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L'allarme di ANEC: "A rischio la sopravvivenza della sala cinematografica"

Le associazioni della filiera cinematografica lanciano un appello per la ripartenza del Cinema  

Questa mattina ha avuto luogo una conferenza stampa indetta da ANEC, l'associazione italiana degli esercenti cinematografici.

 

All'incontro hanno preso parte tutti i componenti della filiera cinematografica italiana: oltre alla già citata ANEC erano presenti membri di ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Digitali), FICE (Federazione Italiana Cinema d'Essai), oltre a rappresentanti della stampa, della critica e del mondo della distribuzione.

 

C'è stato ovviamente spazio anche per gli attori teatrali e cinematografici italiani, rappresentati nella figura di Fabrizio Gifuni, presente in collegamento web.

 

L'intervento di apertura è stato riservato a Mario Lorini - presidente di ANEC - che ha posto l'accento sulla situazione drammatica delle sale cinematografiche italiane, tanto da aver indetto una conferenza che, nel suo comunicato, utilizza il termine "sopravvivenza". 

 

Il periodo natalizio appena passato è stato economicamente infruttuoso e le sale italiane - quelle che non hanno chiuso durante l'emergenza - stanno soffrendo sempre più per la mancata ripartenza del settore dopo due anni di pandemia.

Un'altra problematica sollevata da Lorini è stata quella delle produzioni italiane, che sembrano mancare in efficacia e impatto sul pubblico, nonostante i 750 milioni di euro annuali di sovvenzioni statali.


Nel 2021 sono stati distribuiti in sala 353 film, dei quali 153 di produzione (o co-produzione) italiana; tuttavia, nonostante la buona percentuale di prodotti nostrani, solo il 20% degli incassi provengono da quest'ultimi.

Un dato ancor più avvilente: la percentuale deriva principalmente da 4/5 di queste produzioni. 

 

Senza considerare che le proiezioni per l'anno 2022 sono - eufemisticamente - non incoraggianti.

 

I punti focali sui quali si è concentrato il presidente di ANEC sono sostanzialmente tre:

1 - I provvedimenti vessatori e discriminanti adottati dallo Stato nei confronti dei luoghi di cultura (nel caso specifico cinema e teatri) per fronteggiare la pandemia. Lorini segnala - giustamente e con dati alla mano - come tali luoghi di aggregazione siano stati pesantemente penalizzati da restrizioni incomprensibili, vista la scarsa (quasi nulla) diffusione del contagio al loro interno.

 

ANEC chiede dunque allo Stato una roadmap puntuale per la dismissione progressiva delle norme restrittive e un ritorno - si spera rapido - alla normalità nella fruizione in sala.

 

2 - Viene sottolineata la necessità di una regolamentazione adeguata per le finestre temporali che intercorrono fra la distribuzione in sala di un film e la sua diffusione sulle piattorme streaming.

 

3 - Come diretta conseguenza al ragionamento sulle piattaforme streaming, ANEC si rivolge ai produttori segnalando che bisognerebbe tornare a operare con continuità - e con maggiore qualità - per la produzione di prodotti audiovisivi pensati per la visione sul grande schermo.

 

La conferenza continua, si alternano gli speaker, da Don Gianluca Bernardini (presidente ACEC) a Domenico Dinoia (Presidente FICE), ma il ragionamento pare danzare sempre intorno allo stesso argomento: dopo una fase di grande vivacità e crescita economica che si era registrata tra il 2019 e l'inizio del 2020, la pandemia ha cambiato tutto.

 

Sono mutate le dinamiche di fruizione: gli spettatori sono stati costretti a godere delle produzioni mondiali e italiane nei propri salotti, lì relegati a causa del virus e, ovviamente, questo è stato uno stimolo per gli streamer che hanno aumentato esponenzialmente la loro proposta.

La quasi totalità dei partecipanti alla conferenza pare concordare sul fatto che questa sia una mutazione normale, che viaggia a braccetto con l'evoluzione dei tempi e delle dinamiche di fruizione, ma che ciò danneggi comunque le sale cinematografiche.

 

Specie a fronte di una regolamentazione nebulosa sui tempi di "esclusiva" che i cinema possono vantare prima che un film venga "dato in pasto" a Netflix, Prime Video, Disney Plus, etc.

 

La proposta di ANEC, dunque, è quella di unire tutta la filiera nel "credo", nel concetto cardine che la sala cinematografica sia il "luogo di culto" principe, il posto dove si vive un'esperienza cinematografica - e sociale - completa.

Fare fronte comune, dunque, aumentando le iniziative con artisti presenti nelle sale per raccontare la propria esperienza al pubblico (vengono segnalati come esempi virtuosi il Cinema Troisi di Roma e Anteo spazioCinema di Milano) e con iniziative come la prossima Festa del Cinema.

 

Contrastando la metafora religiosa del "credo" e del "luogo di culto unico", dal pubblico in sala si sono sollevate un paio di domande/osservazioni, laiche, e a nostro avviso piuttosto interessanti. 

Si parla tanto di centralità della sala, di come tutte le parti in causa - dai produttori ai distributori, passando per gli attori - sostengano questa visione.

Ma il pubblico?

Anche il pubblico ha questa percezione del Cinema?

 

Oppure esiste proprio un gap culturale che la filiera non riesce ad accettare/comprendere, all'interno del quale il pubblico generalista non vede alcuna differenza tra un prodotto seriale visto sul divano e un film gustato in sala?

 

E, ancora, alcuni film italiani "forti" e di qualità erano presenti nella passata stagione cinematografica: il problema è che alcune scelte distributive (forse poco oculate) li hanno condensati nell'arco di un mese/un mese e mezzo, costringendoli così ad assottigliare le fette della torta da dividersi e di cui godere.

 

La conferenza stampa si chiude con l'appello, ancora una volta, alla politica, affiché possa delimitare al meglio il campo di gioco e le sue regole distributive, sia per i prodotti italiani sia per quelli esteri e stabilire la già citata roadmap per la rimozione delle restrizioni dovute alla COVID-19.

 

Chi scrive, da osservatore esterno, segnala una palese sensazione di generale fermento e preoccupazione in tutte le parti in causa e nei rappresentanti che hanno dato vita alla conferenza stampa, tramutatasi poi in un sorta di dibattito.

La percezione è stata quella di vedere tante parti di un corpo che non operano in maniera organica e coordinata, lottando (e accusandosi) l'una contro l'altra.

 

Non di rado si sono visti accenni di ping-pong di responsabilità e tensioni fra le parti, oltre a una generale sensazione di scarsa cooperazione e unità d'intenti. 

 

Per fortuna Lorini, seppur fugacemente, ha segnalato la necessità di "aggiornare il sistema Cinema", non legandosi a dinamiche vetuste e polverose.

La necessità di promuovere il Cinema non solo attraverso le solite interviste fatte da autori/attori nei grandi talk serali, ma cercando di arrivare più capillarmente al pubblico, utilizzando sistemi diversi, magari vagamente contestualizzabili all'interno dell'Anno Domini 2022.

 

Si è anche accennato alla prospettiva di iniziative che formino le nuove generazioni - a partire dalla scuola dell'obbligo - con iniziative di alfabetizzazione cultural-cinematografica, in modo da consentire agli spettatori italiani del domani di avere gli strumenti per vivere il Cinema nella maniera più adatta e consapevole possibile. 

 

Sostanzialmente quello che si era augurato Pierfrancesco Favino durante il suo discorso all'ultima cerimonia dei David di Donatello.

 

Buoni propositi, appena accennati, che però si scontrano con una realtà fatta di tensioni fra le parti e una sala popolata dalle solite testate editoriali nazionali.

Le stesse testate che nei confronti del Cinema continuano a dimostrare scarsa attenzione e profonda incuria, confondendo Mariangela Melato con Monica Vitti e sfociando nel sensazionalismo più becero, come nel caso - un esempio dei tanti - della morte della direttrice della fotografia Halyna Hutchins

 

Fra le realtà editoriali convocate - e presenti in collegamento con la possibilità di interloquire - non ve ne era neanche una legata all'editoria web, con la sola eccezione del critico Gabriele Niola presente in sala (da quanto si è potuto osservare in remoto, ovviamente).

 

Di decine di realtà di informazione/divulgazione legate alla rete che ogni giorno lavorano per il bene del Cinema (e non ci riferiamo a noi stessi; non solo, almeno), è possibile che non ce ne fosse nemmeno una degna di essere invitata per una conferenza così importante, vitale, tanto da essere legata alla parola "sopravvivenza"?

 

La nostra impressione è che si spinga per un'unità di intenti "a targhe alterne", non voluta da tutte le parti in causa - o comunque desiderata con modalità e scopi differenti - ed espressa attraverso sistemi comunicativi/promozionali/divulgativi profondamente anziani e stanchi.

 

CineFacts.it, tuttavia, risponde all'appello, essendo da sempre al fianco della sala cinematografica come luogo principe (n.b.: non unico) per la fruizione di un'esperienza cinematografica completa.

 

[Ci scusiamo se - eventualmente - alcune statistiche riportate nell'articolo fossero imprecise, ma non ci è stato fornito alcun dato in forma scritta e la trasmissione della conferenza non è stata particolarmente performante in termini di qualità audio-video.]

 

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1 commento

Adriano Meis

2 anni fa

❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

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