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Joaquin Phoenix è uno degli attori più importanti e apprezzati dei nostri tempi, questo è fuori di dubbio.
Il trionfo di Joker - con il Leone d'oro alla 76ª Mostra d'arte cinematografica di Venezia, i due Premi Oscar e gli oltre 100 premi nei festival di tutto il mondo - porta a chiare lettere la sua firma, e sembra poter rappresentare il punto di massimo splendore della sua carriera.
L'attore nativo di San Juan, la capitale di Porto Rico, è divenuto con gli anni uno dei simboli più fulgidi delle pellicole d'autore, un volto automaticamente associato a un certo di cinema impegnato e profondo, perfettamente coerente con la sua indole e il suo modo di vivere la recitazione.
Un attore "del Metodo" pronto a sacrificare il proprio corpo e a dedicare ogni oncia di energia nervosa per i suoi ruoli.
[Todd Phillips e Joaquin Phoenix, trionfatori alla Mostra d'arte cinematografica di Venezia 2019 con Joker]
Ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che Joaquin Phoenix sarebbe riuscito nell'impresa di portare sulle proprie spalle una pellicola capace di superare ogni stereotipo e luogo comune inerente ai film a tema fumettistico, al punto di conquistare il trono del più antico concorso cinematografico del mondo.
Invece, all'hype generato dai trailer hanno fatto seguito prima il plauso della critica e poi il premio più ambito della kermesse veneziana.
Non nascondiamoci: la maniacale attenzione di Joaquin Phoenix sulla scelta dei ruoli e la sua volontà di mettere tutto se stesso nei personaggi ha avuto un'enorme parte nel clamore mediatico ottenuto da Joker.
Se un attore di quello spessore e con quell'approccio ha scelto di interpretare un film il cui soggetto è fondamentalmente incentrato sulle origini di uno dei villain più famosi del mondo dei fumetti, l'intera opinione pubblica è obbligata a prestare attenzione.
[Joaquin Phoenix vince l'Oscar 2020 come Migliore Attore Protagonista]
A giudicare dal risultato, tutta quella attenzione non è stata mal riposta.
Tutto questo clamore, però, tende a stonare con l'indole di Joaquin Phoenix.
L'attore infatti non è considerabile un membro vero e proprio dello star system: oltre a essere piuttosto schivo di natura - ha sempre centellinato le sue apparizioni pubbliche, spesso esibendo look ben diversi da quelli che ci aspetteremmo da una star hollywoodiana - non ha mai celato la sua antipatia verso l'Academy e i Premi Oscar.
[Bel look, Joaquin!]
Proprio per questo potremmo ironicamente dire che l'enorme successo di Joker, unito alle ottime critiche raccolte dalla pellicola di Todd Phillips e dalla sua interpretazione, hanno portato Joaquin Phoenix esattamente dove, in genere, non vuole essere: al centro dell'attenzione pubblica.
Un capolavoro di contraddizioni che si sposa perfettamente con la natura controversa di Phoenix.
Ma chi è in realtà Joaquin Phoenix?
Da dove deriva il suo approccio estremo al suo lavoro e al suo ambiente?
[La famiglia Phoenix al completo]
Molte delle risposte sono, con ogni probabilità, da ricercare nella sua formazione come persona prima che come attore.
Un percorso assolutamente lontano da ogni stereotipo che proveremo ora a rivivere insieme, per provare a comprendere insieme ogni sfumatura dell'uomo dietro all'artista.
Joaquin Rafael è il terzogenito della famiglia Bottom (non Phoenix, ma ora ci arriviamo): è nato dopo River e Rain, precedendo le sorelle Liberty e Summer.
John e Arlyn, i loro genitori, si conobbero per caso nel 1968, anno dei grandi moti pacifisti negli Stati Uniti: suo padre diede un passaggio a sua madre che, dopo aver abbandonato la famiglia, stava facendo l'autostop da New York alla California.
Fu un colpo di fulmine senza eguali: nel 1969 si sposarono e cominciarono il loro perigrinare tra varie comuni hippie sparse per gli USA, prima di raggiungere nei primi anni '70 il Sud America per vivere nella comunità religiosa dei Bambini di Dio: ecco perchè, nel 1974, Joaquin Phoenix nasce a Porto Rico.
Se avete notato qualcosa di strano nel nome di quasi tutti i bambini della famiglia Bottom, ci avete visto giusto: quattro su cinque hanno nomi legati alla natura, in piena coerenza con il loro stile di vita hippie.
L'unico ad avere un nome "ordinario" è proprio Joaquin che, per questo motivo, cominciò sin da bambino i a farsi chiamare Leaf (foglia), per non sentirsi diverso dal resto dei suoi fratelli.
Sin da giovanissimo, infatti, Joaquin Phoenix cominciò a seguire uno stile di vita vegano e a interessarsi profondamente al rapporto con la natura: una passione che non lo abbandonerà mai nel corso della sua vita.
Ad ogni modo, per l'intera famiglia l'esperienza sudamericana non ebbe i risvolti sperati: le loro sistemazioni erano sempre poco igieniche e scomode e, soprattutto, stando a quanto dichiarato da River Phoenix nel 1991, nella comunità dei Bambini di Dio il sesso con e tra minori era ben accetto, anzi, era addirittura incoraggiato.
River ha anche aggiunto di aver perso la propria verginità all'età di quattro anni, proprio nel corso della sua esperienza all'interno della comunità.
Una realtà inaccettabile per una famiglia con quattro figli a carico e con la quinta bimba in arrivo.
John e Arlyn, allora, decisero di portare via i propri ragazzi da un contesto del genere, trasferendosi - non senza difficoltà - a Winter Park in Florida nel 1978, poco prima della nascita di Summer.
Contestualmente, i due genitori decisero anche di cambiare il proprio cognome da Bottom in Phoenix, auspicando che il loro ritorno negli Stati Uniti corrispondesse a una rinascita paragonabile per l'intera famiglia a quella della leggendaria Araba Fenice.
Una rinascita che, però, tardò un bel po' ad arrivare: per un lungo periodo la famiglia faticò ad avere una fissa dimora, vivendo in uno stato di indigenza che li obbligava a trovare sistemazioni di fortuna come un monolocale - malgrado fossero ben sette - o addirittura dormire nella loro macchina.
Anche quando tutti si trasferirono a Los Angeles e i genitori trovarono lavoro (la madre divenne segretaria per NBC e il padre architetto di esterni), le condizioni economiche del nucleo non migliorarono e, proprio per questo, i ragazzi cominciarono a esibirsi in strada per aiutare i genitori nel sostentamento dell'intera famiglia.
Joaquin, quindi, si trovò a seguire le orme dei fratelli River e Rain prima come artista di strada e poi, successivamente, come attore.
Come spesso avviene, è un incontro a cambiare i destini della famiglia: i ragazzi vengono notati da Iris Burton, talent scout divenuta nota per la sua capacità di scovare bambini di estremo talento: River, Rain e Joaquin cominciarono così a recitare, prima in tv e poi al cinema.
Il primo ruolo di Joaquin Phoenix fu poco più di una comparsata in Sette Spose per Sette Fratelli, serie TV in cui River si era già guadagnato un ruolo preminente e dove cominciava a mostrare tutto il proprio talento.
In quegli anni Joaquin si faceva accreditare come Leaf Phoenix, come a non voler recidere il cordone ombelicale che lo legava alla sua infanzia.
Proprio a questi anni di difficoltà si deve, dunque, la devozione di Joaquin Phoenix al suo lavoro: la recitazione è stata ciò che ha permesso alla sua famiglia di cambiare completamente le traiettorie della loro vita e, in ragione di questo, per lui non bastava essere ligio al suo dovere, doveva mettere tutto se stesso in ogni parte, perché da quello dipendeva una parte rilevante del loro reddito familiare.
[Il primo ruolo cinematografico di Joaquin Phoenix: Space Camp]
Da quel momento in poi, Joaquin Phoenix continua a lavorare con regolarità a produzioni televisive e nel 1986 debutta al cinema con un ruolo abbastanza importante in Space Camp.
Nello stesso anno suo fratello River diventa una piccola-grande star con Stand by Me di Rob Reiner: Joaquin non raggiungerà mai uno status comparabile negli anni '80, ma continuerà la propria crescità graduale racimolando tanti piccoli ruoli e anche la sua prima collaborazione importante, quella con Ron Howard nel 1989 in Parenti, amici e tanti guai.
Dopo quest'ultima pellicola, però, Joaquin Phoenix sceglie di allontanarsi per qualche anno dalle scene: i suoi genitori stano divorziando e lui decide di seguire papà John in Messico.
River, invece, sembra inarrestabile: è ormai una supernova, tanto che nel 1991 vince addirittura la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia con Belli e Dannati di Gus Van Sant in un ruolo che, tra l'altro, neanche avrebbe dovuto interpretare.
Già, perché i suoi agenti non volevano che l'astro nascente River si rovinasse la carriera con una parte così controversa e scabrosa.
Fu Keanu Reeves, miglior amico dell'attore, che decise di attraversare gli interi Stati Uniti in motocicletta per fargli leggere il copione che, a suo dire, gli avrebbe cambiato la vita.
River lo lesse, accettò la parte e il resto è Storia.
Dopo questo splendido regalo di Reeves, a River sembrava davvero non mancare più nulla: anche se giovanissimo, era davvero pronto a spiccare il volo definitivo verso le vette più alte di Hollywood.
[River Phoenix e Keanu Reeves in Belli e Dannati, il ruolo che ha reso immortale il talento di River]
Dopo il suo periodo in Messico, anche Joaquin Phoenix fece ritorno negli Stati Uniti e si riunì ai suoi fratelli.
Tutto sembrava volgere per il meglio.
Ma una tragedia si abbattè sull'intera famiglia coinvolgendo in prima persona Joaquin Phoenix e Rain: assieme a River e Samantha Mathis (la fidanzata di River) erano insieme nella triste e nota notte tra il 30 e il 31 ottobre 1993, quella in cui River morì di fronte al Viper Room, un notissimo locale di Los Angeles a causa di una dose di speedball, un cocktail di cocaina ed eroina.
Il bar era molto affollato quella sera: oltre alla famiglia Phoenix erano presenti Johnny Depp (ai tempi comproprietario del locale), Leonardo DiCaprio e Christina Applegate.
Sul palco del locale, invece, si stavano esibendo Flea e John Frusciante dei Red Hot Chili Peppers, altri due grandi amici di River che, appena seppero delle cattive condizioni del loro amico lasciarono il palco di corsa.
A portare fuori River e a chiamare il 911 fu proprio Joaquin, che provò a prestare il primo soccorso a suo fratello, che era preda di violente crisi convulsive.
I soccorsi, purtroppo, arrivarono in ritardo e i tentativi di rianimazione furono inutili.
Alla 1:51 del 31 ottobre 1993 River Phoenix fu dichiarato morto.
Lo shock riportò Joaquin Phoenix lontano da Hollywood e dallo Star System, inducendolo a diventare più riservato e schivo che mai.
Una caratteristica che, come ormai abbiamo compreso, non perderà mai più.
L'uomo capace di convincerlo a tornare sul grande schermo fu, per ironia della sorte, lo stesso che aveva donato a suo fratello la sua enorme notorietà: Gus Van Sant.
Nel 1994 lo richiamò per interpretare il ruolo di Jimmy Emmett in Da morire, permettendo alla sua carriera di riprendere proprio dove, malauguratamente, quella di River si era interrotta.
[Quello di Jimmy Emmett è il ruolo che ci ha permesso di cominciare davvero ad amare Joaquin Phoenix]
La sua prova è talmente convincente da spingere Oliver Stone a scritturarlo per U Turn.
Non passa molto tempo prima che Joaquin Phoenix riesca a guadagnarsi i gradi dell'attore protagonista: Innocenza Infranta, Il sapore del sangue, 8 mm - Delitto a luci rosse e The Yards ne confermano tutto il talento e gli permettono di farsi notare da Ridley Scott, il regista che porterà la sua carriera verso lo step successivo.
[La sconvolgente bravura di Joaquin Phoenix nel ruolo di Commodo ne Il Gladiatore]
Per la sua interpretazione ne Il Gladiatore, Phoenix riceve una pioggia di nomination ma, cosa più importante, comincia ad affinare il proprio maniacale approccio al Metodo, che lo porterà a deformare il proprio corpo e a cambiare il proprio stile di vita in relazione ai ruoli che deve interpretare sullo schermo.
Non a caso, qualche anno dopo in un'intervista dichiarerà:
"Parlarne adesso mi imbarazza, ma quando ho girato il Gladiatore pensavo di dover portare sempre una spada con me.
Per Squadra 49, invece, non volevo mai togliermi la mia divisa da pompiere.
Credevo non si potesse vivere senza la puzza del fumo a intasarti le narici"
Già, perché Joaquin Phoenix non si è mai risparmiato, neanche per delle produzioni che potremmo credere "secondarie" guardando la sua filmografia.
Proprio per Squadra 49, Phoenix ha addirittura scelto di trascorrere un mese con la squadra di pompieri Truck 10 di Baltimora per prepararsi al meglio al ruolo.
Tra i due ruoli, però, Phoenix aveva continuato a fornire eccellenti prove: tra gli altri, anche in film come Buffalo Soldiers, Signs e The Village.
Malgrado l'ottima qualità media dei suoi lavori a inizio anni 2000, è il 2005 a mostrarsi come un anno che Phoenix non dimenticherà facilmente, visto che oltre al già citato Squadra 49 l'attore nativo di San Juan in quell'anno si produce in due dei suoi lavori più noti, ovvero Hotel Rwanda e Walk the Line - Quando l'amore brucia l'anima.
In particolare per prepararsi a Walk the Line, film che gli è valso il suo primo - e finora unico - Golden Globe, questo straordinario interprete ha raggiunto livelli di immedesimazione terrificanti: ha imparato a cantare e a suonare la chitarra e, non pago, sul set rispondeva solo a quelli che lo chiamavano Johnny Cash.
Un livello di abnegazione incredibile che, però, non gli è valso il premio Oscar al Miglior Attore Protagonista, un riconoscimento per il quale fu nominato e a cui - a suo dire - sembrava tenere davvero, vinto quell'anno da Philip Seymour Hoffman per Truman Capote.
Da quel momento in poi il suo rapporto con l'Academy si è gradualmente deteriorato fino al 2013, quando entrò in polemica aperta con gli Oscar e con la loro emittente, la ABC, rea di non aver deliberatamente mandato in onda un cortometraggio della PETA (People for Ethical Treatment of Animals) che vedeva Joaquin Phoenix annegare sullo schermo per sensibilizzare il pubblico sul tema del rapporto con i pesci e con il mare.
[Notate come cambino le sue reazioni negli anni]
Nel frattempo, però, la carriera di Phoenix ha continuato a regalare interpretazioni indimenticabili e noi abbiamo addirittura assistito alla più eclatante esibizione del suo approccio da Attore del Metodo.
Nel 2009 Phoenix rilasciò una stranissima intervista al David Letterman Show e dichiarò di voler lasciare la recitazione per dedicarsi all'Hip Hop.
La cosa destò non poco scalpore a Hollywood.
L'anno successivo, però, si venne a sapere che Joaquin Phoenix non stava davvero per ritirarsi, ma stava semplicemente preparando il suo personaggio per il mockumentary Joaquin Phoenix - Io sono qui!.
[L'intervista completa di Joaquin Phoenix da David Letterman]
Dopo questa prova, di fatto, la sua carriera ha subito la decisiva accelerata verso uno status che pochissimi attori possono vantare.
Le sue interpretazioni in The Master, Her, C'era una volta a New York, Vizio di forma, Irrational Man e A Beautiful Day - You Were Never Really Here sono di una qualità terrificante: in ogni pellicola Joaquin Phoenix si mostra trasformato e addentrato più che mai nella parte, tanto che si fatica a scorgere il suo volto dietro a quello dei suoi personaggi.
Il suo talento sconvolge e, finalmente, viene premiato: vince la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia in coabitazione con Philip Seymour Hoffman nel 2012, per la loro splendida chimica in The Master, e replica con il Prix d'Interpretation Masculine nel 2017 al Festival del Cinema di Cannes con A Beautiful Day.
[The Master: quella che, a mio modesto parere e in attesa di vedere Joker, è la più grande prova della carriera di Joaquin Phoenix]
Grazie a queste interpretazioni indimenticabili Joaquin Phoenix diviene il volto del cinema d'autore di tutto il mondo e le sue recentissime prove in Don't Worry, Maria Maddalena e I Fratelli Sisters non fanno altro che confermare l'assunto.
Poi, il Joker.
Il ruolo che ha portato il cinema d'ispirazione fumettistica dove non è mai stato.
Il ruolo che lo ha portato a ottenere il tanto odiato Premio Oscar, tramutando il villain per eccellenza nel secondo personaggio della Storia del Cinema a vincere due Academy Award attraverso due interpreti, come riuscito finora solo a Don Vito Corleone, grazie a Marlon Brando nel 1973 e a Robert De Niro nel 1975.
Ma in fondo ciò che conta, più dei premi, è la capacità di spostare un po' più in là i confini della Settima Arte.
E Joaquin Phoenix è uno dei pochissimi interpreti dei nostri giorni che può affermare di aver lasciato, davvero, il segno nella Storia del Cinema.
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5 anni fa
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Jacopo Gramegna
5 anni fa
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Jacopo Gramegna
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Jacopo Gramegna
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Jacopo Gramegna
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