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Nel 2004 il mondo del Cinema indipendente diventa protagonista delle manie mainstream grazie a un film diventato inaspettatamente un cult di successo in tutto il mondo: Napoleon Dynamite.
Recentemente ho rivisto il film diretto da Jared Hess trascinato dal ricordo che ne avevo e da quell’universale voglia di far conoscere qualcosa di prezioso a una persona vicina.
Eppure lo spettacolo che mi sono trovato di fronte era diametralmente opposto a quello che ricordavo, portandomi a rafforzare un pensiero riguardo il distinguo tra il film del momento e il classico immortale.
Napoleon Dynamite Napoleon Dynamite
Cinema indie americano e fenomeni cult
Napoleon Dynamite fa parte di quella tradizione del Cinema indipendente americano masticata da noi europei spesso ben volentieri e portata avanti grazie a palcoscenici della categoria come il Sundance Film Festival, lo Slamdance Film Festival e il South by Southwest Film Festival.
Il Cinema indie Made in USA ci piace perché nella sua ricerca filmica porta in grembo il racconto fatto di esperienze umane, universali o meno, e la loro messa in scena in forma poetica per immagini, da un lato unicamente riconoscibile nella tradizione americana ma che tanto assomiglia, per forma di partenza, al racconto del Cinema europeo che mescola l’arte alta alla passione dell’autore, contraddistinto da una voce personale a volte grezza e a volte elegante.
Il Cinema indie statunitense, quello che negli anni '70 e '80 trovava corpo nei circuiti del cinema di mezzanotte, quello dove è nato David Lynch con Eraserhead e dove gli appassionati del mezzo trovavano i film consigliati e ammirati da registi quali John Waters, le cui pellicole erano spesso protagoniste di queste visioni, e Stanley Kubrick, è per certi versi il Cinema migliore per scoprire tutte quelle voci la cui Scuola di Cinema è stata tenuta da Maestri come Federico Fellini, Ingmar Bergman, Akira Kurosawa, Andrej Tarkovskij, John Cassavetes e molti altri Maestri che hanno usato il Cinema come unica espressione di storie dominate da umori e grammatiche definite solo ed esclusivamente dentro di loro, traducibili a un pubblico unicamente grazie al loro linguaggio cinematografico.
Una tipologia di Cinema il cui il come utilizzato per raccontare le storie trova una via spesso interessante, portando al pubblico situazioni, poetiche, dubbi e dinamiche sociali e personali nuove e utili, contrariamente al Cinema mainstream, che racconta davvero di cosa sia composto il tessuto sociale americano e quali sono le situazioni che lo governano.
[Stardust Memories è costruito sul Cinema europeo come molti altri film di Allen, e lo dimostra nella regia come nella sua scrittura]
Per queste ragioni noi europei amiamo questo Cinema e le sue storie.
Perché l’opera di filtraggio e la propaganda spesso involontaria applicata dagli autori mainstream tende a cadere, lasciando spazio a una via alla narrazione molto più personale; intimista, se volete.
Lo spaccato dell’America ripulita, ingessata, impomatata, eroicamente fiera e dominatrice di ogni cosa e di ogni situazione culturale viene meno, lasciando spazio alle fragilità, alle idiosincrasie, alle critiche satiriche più feroci come a quelle più tenui, proiettando sullo schermo vicende quanto più trasparenti possibile nel mettere in 24 fotogrammi al secondo la vera pancia e i veri sentimenti degli autori, piuttosto che incarti per cioccolatini.
Noi europei siamo appassionati, eleganti, sfacciati e strafottenti e per questa ragione abbiamo sempre amato con entusiasmo un autore come Woody Allene abbiamo dato casa a un geniale visionario come Terry Gilliam, che in patria deve sentirsi criticato da un ragazzotto tanto simpatico quanto posticcio nelle sue dinamiche di racconto e messa in scena come Zack Snyder.
Pensate a Little Miss Sunshine, a La mia vita a Garden State, a Juno, a Le Iene, a Un gelido inverno, a Lost in translation: tutti film dai budget minimi e dall’enorme successo, che hanno finito per portare alla corte del grande pubblico autori o attori emergenti attraverso storie inedite, affascinanti e impensabili per l’ambiente mainstream.
Tutti film la cui onda d’urto è arrivata fino a noi, divenendo molto spesso fenomeni della cultura pop la cui portata a volte è generazionale e in altri casi indissolubile rispetto al passare del tempo.
Napoleon Dynamite Napoleon Dynamite
Napoleon Dynamite
In questo contesto, Napoleon Dynamite nel 2004 ha fatto il suo esordio nel Cinema americano attraverso un discorso ironicamente parallelo a quello dei protagonisti del film.
Prodotto con 400 mila dollari il film ne ha incassati più di 46 milioni, passando da underdog e stramboide reietto della scuola a cult movie i cui riferimenti iconici sono entrati immediatamente nei riferimenti della cultura pop.
Anche qualora non abbiate mai visto il film risulterà quasi impossibile per voi non aver mai visto, navigando su Internet, qualche sito vendere una maglietta bianca con la scritta: Vote for Pedro.
Questo film ha inoltre incoraggiato altri autori a cimentarsi nella produzione di film di successo, citati poco sopra, quali Juno e Little Miss Sunshine, dando una scossa al Cinema indipendente.
La domanda che alcuni di voi si stanno ponendo è: di cosa parla Napoleon Dynamite?
Difficile dirlo e questa è forse la prima caratteristica a rendere il film particolare.
Napoleon Dynamite è un teenager socially awkward, un termine che indica una persona esterna a ogni contesto sociale, incapace di entrarvi e perciò ritenuta strana.
Vive nell'Idaho con la nonna, una simpatica vegliarda particolarmente attiva, e il fratello maggiore assiduo frequentatore di chat room online.
Quando la nonna ha un incidente che la costringe in ospedale per qualche tempo, lo zio Rico, uno sportivo fallito di mezza età che per qualche ragione spera ancora di entrare nella NFL, si trasferisce dai due ragazzi per badare a loro.
In questo lasso di tempo in cui la nonna sarà in ospedale si metteranno in moto una serie di situazioni assurde che ruotano attorno alle improbabili imprese di questi tre personaggi e alla candidatura di Pedro, amico di Napoleon, come rappresentante degli studenti del liceo.
Per quanto semplice e lineare possa sembrare la trama, bisogna sottolineare come in realtà questa non lo sia.
Quella che vi ho riassunto è più che altro la sinossi di un contesto ma non una vera e propria trama, considerando come la candidatura di Pedro sia uno degli eventi a chiosare il film.
L’improbabile ultimo atto di un film che, in realtà, non ha atti e non ha struttura.
Una conclusione alla quale sono giunto riguardando il film circa 17 anni dopo la sua uscita e il suo successo.
Napoleon Dynamite Napoleon Dynamite Napoleon Dynamite
Napoleon Dynamite è in realtà il risultato di alcune storie accomunate dal filo, piuttosto sottile, che lega i personaggi e del caratteristico umore generale scanzonato.
Ogni personaggio è oltre l’assurdo, i “normali” non esistono e fanno da sfondo a una vicenda interamente dedicata alla stramberia di Napoleon e dei comprimari che popolano il suo microcosmo e le cui leggi di quella realtà sono da loro piegate.
Parlare di emarginati e personaggi socialmente ai confini risulta infatti quasi sbagliato, perché alla fine il loro arco li porta quasi a diventare eroi capaci di dominare ogni dinamica e ad esseree quindi dei vincenti.
Tornando alla sceneggiatura, la sua ossatura è riconducibile a una serie di scene episodiche messe in un unico costrutto collegando quanto basta le piccole sfere dei comprimari, rendendo Napoleon il mattatore assoluto ma sottraendo alla costruzione del film tutte le regole basilari della commedia.
Non c’è il raggiungimento di uno scopo finale, come può essere l’obiettivo di portare dell'alcol a una festa per fare colpo sulle ragazze, ma ne viene convenientemente sistemato uno in chiusura, dando l’illusione che questo esista e sia sempre stato parte della storia - ricordate Suxbad?
Non c’è un conflitto, la base di ogni sceneggiatura, come può essere il tradire i propri amici per raggiungere il proprio scopo e dividersi tra amicizia ed edonismo.
Non c’è un momento di vittoria seguito da un fallout degli eventi, come può essere il riuscire a portare l’alcol ma distruggere immediatamente ogni possibilità di raggiungere il proprio scopo, come conseguenza degli sforzi compiuti dai protagonisti per arrivarci.
Non c’è una morale, come la consapevolezza del raggiungimento di una nuova fase della vita o l’accettazione della propria personalità, che è tutto quanto serviva per fare colpo su quelle ragazze.
Napoleon Dynamite Napoleon Dynamite Napoleon Dynamite
Napoleon Dynamite è un susseguirsi di stramberie la cui conclusione morale è comunque la regola alla base dell’universo di questa storia: ovvero Napoleon e i suoi amici non sono dei perdenti, ma dominatori del loro mondo, fatto di regole disegnate e imposte da loro stessi.
Sei quello che sei, accettalo e dominerai il mondo.
Una morale che esiste fin dalle prime battute del film e che non viene mai messa in discussione.
I protagonisti non rinnegano mai quello che sono e non cercano altro se non assecondare la propria natura.
Forse proprio l’allontanarsi da uno degli archetipi della sceneggiatura al fine di proporre qualcosa di unico e funzionale solo quando incarnato da questo universo, una sorta di materia oscura impossibile da riprodurre e sintetizzare, ha affascinato il pubblico del 2004 - del quale faccio colpevolmente parte.
Un pubblico identificabile come la generazione MTV, una rete popolata da prodotti indie dallo stampo particolarmente fresco e originale rispetto alla televisione generalista: non a caso, Napoleon Dynamite è stato prodotto da MTV Films.
Eppure, riguardando il film oggi, ribadendo la mia appartenenza a quella generazione, ho trovato molte uscite comiche incredibilmente piatte.
Il tipo di comicità filo-demenziale - identificabile nel sottogenere della cringe comedy nella quale la risata nasce proprio dalla messa in scena di situazioni socialmente imbarazzanti - non è invecchiata così bene e per quanto potesse sembrarci affascinante all’epoca, paragonata a produzioni anche precedenti come The Office (2001) di Ricky Gervais, è indubbiamente molto meno brillante.
Unendo questo elemento a una struttura narrativa indefinita e per certi versi amatoriale, quello che ne risulta è un film privo di ritmo, sconclusionato e a tratti maledettamente noioso.
[La famigliola di Little Miss Sunshine]
Fenomeni Generazionali
Napoleon Dynamite è sostanzialmente, al contrario di altri film del Cinema indipendente statunitense, un purosangue del fenomeno generazionale.
Una pellicola la cui forza e valenza oggi arrivano stancamente al pubblico, anche se non è escluso che a qualcuno, per n ragioni, possa arrivare a trovarvi qualcosa di affascinante.
Un'opera il cui status di cult movie è unicamente interconnesso al suo tempo.
Un tempo rappresentato da una finestra piuttosto sottile, perché in questo caso non ci troviamo al cospetto di un film la cui fruibilità riverbera nel tempo tra le generazioni.
Un film come Lost in translation è fruibile oggi come lo è stato ieri e allo stesso modo lo è Little Miss Sunshine, il cui racconto di una famiglia ai margini del sogno americano è impermeabile al tempo grazie alla costruzioni di personaggi e sceneggiatura: una pellicola la cui forza è stata valida e sarà nuovamente valida ogni volta che verrà visto dal suo pubblico, come da quello nuovo.
Napoleon Dynamite è invece un film che si è trovato nel posto giusto al momento giusto, il giorno fortunato di un povero disgraziato senza speranze che pedalando giù per una collina cade rovinosamente, ma mentre è in preda a una straziante agonia fatta di abrasioni, pantaloni stracciati e sassolini incastrati nelle carni, si trova un biglietto vincente della lotteria appiccicato alla guancia.
Un film ricordato e celebrato nel tempo in quanto meme, nella sua definizione di informazione tramandata nel tempo, arrivato ad altri solo ed esclusivamente grazie al racconto del mito, alla maglietta con la scritta Vote for Pedro e, come capita spesso nella nuova cultura pop veicolata tramite Internet, grazie a un sistema che permette di veicolare i cult movie senza che il pubblico li guardi davvero.
La pellicola non ha neanche il merito di aver cambiato il linguaggio o di essere stata il capostipite di qualcosa, considerando come quel tipo di commedia esisteva già e quel tipo di Cinema era lo specchio di un certo filone indie americano: un coming-of-age teen stralunato, ma maldestro in molte sue componenti.
Se come me avete visto Napoleon Dynamite oltre un decennio fa, lasciate macerare quel ricordo nel vostro cervello, ma non andate a scoperchiare il vasetto della nonna a tenuta ermetica che lo conserva nella salamoia pungente dei falsi ricordi.
Potreste scoprire che il passato non era così dolce e che quel mito aveva una data di scadenza a breve termine.