Nella Londra di fine Ottocento, due illusionisti, Alfred Borden e Robert Angier, sono divenuti acerrimi rivali in seguito all’incidente che ha causato la morte della moglie di Angier per mano di un...
Nella Londra di fine Ottocento, due illusionisti, Alfred Borden e Robert Angier, sono divenuti acerrimi rivali in seguito all’incidente che ha causato la morte della moglie di Angier per mano di un errore di Borden. I due si sfidano cercando di produrre trucchi sempre più d’effetto, arrivando anche a sabotare l’uno il lavoro dell’altro. Quando Borden riesce a creare un numero, apparentemente impossibile, in cui scompare e riappare da un’altra parte nel giro di un istante, Angier, mosso dal rancore e dall’invidia, cerca ad ogni costo di scoprire il trucco usato dal rivale, finendo per rimanere vittima di una vera e propria ossessione.
Christopher e Jonathan Nolan sono soliti infarcire le loro sceneggiature di abili trucchi di magia: personaggi dal passato oscuro o dall’identità nascosta, dettagli che assumono significati diversi in diversi momenti della narrazione, piani temporali che si intrecciano; in alcuni casi, veri e propri inganni perpetrati all’ignaro spettatore, accompagnato in una direzione per tutto il film, e spiazzato quando il piccolo, innocuo dettaglio che era stato sotto i suoi occhi tutto il tempo, assume una nuova sembianza e dona un senso nuovo ad una storia che sembrava già scritta.
La sceneggiatura di The Prestige è il trionfo del modus operandi nolaniano. Qui l’inganno diviene il motore del film, l’arma preferita dei duellanti, e allo stesso tempo il campo di battaglia su cui si scontrano, nonché il fine ultimo per cui si battono: mettere in piedi l’inganno perfetto, possibilmente battendo il proprio rivale di sempre, magari proprio ingannandolo. I fratelli Nolan sono evidentemente nel loro habitat naturale; giocano con lo spettatore, aprendo a poco a poco il sipario e svelando sempre più particolari di una storia apparentemente contorta e complessa, ma che altro non è se non un trucco ben congeniato. Entrambi i protagonisti hanno ragione e torto, si odiano ma sono ammirati l’uno del lavoro dell’altro. Sono mossi dal rancore, ma anche dalla stima, e dalla totale devozione per ciò che fanno: l’inganno prima di tutto, l’inganno prima dell’amore, della famiglia, della salute.
Alfred Borden (Christian Bale), è taciturno, pragmatico, tremendamente efficace. Robert Angier (Hugh Jackman), di contro, è teatrale, ama lo spettacolo ed essere al centro dell’attenzione. Sono entrambi grandi illusionisti, e devono le loro capacità allo scenografo Cutter (Michale Caine), maestro di entrambi, allo stesso tempo colui che può aiutarli a realizzare i propri sogni, ma anche l’unico che può evitargli di spingersi troppo oltre.
Sullo sfondo, la fine di un’epoca: la magia è giunta alla fine del suo ciclo vitale, all’orizzonte si intravedono già le meraviglie del cinema, si avverte nell’aria che il tempo dei trucchi è ormai agli sgoccioli. Gli spettatori sono sempre meno e sempre più esigenti, non basta più far sparire una colomba per impressionare un bambino. Occorre spingersi su strade sempre meno battute e sempre più pericolose, mettendo in gioco non solo la propria credibilità e l’effettivo talento, ma anche la propria vita. Ed è questa la costante del film: i due personaggi si muovono su un filo sottile, cercando di mantenere un equilibrio costante tra il proprio lavoro e la vita privata, gli affetti, la famiglia, ma con la spada di Damocle di un duello che dura da decenni e che, inevitabilmente, vedrà il trionfo di uno dei due e la caduta, definitiva, dell’altro.
Lo stato di grazia del Nolan regista è qui al suo apice: noi che guardiamo il film siamo, alternativamente, sul palco con gli illusionisti, complici o semplici spettatori di un trucco di magia apparentemente inspiegabile, oppure dietro le quinte, dove l’inganno viene svelato, e spesso si mostra in tutta la sua banalità o crudeltà. La colomba non sparisce: muore, e viene sostituita da un’altra colomba. E questo è il film: sul palco c’è un mago, brillante, intrigante; dietro le quinte, un uomo triste, ossessionato, abituato a mentire per vivere e che vive per la menzogna. La narrazione, nonostante la complessità dell’intreccio, è perfetta, asciutta; i dialoghi sono incisivi; i classici colpi ad effetto di Nolan qui non sono superflui, ma vitali, parte fondamentale dell’impalcatura del film.
Il cast non è da meno: Bale e Jackman sono perfetti nell’interpretare due personaggi senza scrupoli, ma mossi da un sentimento potente che li lega al loro lavoro. Caine è sempre a suo agio nelle vesti del saggio, dell’arbitro, della coscienza. C’è Scarlett Johansson, tentatrice e doppiogiochista; c’è un David Bowie clamoroso nella parte di Nikola Tesla.
A mio parere, il miglior Nolan, senza dubbio. The Prestige è un film che rapisce, anche avendolo già visto, che trasporta lo spettatore nella storia, lo coinvolge e lo stupisce con un finale degno di un grande numero di magia.
Antonio Marino
4 anni fa
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