Quando un grande come Michael Fassbender si mette al servizio di un ottimo film indipendente italiano.
Inizio dicendo subito che per essere un film d'esordio, e un film italiano, devo...
Quando un grande come Michael Fassbender si mette al servizio di un ottimo film indipendente italiano.
Inizio dicendo subito che per essere un film d'esordio, e un film italiano, devo ammettere che mi ha davvero piacevolmente stupito...
Penalizzato da una distribuzione ridicola sul territorio italiano, il film è una storia drammatica con all'interno lampi di humor nerissimo, con un Michael Fassbender irriconoscibile (anche se il look "pelato con barba" non riesce comunque a renderlo un brutto uomo... 'cci sua) che non è il protagonista assoluto, ma lo diventa in ogni momento in cui è presente in scena.
È evidente lo stacco tra il Fassy e il resto del cast, ma sia Filippo Lago che Marianna Ginocchio si difendono bene: il primo è Roberto, lo sfortunato protagonista del film tratto da una storia vera, che non riesce a trovare pace dopo una disgrazia e che troverà nuova vita in un altro paese, grazie ad una donna - la Ginocchio - che assieme al figlio gli mostreranno un percorso nuovo...
ma non spoilero nulla.
Zampieri è abilissimo con la macchina da presa, lui e il direttore della fotografia Emanuele Dechinzi riescono a trasportare lo spettatore nel mondo di Roberto in maniera assolutamente immersiva, e il movimento in piano sequenza di 8 minuti con Fassbender e la radio...
personalmente è già Storia del Cinema.
Non sono riuscito a capire come caspita abbiano creato quel movimento, ma tra chi ha avuto la fortuna di vedere il film è già diventata "la scena della radio" che tanto ha fatto discutere e appassionare...
Non solo: c'è più di una scena onirica che aiuta ad entrare nella psicologia del protagonista (e dell'amico, interpretato da Fassbender) e una in particolare mi ha emozionato parecchio: un sogno dentro il quale ciò che vediamo è esattamente riproposto come ciò che vediamo... quando sogniamo.
Non avevo MAI visto niente del genere e a pensarci, vedendolo, è strano rendersi conto del fatto che nessuno prima l'aveva fatto... perché è geniale ma semplice, originale ma intuitivo e soprattutto immediato.
L'effetto è reso benissimo ed emoziona perché ognuno può riconoscersi in quelle immagini, al di là del proprio vissuto personale che rende tutti diversi.
La scelta della colonna sonora altalenante, che passa da minuti lunghissimi di silenzi ad improvvise vampate di musica sinfonica, è anch'essa sintomatica e di pieno carisma.
La sceneggiatura è forse la parte più debole, e lo è perché delude.
Mi spiego: il film parte con un tripudio di convincenti sfaccettature che però non portano da nessuna parte...
Il primo atto sembra essere quasi un altro film, come se Zampieri avesse esaurito tutto ciò che aveva da dire all'inizio per poi trascinarsi nei due atti successivi, o come se il film fosse il risultato di un cortometraggio che ha avuto fortuna e, una volta trovato un produttore coraggioso, avesse ottenuto i finanziamenti per diventare un lungo.
Peccato, perché è proprio quella sensazione a rovinare l'opera nel suo tutto, dopo la scena della radio (appunto) è tutto in discesa, raffazzonato, quasi stanco, stereotipato, pleonastico, come se il regista si concedesse del tutto al solipsismo e volesse distruggere deliberatamente ciò che ha messo in piedi.
...ma a ben pensarci, ad una seconda visione, questo radicale cambio di tono assume un significato intrinseco e la manomissione della messa in scena da parte dell'autore diventa metafora e paradigma della condizione del protagonista Roberto.
Quindi forse non è un caso.
Quindi forse tutto è voluto, cercato... e riuscito.
O forse è solo il mio modo di voler salvare un film che è assolutamente da non perdere, da difendere e da amare, da promuovere e diffondere.
Chiudo con una serie di aggettivi che secondo me lo descrivono in pieno:
Profondo
Esistenziale
Seminale
Catartico
Ecumenico
Dadaista
Algido
Pauperistico
Retrospettivo
Illuminante
Laconico
Esemplare
Cercatelo, trovatelo, parlatene, parliamone.
Davvero una sorpresa nel panorama sempre più desolante del cinema italiano.
Contiene spoiler