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Se siete abbonati a Netflix e ad altre piattaforme streaming vi sarete accorti di una differenza: Netflix non propone nessun tipo di pubblicità prima dei propri contenuti, e pare che questa politica sia destinata a durare almeno per il prossimo futuro.
Il co-fondatore di Netflix Reed Hastings ha recentemente spiegato che non pubblicare annunci pubblicitari fa parte della strategia dell'azienda e che ritengono di poter costruire un migliore modello di business senza gli spot.
Reed Hastings in questi giorni sta promuovendo il suo nuovo libro, No Rules Rules: Netflix and the Culture of Reinvention - pubblicato l'8 settembre - scritto assieme alla professoressa di economia Erin Meyer.
Durante una recente intervista rilasciata a Variety Hastings ha affrontato la decisione dell'azienda di non pubblicare annunci pubblicitari.
"Sicuramente non è una regola. È una questione di giudizio.
È nostra convinzione che sia possibile costruire un business migliore, un business più redditizio senza gli spot.
La pubblicità sembra facile finché non ci entri.
Allora ti rendi conto che puoi ricavare quelle entrate da altri posti, perché il mercato pubblicitario totale non sta crescendo e anzi in questo momento si sta riducendo.
È un combattimento corpo a corpo per convincere le persone a spendere meno, che so, per ABC e a spendere di più per Netflix."
Negli ultimi mesi il panorama dello streaming si è fatto più affollato: oltre al colosso Amazon con la sua Prime Video sono arrivate negli Stati Uniti HBO Max, in accordo con Warner, e Peacock, piattaforma in mano a NBCUniversal.
Ci sono diverse strategie in gioco: Amazon Prime Video mostra uno spot nel momento in cui ci si collega, prima di poter vedere il catalogo, e un altro prima del contenuto scelto; HBO Max funziona in gran parte senza pubblicità, fatta eccezione per l'anteprima occasionale dei contenuti in arrivo mostrata come spot prima dei film.
Peacock fa invece molto affidamento sugli annunci, offrendo una versione gratuita del piano di abbonamento supportata dalle pubblicità.
Come però ha spiegato ulteriormente Reed Hastings, Netflix è oggi il top degli streamer ed è arrivata a esserlo senza pubblicità, quindi non c'è motivo di pensare che la strategia no-spot non funzioni.
"C'è molta più crescita nel mercato dei consumatori che nella pubblicità, che è piuttosto piatta.
Netflix è entrata sul mercato 20 anni fa a circa un dollaro per azione, e ora siamo a più di 500.
Direi quindi che la nostra strategia abbia funzionato abbastanza bene.
Ma fondamentalmente è quello che pensiamo sia il miglior capitalismo, al contrario di una cosa filosofica".
Poiché Netflix al momento investe tantissimo in contenuti originali, tali costi potrebbero prima o poi pesare sui consumatori con degli aumenti del prezzo degli abbonamenti, come già avvenuto negli ultimi anni.
[Project Power, prodotto da Netflix: 85 milioni di dollari di budget]
Reed Hastings non ha minimamente menzionato la cosa, ma nell'intervista ha ventilato la possibilità di proporre agli abbonati di Netflix diversi tipi di contenuti, come sport e altro, nel futuro prossimo.
"Dubito che arriveranno le news, ma lo sport, i videogiochi e i contenuti generati dagli utenti un giorno potrebbero avere senso.
Ma in questo periodo ogni dollaro dei miliardi ottenuti da Ted [Sarandos, co-CEO e chief content officer di Netflix] è destinato a film più grandi, serie TV più grandi, anche di animazione ovviamente...
Almeno per i prossimi due anni i nostri investimenti andranno in quella direzione".
Netflix negli ultimi mesi ha speso più di ogni altro studio di Hollywood per film e serie TV: l'azienda si sta avvicinando alla quota di 200 milioni di abbonati in tutto il mondo, numero che li pone in alto e ben lontani dalla concorrenza.
Finché le cose continueranno ad andare così bene, nonostante giochino molto sul debito, è effettivamente improbabile quindi che vedremo delle pubblicità su Netflix.
E la cosa non può che farci contenti.
1 commento
Claudio Bertelle
4 anni fa
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