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Sotto le foglie - Recensione: i funghi cartine tornasole

Alla sua ventitreesima regia, François Ozon torna con un’opera che affonda le mani nelle pieghe delle relazioni famigliari e lo fa spostandosi in una campagna borgognona tanto idilliaca quanto gravida di tensioni sopite

Sotto le foglie è il nuovo film di François Ozon che intreccia dramma, commedia e thriller in un racconto dai toni autunnali, intimo e velenoso.

 

La protagonista è Michelle (una straordinaria Hélène Vincent), anziana signora che vive sola in una casa immersa nei boschi; l’arrivo della figlia Valérie (Ludivine Sagnier) e del nipote Lucas per le vacanze sembra promettere un momento di gioia, un ritorno all’armonia familiare, ma come in ogni fiaba nera sarà un dettaglio banale come una raccolta di funghi nel bosco a innescare il disastro. 

 

Valérie finisce avvelenata e con lei si deteriora rapidamente il fragile equilibrio emotivo tra madre e figlia. 

 

[Il trailer di Sotto le foglie]

 

 

Evito volutamente di addentrarmi nei dettagli della trama: non solo per non rovinare le sorprese a chi si appresta alla visione, ma anche perché la narrazione, a mio avviso, procede lungo binari fin troppo prevedibili.

 

L’incipit (un’omelia del parroco del villaggio che richiama l’incontro tra Gesù e Maria Maddalena) rivela già tutto: una mossa che da un lato denota coerenza strutturale, dall’altro rasenta il didascalico, se non addirittura lo spoiler. 

Si dice che nelle sceneggiature scritte bene la prima scena dovrebbe contenere tutto il film. 

 

In Sotto le foglie viene fatto perfettamente, ma non viene lasciato spazio al mistero.

 

 

[Sotto le foglie: Josiane Balasko, Pierre Lottin e Hélène Vincent]

 

Ciò che però rende il film da vedere non è la vicenda in sé, bensì il modo in cui Ozon affronta il tema dell’amore e dei legami affettivi.

 

Sotto le foglie suggerisce che i vincoli più profondi non sono necessariamente quelli di sangue. L’amore può saltare una generazione (come nel rapporto complice e puro tra Michelle e Lucas) e manifestarsi con maggiore verità nei legami scelti piuttosto che in quelli imposti.

L’amicizia tra Michelle e Marie-Claude si trasforma in una forma di sorellanza radicale, mentre il rapporto con Vincent (il figlio di Marie-Claude appena uscito dal carcere) sfuma nel territorio dell’affetto filiale elettivo.

 

Sotto le foglie tocca anche un altro nodo universale: i segreti familiari.

Quei non detti che attraversano il tempo come ombre silenziose e che, prima o poi, ci costringono a fare i conti con il passato dei nostri genitori e con il nostro bisogno, o meno, di perdonarli. 

 

Se questo film fosse qualcosa da mangiare sarebbe un piatto di funghi trifolati con aglio e prezzemolo. Profumati, invitanti, ma potenzialmente letali. 

Se fosse una canzone sarebbe un valzer malinconico, con una dissonanza improvvisa. 

Se fosse un colore sarebbe il marrone caldo del tabacco. 

 

Se fosse un odore sarebbe muschio bagnato e camino acceso.

 

[articolo a cura di Pietro Baroni] 

___ 

 

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