#articoli
Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore sancisce la prima collaborazione con Ennio Morricone - destinata da lì in poi a durare fino alla morte del compositore nel 2020 - e decreta a livello internazionale il successo del regista siciliano che aveva esordito sul grande schermo appena due anni prima con Il camorrista.
Il film uscì per la prima volta nel settembre del 1988, poi a novembre con una seconda versione e infine un anno dopo nella rielaborazione definitiva, con un minutaggio ridotto.
Quest'ultima versione convince critica e pubblico ottenendo numerosi riconoscimenti, tra cui un Premio Oscar e un Golden Globe come Miglior Film Straniero, una Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes e un David di Donatello.
[Il trailer di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore]
Tra le musiche di Ennio Morricone, curate tutte da lui a eccezione del brano Tema d'amore composto dal figlio Andrea, la Sicilia e il tema del Cinema come centro propulsore, Nuovo Cinema Paradiso è una sorta di manifesto programmatico della vita e dell'arte di Giuseppe Tornatore.
I riferimenti autobiografici sono evidenti, ma il personale è solo un modo più familiare per raccontare la storia di un amore collettivo, quello verso la Settima Arte, che si amalgama con la storia di un bambino, di una comunità, di un Paese, di chiunque lo voglia.
Salvatore di Vita, alter ego di Tornatore, è un regista che vive a Roma da trent'anni, da quando cioè ha lasciato il suo piccolo paese natale siciliano, Giancaldo, sintesi immaginaria di diversi luoghi reali e omaggio al Monte Giancaldo che sovrasta Bagheria, patria di Tornatore.
Per interpretare il sé adulto Tornatore chiama l'attore francese Jacques Perrin, iconico nel suo sguardo umido e malinconico, personaggio in parte controverso per il suo insistente attaccamento a un passato che fatica a risolvere (ma solo nella prima versione del film, quella più lunga, che - per i più coraggiosi - si può trovare su RaiPlay).
[Jacques Perrin in una scena di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore]
Il fatto che Tornatore abbia deciso nella versione definitiva di eliminare la sequenza in cui Salvatore rincontra da adulto l'amore impossibile di quando era ragazzo, e soprattutto che sia proprio quella versione ridotta ad aver incontrato il successo del pubblico e non la prima originaria, è interessante per capire il processo di lavorazione del regista nella fase di montaggio, la tentazione ad eccedere nello stiracchiamento della rappresentazione dei sentimenti e delle intenzioni del personaggio che lo spettatore ha già intuito, e il ripensamento successivo che annichilisce invece l'effetto didascalico e giova alla narrazione, più densa e quindi emotivamente più pregnante.
Per il sé stesso bambino invece Tornatore sceglie in loco tra i bambini della scuola elementare della zona del comune di Palazzo Adriano dove è stato girato il film.
Dopo soli due provini scrittura Salvatore Cascio, 9 anni e un sorriso che accende gli occhi neri e brillanti.
Evidentemente soddisfatto della sua prova attoriale in Nuovo Cinema Paradiso, Tornatore lo inserirà anche nel cast di Stanno tutti bene del 1990.
[Jacques Perrin (Salvatore di Vita adulto) e Brigitte Fossey (Elena Mendola adulta) in una scena di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore nella versione originaria, tagliata in quella definitiva]
Con un flashback innescato da una telefonata che catapulta il Salvatore adulto nei ricordi d'infanzia, si apre la parte più corposa del film: siamo nel secondo dopoguerra, il piccolo Salvatore, chiamato da tutti Totò, vive con la madre Maria (Antonella Attili da giovane e Pupella Maggio da anziana) e la sorellina Lia a Giancaldo, nell'attesa di rivedere il padre tornare dalla Russia.
Totò è un poco entusiasta chierichetto della chiesa di paese del parroco Don Adelfio (Leopoldo Trieste) che gestisce la sala cinematografica locale, il "Cinema Paradiso".
Don Adelfio assiste in anteprima alle proiezioni delle pellicole e ordina al proiezionista Alfredo (Philippe Noiret) di rimuovere tutte le scene più passionali che ritraggono gli attori baciarsi, in linea con la pudica censura della Chiesa.
[Salvatore Cascio (Salvatore bambino, detto Totò) in una scena di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore]
Totò assiste di nascosto alle proiezioni private del prete, attratto dalla sfera proibita e soprattutto dalla magia che vede accadere sullo schermo: le vite degli attori, così grandiose, sembrano a portata di mano, dimensione altra eppure così vicina, occasione per sognare, di volta in volta, chi essere, quali parole imparare, chi amare.
Ma non sono soltanto le immagini ad affascinare Totò, la sua attenzione è rapita anche dall'aspetto fisico, nel senso di materiale, che permette di generare quelle immagini: il cinematografo maneggiato da Alfredo, il rumore degli ingranaggi, la pellicola che scorre accompagnata dal costante rischio che possa prendere fuoco, rompendo così l'incantesimo.
In Nuovo Cinema Paradiso Alfredo è un personaggio chiave perché, come le chiavi nella serratura, spalanca la porta del futuro di Totò e ne diventa amico, confidente e mentore, padre putativo ma, come le chiavi nella serratura, è in grado anche di chiudere alcuni accessi, di negare certe strade contaminando il libero arbitrio di Totò nel corso del tempo, guidato dall'idea di conoscere meglio di lui cosa sia più giusto.
[Alfredo (Philippe Noiret) e Totò (Salvatore Cascio) insieme nella cabina del cinematografo in Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore]
La saggezza di Alfredo, ingombrante e delicata al contempo, è determinata dal suo dolore per non aver avuto figli, per la solitudine a cui lo costringe il lavoro nella cabina del "Cinema Paradiso" - demiurgo di una felicità altrui a tutto schermo, mentre a lui è concessa solo una stretta feritoia - per la mancanza di coraggio che non lo ha fatto fuggire dalla periferia.
Philippe Noiret è perfettamente aderente al suo personaggio, credibile nella fermezza e nell'ironia, struggente nella tenerezza.
L'Afredo cinematografico è ispirato al fotografo e proiezionista bagherese Mimmo Pintacuda, amico e maestro di Tornatore che, parlando di lui, ha detto:
"Della fotografia di Mimmo Pintacuda mi colpiva la capacità di essere un esercizio di osservazione della realtà estraneo alla manipolazione della realtà.
Quello che le sue foto mostravano era tutto vero, ma quella realtà veniva mostrata attraverso una sensibilità visiva che sfuggiva all'occhio di chiunque andasse in giro per le vie di Bagheria.
Questa fu per me una scuola importantissima che ha influenzato la mia capacità di vedere le cose da regista cinematografico".
In Nuovo Cinema Paradiso Tornatore racconta l'esperienza della visione in sala non solo come un momento di crescita solitaria, ma anche e soprattutto come rito collettivo, una condivisione comunitaria di cui tutto il paese partecipa, uno spazio sospeso che annienta le divisioni di classe: tutti, in quel momento, non solo altro che spettatori uno seduto accanto all'altro.
Ma, di più, il "Cinema Paradiso" è un aggregatore sociale che diventa strumento di cultura popolare, possibilità di emanciparsi dalla propria condizione di partenza scoprendo quante altre vite sono realizzabili.
[Adulti e bambini del paese riuniti insieme nella sala cinematografica locale in una scena di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore]
Il legame tra Totò e Alfredo si trasforma in gratitudine eterna quando la cabina del cinematografo prende fuoco e Alfredo rischia di morire.
Totò non può permettersi di perdere anche questa figura paterna e, con estremo coraggio e altrettanta imprudenza, riesce a salvarlo. Da quell'incidente Alfredo perde la vista - tra i cinque, il senso più importante per godere di un film - e il "Cinema Paradiso" resta distrutto.
Grazie al finanziamento di un cittadino - segno di come il diritto al divertissement sia inalienabile per la salute di una comunità - il cinema viene ricostruito in poco tempo con il nome di "Nuovo Cinema Paradiso".
Nel bozzetto ritrattistico del tipico paesino del profondo Sud Tornatore inserisce tutte la maschere, dallo "scemo del villaggio" al prete bigotto, dai ricchi affaristi fino al buono che tutti cercano di raggirare, qui interpetato da un Leo Gullotta inaspettato.
Totò nel frattempo prende il posto di Alfredo come proiezionista e diventa un adolescente, ruolo ricoperto da un Marco Leonardi magnetico.
Come tutti gli adolescenti, è ostinato e innamorato e si avvita intorno alla rincorsa di una passione impossibile per Elena Mendola (Agnese Nano), figlia di un ricco banchiere trasferitosi in Sicilia per lavoro.
[Totò adolescente (Marco Leonardi) al suo primo approccio con il mezzo registico in una scena di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore]
Nella storia con Elena torna la figura-chiave di Alfredo, deus ex machina che vede, anche dopo aver perso l'uso degli occhi, più lontano di tutti.
Totò si lascia convincere da lui a partire per Roma con la promessa incrollabile di non tornare mai più a Giancaldo.
Salvatore mantiene la parola data e infatti - con il flashback che solo ora si chiude - torna nel suo paese natale esclusivamente per la morte di Alfredo. Ha raggiunto gli obiettivi professionali, è un regista affermato, eppure il cuore è ancora appesantito.
Chiudere un cerchio per Tornatore sembra voler dire distruggere fisicamente quello che è stato l'oggetto del desiderio, come sarà per la nave Virginian del film La leggenda del pianista sull'oceano del 1998, così qui c'è bisogno di una demolizione per riappacificare l'anima.
Il Nuovo Cinema Paradiso crolla: al suo posto, un grande parcheggio.
[I concittadini e Salvatore accompagnano il carro funebre di Alfredo di fronte al Nuovo Cinema Paradiso ormai fatiscente]
L'estrema dichiarazione d'amore verso il Cinema è il testamento morale che Alfredo lascia in eredità a Salvatore: una pellicola che contiene tutte le scene montate di seguito con i baci che la censura del parroco aveva imposto di tagliare dai film.
Nuovo Cinema Paradiso finisce così: con un grande schermo di fronte al quale commuoverci mentre vediamo scorrere i grandi attori del passato.
[Salvatore adulto, ormai premiato regista, che si commuove di fronte al regalo di Alfredo in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore]
Giuseppe Tornatore, che compare in un cameo proprio in quest'ultima scena come colui che fa partire la pellicola, ci suggerisce di non rinunciare a quello sguardo, di non tradire la fedeltà alla sala, di non dimenticare la bellezza dell'arte, respiro spirituale e collettivo.
[articolo a cura di Giulia Berillo]
Nuovo Cinema Paradiso
Ti è piaciuto questo articolo?
Sappi che hai appena visto il risultato di tanto impegno, profuso nel portarti contenuti verificati e approfonditi come meriti!
Se vuoi supportare il nostro lavoro perché non provi a far parte de Gli Amici di CineFacts.it?
1 commento
Giacomo Camilli
11 mesi fa
Rispondi
Segnala