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È arrivato sul catalogo Netflix italiano Time Trap, film del 2017 della coppia Ben Foster e Mark Dennis che dopo l'esordio nel 2011 con il thriller Strings ritornano a dirigere insieme una storia sceneggiata dal solo Dennis.
I film sui viaggi nel tempo sono di solito insidiosi, per lo sceneggiatore e per il pubblico: bisogna fare attenzione a costruire qualcosa di internamente coerente - quale sia la scelta della tipologia di 'viaggio', essa non dovrà contraddirsi durante il film - bisogna coinvolgere gli spettatori senza abusare della loro sospensione dell'incredulità ed è anche necessario ormai trovare qualcosa di originale, che possa appassionare sia chi non ha dimestichezza con questo genere di storie sia, più importante, chi invece di film sui viaggi nel tempo ne ha visti a decine.
Time Trap a mio avviso svolge bene il compito.
I limiti di budget sono evidenti, ma questo non va a togliere più di tanto all'ossatura del film in sé e soprattutto al concept stesso alla base del film, che resta un'idea originale pur affondando le sue radici in uno dei miti più famosi e più abusati.
[Trailer internazionale di Time Trap]
Una storia sui viaggi nel tempo non ha necessariamente bisogno di centinaia di milioni di dollari a sorreggerla; due ottimi esempi in tal caso sono dati secondo me da quei due gioielli di Primer (Shane Carruth, 2004) e da Cronocrimenes, anche noto come Timecrimes (Nacho Vigalondo, 2007): due storie piccole, con pochissimi attori, ma con un concept più che solido alla base che permette di portare avanti la storia anche con due lire.
Time Trap non riesce a raggiungere quei livelli perché purtroppo tenta anche di essere un film sui personaggi, che però restano troppo superficiali e interpretati da un cast che, seppur simpatico e volenteroso, non è decisamente formato da attrici e attori in corsa per un Golden Globe.
La storia è davvero semplice: un professore di archeologia decide di andare a cercare delle persone scomparse anni prima, avventurandosi in una grotta misteriosa.
Due suoi studenti, ai quali si aggiungeranno altri tre personaggi, decidono di andare a cercarlo dopo che il professore non si fa vivo per qualche giorno: scopriranno che nella grotta il tempo scorre in maniera diversa rispetto al mondo esterno.
Il Mito della Caverna di Platone è un riferimento fin troppo evidente: per i personaggi all'interno della grotta la realtà non è quella vissuta dal resto dell'umanità ma solo e soltanto la loro, che prendono come reale a dispetto dei vari dubbi che li assalgono fin da subito.
Il primo atto di Time Trap l'ho trovato farraginoso: la storia compie dei balzi strani, si passa da minuti di nulla a salti in avanti nel plot in pochi secondi, e la fotografia al limite dell'amatoriale non aiuta.
Ma più passa il tempo - ah - e più Time Trap appassiona.
Il film presenta una serie di sorprese originali che fanno sorridere e coinvolgono, grazie alle quali i difetti passano in secondo piano: la tecnologia contemporanea svolge un ruolo fondamentale sia per i personaggi che per lo svolgimento, dato che è grazie a una serie di GoPro che i protagonisti capiscono cosa gli stia capitando e la cosa torna utile anche allo spettatore per mettere in fila il discorso.
Sempre grazie alla camerine si deve uno dei momenti più emozionanti del film, che ha per protagonista il personaggio che all'inizio sembrava essere il più insopportabile.
Il film giunge quindi a un secondo atto davvero pregno di avvenimenti e, nonostante un tentativo di montaggio parallelo presto abbandonato perché probabilmente difficile da gestire, Time Trap si trasforma da film di Serie B a vera e propria riflessione sul Tempo e sulle conseguenze che il passare di esso ha su di noi e sul Pianeta Terra, ed è affascinante la scoperta di come le cose siano diverse all'interno della grotta e di come passi il tempo fuori da lì.
Una di quelle cose che vi porteranno a premere 'Pausa' su Netflix per pensarci un po' su.
[Il passaggio del sole da dentro la caverna di Time Trap]
Le cose deflagrano poi in un terzo atto dove succede davvero qualunque cosa: il passato remoto e il futuro lontanissimo si mescolano e danno vita a situazioni inconsuete e assurde, con una risoluzione finale che anche se non mi ha soddisfatto più di tanto non posso che ritenere forse l'unica plausibile, per un racconto portato fino a quel punto.
Time Trap ha dei limiti evidenti, lo ripeto, soprattutto dal punto di vista dei reparti di scenografia, fotografia e trucco, e presenta un cast che oltre a recitare come meglio può non è coadiuvato da dialoghi particolarmente brillanti, alcuni loro incontri - non approfondisco per evitare spoiler - hanno una messa in scena al limite del trash e a volte si ha la sensazione che i personaggi reagiscano agli incredibili eventi che li travolgono in modo troppo apatico.
Ma è divertente e originale, e sfrutta la sua - quasi - unica location come meglio può per raccontare un concept di base che ho trovato vincente.
[Cassidy Gifford in Time Trap: il suo è forse il personaggio più interessante]
Film 'estivo', qualunque cosa questo possa significare, che difficilmente avrebbe visto le nostre sale cinematografiche, Time Trap è uno di quei prodotti che mostrano il talento di un soggettista più che di un regista o di uno sceneggiatore, ed è ottimo come spunto di riflessione sul Tempo e per aprire una discussione con gli amici.
In un periodo in cui tanti lamentiamo un'evidente mancanza di originalità nelle proposte cinematografiche statunitensi, trovo quindi che Time Trap possa offrire una valida alternativa a tutti coloro che hanno voglia di lasciarsi intrattenere da una storia tutto sommato semplice, che non ha pretese di confrontarsi con i Giganti del Cinema e che riesce in ogni caso a tenere incollati allo schermo, anche solo per vedere cosa succederà nei cinque minuti successivi e fin dove lo sceneggiatore ha scelto di spingersi.
Guardatelo.
Appena avete un po' di tempo, ovviamente.