mai nemmeno pensato effettivamente di farlo, a essere onesto.
Chissà se il vecchio Al Noor esiste ancora.
It’s Such a Beautiful Day
Lo lascio lì, triste e superfluo, per ricordarmi che la realtà si nutre anche di casualità e situazioni senza senso, di dettagli inutili e decisioni impulsive.
[Mai trailer fu più efficace rispetto al mood dell'opera in oggetto. It’s Such a Beautiful Day]
Dopo aver pagato la cassa automatica del casello insulto sempre la signorina della voce-guida, non prendo mai la frutta dalla cima della pila, mi piace sfrecciare in bicicletta sulle pozzanghere quando piove, picchierei chi attraversa la strada guardandoti con aria di sfida senza ringraziare e, quando ero piccolo, nelle giornate tristi, mentre viaggiavo in macchina con la mia famiglia, desideravo di trasformarmi in un oggetto inanimato.
It’s Such a Beautiful Day
Magari in uno dei lampioni a bordo strada. Ben conscio dell’idiozia del quesito, mi domandavo quanto potesse essere noioso fare per mestiere il pilone d’acciaio con una lampada in cima.
It’s Such a Beautiful Day
Ogni tanto mi chiedo quale sia il senso.
Ma la smetto quasi subito, perché l’enormità della (non) risposta mi terrorizza.
Ho paura del tempo che corre, di non crescere ma di invecchiare.
Temo di non imparare abbastanza, di non conoscere quanto vorrei, di non lasciare nulla dietro me quando sarò polvere.
C’è chi questa roba la chiama esistenzialismo.
Filosofi, letterati, musicisti, artisti e generici pensatori si sono arrovellati nel corso dei secoli sul rapporto fra l’essere umano e la realtà che lo circonda, sullo scorrere del tempo e sul significato che ha il nostro percorso nel mondo.
It’s Such a Beautiful Day
E poi c’è Don Hertzfeldt - animatore, scrittore e regista indipendente americano - e il suo amico Bill.
Graficamente appena abbozzato, insicuro e perennemente in bilico fra depressione e meraviglia, il protagonista di It’s Such a Beautiful Day viene circondato da immagini reali, suoni e musiche che si trasformano in un’unica grande suggestione partorita dalla mente di Bill.
Bill e la depressione.
Bill e la follia, i sogni, l’ansia, la solitudine, l’incomunicabilità…
Bill e il suo disordine mnemonico, e la sua - forse - sindrome di Cotard che lo incatena a una sensazione di morte perpetua.
Hertzfeldt stesso è il narratore unico della storia del suo non-eroe, un personaggio fragile e dolce che incontra l’amore, ricorda la malattia della madre e si perde nei propri ricordi, fatti di mostri, disagi, orrori ma anche di tanta bellezza, poesia e caleidoscopiche immagini colorate.
Bill e il suo essere simbolo, Uomo immortale in un mondo caotico caratterizzato in egual modo da meraviglia e paure.
Bill e la smania di esistere che si scontra contro un muro fatto di allucinazioni e dolore.
Bill che è Hertzfeldt, Adriano Meis, voi che leggete…
Bill che è il mondo intero, desideroso di viaggi infiniti, figli da crescere, lingue da imparare.
Bill che incespica.
Cade.
Si rialza.
Sogna.
Perdona.
Piange.
E noi con lui.
It’s Such a Beautiful Day - unione dei tre precedenti cortometraggi dell’autore - è la poesia dei dettagli, dei piccoli avvenimenti, delle manie e dei riti.
Degli incontri fortuiti e della fantasia che si mescola indissolubilmente col tangibile, collocando così lo spettatore in una dimensione liminale a metà strada fra realtà, sogno e allucinazione.
It’s Such a Beatiful Day
Il primo lungometraggio di Hertzfeldt è un meraviglioso esperimento, una piccola perla di 62’ che parla di memoria e malattia; un film sperimentale che grida e sussurra sulla vita, della sua complessità e delle difficoltà che possono sorgere nell’affrontarla. E lo fa con estrema semplicità, malinconia e arguzia, in compagnia di una colonna sonora strepitosa che danza armonicamente fra Sergei Rachmaninoff, Richard Wagner, Georges Bizet e Gustav Mahler.
It’s Such a Beautiful Day
Il regista, animatore e sceneggiatore californiano, sin dalla sua infanzia, ha dimostrato di avere una mente plastica, brillante, per non dire geniale: classe ’76, Hertzfeldt è visibilmente un anarchico - libero pensatore della tragicommedia stilizzata - capace di rifiutare qualsiasi tipo di lavoro per il settore pubblicitario (nonostante le molte offerte) e di sostenere il proprio sforzo creativo grazie all’auto-distribuzione e ai proventi derivati da progetti collaterali.
Un autore-filosofo che, per profondità di pensiero, può riportare alla mente dello spettatore la poetica di Richard Linklater.
Nel lavoro di Hertzfeldt si percepiscono gli umori sinestetici di Terrence Malick, le buie angosce del bastardo di Missoula, ma inglobati e tradotti nello stile - più che personale - del disegnatore americano il quale, per uno dei suoi lavori pregressi, l'emblematico The Meaning of Life, si conquistò il più pesante degli accostamenti:
"Questo film è la cosa più vicina a 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick che sia mai stata realizzata in pellicola".
It’s Such a Beautiful Day
Come giusto e normale che sia, in Italia il regista di It’s Such a Beautiful Day (due volte candidato all'Oscar e due volte vincitore del Gran Premio della giuria per Cortometraggi al Sundance Film Festival) è un emerito sconosciuto e le sue opere sono praticamente irreperibili.
It’s Such a Beatiful Day
Se vorrete fluttuare nella realtà allucinata piena di musiche, suoni, sogni, dolori e speranze di quel povero diavolo che è Bill, non vi resta che armarvi di VPN e vagare su MUBI esteri, piattaforme Criterion o, alla peggio, spendere la sacrosanta somma su Amazon.
It’s Such a Beautiful Day
Io, nel mentre, vado a prenotare da Al Noor.
Forse.
- It’s Such a Beautiful Day, Don Hertzfeldt, 2012
Buonanotte, anime fragili
Giù la testa
Ti è piaciuto questo articolo?
Se come Bill anche tu hai paura ma subisci la fascinazione del mondo e del Cinema... Perché non sostieni il progetto di chi ama, respira e vive per le tue stesse passioni? Supporta il nostro lavoro su gli Amici di CineFacts.it!
2 commenti
Adriano Meis
3 anni fa
Rispondi
Segnala
Adriano Meis
3 anni fa
Quando vuoi: sai dove trovarmi!
Rispondi
Segnala