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In queste settimane in molti hanno discusso di Tyler Rake, titolo originale Extraction, un film scritto da Joe Russo, prodotto dal fratello Anthony Russo e con protagonista Chris Hemsworth disponibile su Netflix.
Dietro la macchina da presa c’è l’esordiente Sam Hargrave, stuntman coordinator capace di infondere nel film la sua esperienza e la sua fame di Cinema action.
La mia curiosità verso Tyler Rake non nasce però dalla riuscita complessiva del film.
Nel recente passato, complici le molte voci di internet, il pubblico ha preso il brutto vizio di cercare la realtà e l’onestà della scrittura in storie che non vogliono avere nessuna di queste cose.
[Trailer italiano di Tyler Rake]
L’action si nutre molto spesso di storie ingenue, tagliate con l’accetta, costruite sulle fondamenta della tanto dimenticata sospensione dell’incredulità.
Un artificio di scrittura e di messa in scena che da un lato registi e sceneggiatori affidano alla distrazione causata dalle esplosioni, dalle tutine in spandex e dai fenomeni pop.
Mentre dal lato delle poltroncine abbiamo spesso spettatori bulli, vogliosi di misurare il loro acume nel leggere un’opera di puro intrattenimento come fosse un film di Ingmar Bergman.
Die Hard, Arma Letale, Mad Max, L’ultimo Boyscout o Speed sono tutti film d’azione di largo successo che si reggono su canovacci di una semplicità elementare, e in alcuni casi quasi ridicoli, il cui fulcro è creare un eroe del genere action, frasi iconiche e momenti indelebili.
[L'acqua è bagnata, il cielo è blu e le donne hanno i segreti... e chi se ne frega!]
Tyler Rake e la sceneggiatura di Joe Russo sono una delle storie di redenzione più abusate e scolastiche della categoria, ripescando il canovaccio del tipo tosto depresso e ombroso ma incredibilmente letale, chiamato a portare in salvo un ostaggio che, ovviamente, lo redimerà da ogni fantasma.
Ma questa non è la novità anche se il film, pur aderendo ad alcuni cliché del genere, riserva qualche plot point ben strutturato e interessante ma il cui scopo, come vedremo più avanti, sembra quello di creare un nuovo mito.
Ma da dove viene, dove scava e cosa mette sul tavolo un film come Tyler Rake?
L'insurrezione del Cinema stuntman.
Questa è la chiave di lettura che rende questo film, come altri della sua categoria, una delle cose più belle che sia capitata al Cinema, e in particolare all’action, negli ultimi anni.
Andiamo però con ordine.
[Sam Hargrave sul set di Tyler Rake]
Sam Hargrave è uno stuntman, ma soprattutto uno stunt coordinator, per la Marvel e in particolare per i due Avengers firmati dai Fratelli Russo: Infinity War e Endgame.
Il primo amore di Hargrave, quello che dovrebbe essere un faro per ogni esponente della categoria, è stato Jackie Chan e il cinema di Hong Kong, ma crescendo e frequentando le scuole di Cinema ha iniziato a espandere le sue visioni e nel corso degli anni si è innamorato dello spaghetti western di Sergio Leone.
Successivamente si è invaghito dell’azione magistralmente diretta da registi quali Michael Mann, Heat - La Sfida su tutti, James Cameron e Steven Spielberg.
Hargrave è quindi cresciuto con la fascinazione verso quell’oggetto strano che è stato Jackie Chan, un maestro di arti marziali e uno stuntman fenomenale che è diventato simbolo di una classe di attori che non vede molti adepti, che è il sogno di ogni amante del Cinema d’azione e dei registi d’azione.
Un uomo che è diventato simbolo di tutti quei piccoli Hargrave che avrebbero voluto fare un passo più grande e diventare registi, con la visione di un pazzo che sa come lanciarsi giù per un palo senza corde e senza troppa paura.
[Ma guarda te quel matto che si lancia giù... oh caspio! Ma sono io! - La scena è tratta dal film Police Story]
Lavorare con la Marvel per Hargrave è stata una discreta castrazione.
Nel Cinema e nell’universo MCU l’azione non è certo accostabile alle dinamiche spaccaossa del cinema di Hong Kong e nemmeno l'estro tecnico dietro la macchina da presa e la sua occasione di esordire alla regia è quasi sfuggita quando, durante la produzione di Infinity War, i Russo proposero una prima bozza di Tyler Rake a Chad Stahelski, altro stuntman diventato regista divenuto famoso per la trilogia di John Wick.
Ciudad, questo il titolo della bozza, era ambientato in Sud America e vedeva il protagonista spaccare di mazzate i peggiori esponenti dei cartelli della droga.
Hargrave nel frattempo sognava di fare quello che avevano fatto Stahelski e David Leitch con il primo John Wick, seguendo Leitch sul set di Atomica Bionda.
[David Leitch e Sam "il Barba" Hargrave]
Il progetto, ovviamente sfumato, è poi arrivato tra le mani di Hargrave, divenuto collaboratore stabile dei Fratelli Russo e la cui filosofia è quella di supportare aspiranti registi ricambiando la fiducia che anche a loro è stata data da altri.
La sceneggiatura nel frattempo aveva cambiato titolo e temi e si era spostata tra India e Bangladesh, dove poi è stata effettivamente realizzata.
Quello che è affascinante di un film come Tyler Rake è la visione, abbastanza unica, che il Cinema fatto dagli stuntman porta sullo schermo.
Se guardiamo a John Wick come ad Atomica Bionda, la narrazione non è certamente il punto forte di questi film.
La trama di John Wick è una linea retta piuttosto facile da seguire e con il terzo capitolo, senza troppo entrare in altre discussioni, vive di una sua mitologia talmente estremizzata da aver fatto di John un vero e proprio uomo nero, trasformando l’uomo non più in un mito urbano ma in un vero e proprio essere mitologico.
[Allora, la scena con le moto è fichissima... ma serviva una mano della tecnologia maledettamente ben sfruttata]
In Atomica Bionda, nonostante il materiale di partenza sia il graphic novel La città più fredda, non è proprio raccontato con l’agilità di Michael Mann.
L’intreccio si esprime maluccio e David Leitch esprime il meglio nella messa in scena dell’azione tanto quanto nel creare il mito della protagonista interpretata da Charlize Theron.
Allo stesso modo Tyler Rake, dove il titolo italiano sembra voler brandizzare sul protagonista con una logica da cinema seriale un po’ come Jack Reacher o John Wick, si esprime al meglio nella coordinazione dei combattimenti e anche senza conoscere nulla dei retroscena del film è impossibile non notare come spara e come si muove Chris Hemsworth.
Hargrave gira delle scene d’azione fluide, spaccaossa, di grande impatto scenico e soprattutto si esibisce in un - finto - piano sequenza di 12 minuti che, nonostante i tagli fantasma, rimane un pezzo di Cinema impressionante da mettere in scena e stupendo da guardare.
[Di questa scena magnifica vi dico solo... ahia che male!]
Tyler Rake è parte del mito di questo nuovo Cinema stuntman che riesce a catturare, divertire e intrattenere il pubblico, ma che non sempre riesce ad arrivare al cinema.
Contrariamente ad Atomica Bionda e John Wick, quest’ultimo un caso abbastanza particolare, difficilmente si riesce a portare delle produzioni di questo genere in sala.
Il pubblico sembra sempre più guidato, anche per colpa delle stesse produzioni, a scegliere quello che conosce già e un brand o una saga nuova come quella di Tyler Rake, anche per via di certe scelte di violenza grafica, finisce per rimanere in un cassetto o molto spesso su una piattaforma streaming.
[A livello formale, puramente estetico, Atomica Bionda è stupendo]
La dinamica del Cinema stuntman è l’opposto naturale di anni e anni di danni creati al Cinema d’azione da quella disgrazia in cinema portata da The Bourne Supremacy e dalle sue camere buttate in lavatrice a mascherare goffe scene d’azione.
Quello che potremmo chiamare il Cinema da Travelgum.
Questo tipo di Cinema, il Cinema alla Tyler Rake o alla Atomica Bionda o alla The Raid, per quanto sgrammaticato e storpio nella narrazione, è l’antidoto che stavamo cercando ai campi sterminati di green screen, ai montaggi criminosi e ad un uso sempre più invasivo della CGI per mascherare tutti i limiti creati da un Cinema action sempre più in posa e che molto spesso non brilla nemmeno per scrittura.
[Dietro le quinte di Tyler Rake]
In conclusione, l’insurrezione del Cinema stuntman e di Tyler Rake sarà forse imperfetta e difettosa e se non supportata a dovere rischia di diventare anche un po’ troppo cafona, ma rimane un mestiere che il Cinema non può perdere e che il blockbuster, soprattutto oggi, dovrebbe imparare a incorporare.
Perché se un regista come Christopher Nolan avesse la mano dello stuntman, il suo Cinema muscolare fatto spesso di effetti speciali non al computer sarebbe ancora più potente di quello che è.
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