Chazelle veniva da due film esplosivi, rumorosi, emozionanti e coinvolgenti. Ciononostante, per questo First Man sceglie un approccio del tutto contrario, lavorando sul silenzio, su prove attoriali...
Chazelle veniva da due film esplosivi, rumorosi, emozionanti e coinvolgenti. Ciononostante, per questo First Man sceglie un approccio del tutto contrario, lavorando sul silenzio, su prove attoriali estremamente misurate, su pochi dialoghi, su un montaggio che, nonostante la durata considerevole, conferisce al film un ritmo molto asciutto e diretto. Non c'è spazio per la retorica, non c'è spazio per i virtuosismi, né per l'epicità, se escludiamo l'ultimo quarto d'ora, per forza di cose. Armstrong non è un supereroe: è un ingegnere, freddo, risoluto, ben consapevole del rischio di abbandonare moglie e figli, ma allo stesso tempo conscio dell'importanza del suo lavoro. Si lascia andare alle emozioni solo quando mette i piedi sulla luna, solo quando è ormai compiuta la sua missione, solo dopo aver messo un'impronta nella storia. Da questo punto di vista, è interessante notare quanto il film rifugga l'epica, rinunciando a descrivere i personaggi come eroi o come persone straordinarie; sono ingranaggi di un enorme meccanismo, sono solo le persone designate per entrare nella storia.
Questo aspetto, se da una parte dona grande realismo alla pellicola e permette un'empatia con i protagonisti altrimenti difficilmente raggiungibile, dall'altra, inevitabilmente, toglie qualcosa in termini di potenza e grandiosità, cosa che potrebbe deludere alcuni spettatori.
Dal punto di vista registico, Chazelle punta molto su primi piani strettissimi, rinuncia quasi del tutto ai campi lunghi, soprattutto nelle scene ambientate nello spazio, che è mostrato quasi esclusivamente tramite gli oblò delle navette. Scelta ben precisa, che restituisce le sensazioni degli astronauti, e al tempo stesso contribuisce a mantenere il focus sugli uomini, più che sullo spazio. Le uniche inquadrature larghe sono riservate alla superficie lunare, quasi a testimoniare come da quel momento in poi Armstrong possa finalmente schiudersi, poiché la sua missione è compiuta, e il passato è ormai alle spalle.
Da notare anche la costruzione scenica delle navette, sia dal punto di vista materiale, data l'abbondanza di dettagli mostrati, come la sporcizia, la ruggine, le finiture imperfette, i comandi asettici; sia, soprattutto, dal punto di vista sonoro, con l'incessante colonna sonora di cigolii, rumori metallici, tonfi, spie, allarmi. L'immedesimazione, nelle scene ambientate nell'abitacolo, è assicurata.
Film molto bello, da vedere però con le giuste aspettative.
Contiene spoiler