Articoli

#articoli
Captain America: Brave New World è il quarto capitolo stand alone dedicato alla figura di Captain America e si presenta al pubblico come grande punto di svolta per le vicende del Marvel Cinematic Universe con l'obiettivo, non semplice, di dare credibilità alla figura di Cap, ormai orfana di Steve Rogers (Chris Evans).
Diretto da Julius Onah, il film si pone in continuità con la serie TV The Falcon and the Winter Soldier la quale, non particolarmente acclamata, aveva comunque gettato le basi per la nascita di Sam Wilson (Anthony Mackie) come leader dei futuri Avengers.
[Il trailer di Captain America: Brave New World]
Prima della visione di Captain America: Brave New World: tra aspettative e preoccupazioni
Captain America: Brave New World era già insistentemente discusso prima della sua uscita nelle sale, in parte per la salienza tradizionalmente attribuita alla figura di Captain America all’interno del Marvel Cinematic Universe, in parte per i diversi problemi di produzione che ne rallentarono il debutto sul grande schermo.
Tra le prime notizie che trapelarono sul film fu di particolare interesse quella che riportava il clamoroso fallimento dei primi screening test e i conseguenti reshoot che avrebbero coperto circa il 70% del girato.
La pellicola fu descritta dal pubblico di prova come “piatta” e “inessenziale”.
Problemi tecnici a parte, Captain America: Brave New World arriva dopo The Marvels, uno dei più sonori flop degli ultimi anni e dopo il successo di Deadpool & Wolverine, da cui si poneva l’obiettivo di prendere le distanze, riportando la macro trama su territori più familiari e incisivi per il filone principale.
Più in generale il film avrebbe dovuto scongiurare le preoccupazioni relative alla mancanza di carisma presente in quasi tutti i prodotti successivi ad Avengers: Endgame e porsi come primo passo per una rinascita del MCU.
Nonostante la ragionevole tentazione di approcciarsi a Captain America: Brave New World con basse aspettative dunque, l’importanza preannunciata per lo sviluppo all’interno della "Fase Cinque" e l’intensa campagna promozionale che ne precedette l’uscita, lasciavano ai fan più ottimisti la speranza per un improvviso e deciso cambio di rotta.
Basta tuttavia fare qualche rapida ricerca in rete per accorgersi che la recezione del pubblico conferma le iniziali preoccupazioni e che, nonostante questo nuovo capitolo non abbia completamente deluso, è certamente lontano dall’aver entusiasmato.
[Anthony Mackie durante le riprese di Captain America: Brave New World]
Captain America: Brave New World: una trama che si muove in superficie
La trama di Captain America: Brave New World è piuttosto semplice: il generale Thaddeus Ross (Harrison Ford) ha assunto la carica di presidente degli Stati Uniti, avviando una trattativa con alcuni paesi alleati per dividersi equamente le risorse rinvenute all’interno di Tiamut, il celestiale emerso nelle acque dell’Oceano Indiano nella conclusione di Eternals.
Dietro le quinte sembra però svilupparsi un complotto per far naufragare l’accordo, le cui fila si scoprirà ben presto essere mosse da Samuel Sterns (Tim Blake Nelson), riesumato dall'Incredibile Hulk del 2008 e ora impegnato a tramare per rovinare la reputazione del Presidente.
Sam Wilson (Anthony Mackie), alias Captain America, prima reintrodotto nelle grazie di Ross e poi rapidamente liquidato a seguito del fallito attentato ai suoi danni, ha dunque il compito di scoprire chi sia il burattinaio che si cela dietro l’oscura macchinazione.
La superficialità con cui è protratta la trama e la ridondanza degli spiegoni avvertita durante tutta la pellicola avrebbero dovuto trovare un palliativo nella trasformazione finale di Ross.
La problematicità dell'intreccio, tuttavia, risiede nel fatto che quello che sarebbe dovuto essere il colpo di scena di Captain America: Brave New World era stato ampiamente anticipato dai trailer e dalla campagna pubblicitaria del film stesso e dunque l’effetto sorpresa del famigerato Hulk Rosso, tralasciando la CGI macchinosa, è qualcosa di già visto.
Ben prima della metà del film lo spettatore può prevedere i semplici risvolti di trama e, mai intrigato da uno spy thriller più annunciato che realizzato, trova nella breve durata dell'opera l’unica salvezza dalla noia.
I combattimenti corpo a corpo, da sempre cavallo di battaglia del franchise di Captain America, nonostante appaiano crudi e scorrevoli risultano in fin dei conti ripetitivi.
Le coreografie hanno in un primo momento un buon impatto ma, quasi fossero consapevoli dell’efficienza di alcune tecniche principali, vengono reiterate in diverse salse per tutta la pellicola.
L'effetto è quello di un Sam non troppo diverso da un personaggio videoludico dotato di mosse predefinite. Le scene con gli scontri aerei, anche se un po’ confuse, segnano l’unica grande differenza in positivo tra il Cap di Sam Wilson e quello di Steve Rogers.
Per tirare le fila, Captain America: Brave New World non si mostra a mio avviso all’altezza dei propri obiettivi, anche perché la questione dei New Avengers viene a malapena abbozzata e del “nuovo mondo coraggioso” citato nel titolo non se ne vede neanche l’ombra.
[Captain America: Brave New World: Sam Wilson e Joaquìn Torres prima della battaglia aerea nell'Oceano Indiano]
Captain America Brave: New World: analisi e critica dei personaggi
La banalità con cui viene trattato l’intreccio risulta ancora più evidente nella caratterizzazione dei personaggi che, con la sola eccezione del Presidente Ross, mancano di carisma e di profondità psicologica.
Le poche frasi relative al senso di inadeguatezza di Sam rispetto al ruolo ereditato da Steve non bastano a renderlo un protagonista sfaccettato ma, al contrario, sembrano relegarlo al ruolo di spalla anche in una pellicola in cui dovrebbe ricoprire la posizione principale.
Il vero protagonista sembra essere infatti il Presidente Ross che, sicuramente anche grazie alla bravura di Harrison Ford, riesce tutto sommato a incuriosire lo spettatore.
Il neo Presidente viene presentato come un uomo in conflitto tra un passato disdicevole e le ambizioni di redenzione per il futuro, che lo spingono a chiedere a Sam di rifondare gli Avengers, da lui messi al bando dopo di accordi di Sokovia.
L’affidabilità dei buoni propositi di Ross è uno dei pochi elementi di incertezza durante la visione di Captain America: Brave New World e riesce dunque a conferire alla pellicola un tratto di mistero che nemmeno la cospirazione di Sterns era riuscita a trasmettere; com’è consuetudine per un passato oscuro, esso torna a chiedere il conto nel momento di massima ripresa ed è così che viene presentato Il Capo.
Nonostante il nuovo personaggio interpretato da Tim Blake Nelson funzioni dal punto di vista estetico, cade vittima di uno scarso minutaggio, in gran parte usato per esplicare stereotipicamente i suoi piani.
Un villain del genere, che dovrebbe alla sua eccezionalità cognitiva l’origine del suo potere, non spicca mai d’arguzia, tanto che il metodo con cui riesce a controllare le menti non viene mai del tutto chiarito e i passaggi della sua terribile congiura sembrano giustificati solo dal fatto che al pubblico viene chiarito che è superintelligente.
Per quanto riguarda i personaggi secondari Joaquin Torres (Danny Ramirez) funziona come comedy relief e non risulta mai fuori luogo né tantomeno irritante; al di là del ruolo di fan boy di Captain America le sue battute alleggeriscono la visione e fanno ben sperare per un suo preannunciato ingresso nei nuovi Avengers.
Sidewinder invece, interpretato da Giancarlo Esposito, è un piacere per gli occhi ma compare pochissimo e, a dire il vero, non ha una funzione indispensabile per la trama; la bravura e la fama dell’attore fanno pensare che il suo minutaggio originale fosse più esteso, ma che possa essere rimasto escluso dai reshoot finali della pellicola.
Captain America: Brave New World ci lascia dunque con un protagonista anonimo e non totalmente pervenuto, un villain intelligente ma che non si applica e un contorno di personaggi secondari poco incisivi e con uno spazio risicato per emergere.
Questa è una delle criticità principali dei film Marvel successivi alla "Saga dell’Infinito": fermo restando i diffusi problemi di trama, Captain America: Brave New World si allinea a una serie di opere poco carismatiche, in cui i personaggi non riescono a esercitare la stessa attrattiva e tantomeno a suscitare la stessa curiosità dei protagonisti di cui pretendono di essere gli eredi.
Questo è uno dei motivi per cui Marvel si vede costretta ora a proseguire con cameo e fan service, oltre a richiamare vecchi attori del cast per ruoli inediti e di grande rilievo.
[Captain America: Brave New World: il Presidente Ross dopo la trasformazione in Hulk Rosso]
Captain America: Brave New World: fantapolitica poco politica
Uno dei maggiori elementi di interesse di Captain America: Brave New World è sicuramente il sottotesto fantapolitico, che ha come fulcro le relazioni internazionali tra gli Stati Uniti e i loro alleati e assegna per la prima volta il ruolo di Captain America a un attore afroamericano.
Volendo seguire le orme di Captain America: The Winter Soldier, il nuovo film sembra voler approfondire temi di carattere politico e dare un quadro di come i supereroi siano imprescindibili.
Ancora una volta, tuttavia, i passaggi non risultano approfonditi: i dialoghi tra i capi di stato non si adeguano minimamente ai criteri formali che una rappresentazione realistica imporrebbe, riducendo il possibile declino verso una guerra a poco più che una scaramuccia da bar.
Ben più importante dei rapporti tra superpotenze sembrava dover essere la questione sull’etnia del nuovo Cap: in The Falcon and the Winter Soldier era stato lo stesso Isaiah a esprimere rammarico per l’impossibilità di avere un Captain America nero ed era dunque legittimo aspettarsi che il tema sarebbe stato centrale in questo capitolo dedicato a Sam Wilson.
In un’intervista rilasciata a La Stampa Anthony Mackie aveva infatti affermato: “È importante che sia i ragazzi bianchi sia quelli neri vedano un Captain America nero […].
È importante che questi ragazzi abbiano come punto di riferimento un personaggio che sia buono e inclusivo”.
Il discorso sull’inclusività viene ripreso dal cameo di Bucky (Sebastian Stan), che a mio giudizio rappresenta la scena più bella di Captain America: Brave New World, il quale consola Sam per la sua temuta inadeguatezza: “Steve dava qualcosa in cui credere, tu dai qualcosa a cui aspirare”.
Questo è quanto.
A parte questo felice dialogo, Captain America: Brave New World si mostra poco audace nel perseguire una sottotrama, quella dell’integrazione della comunità afroamericana, tanto preannunciata quanto assente, che avrebbe sicuramente contribuito a incrementare l’indice di profondità della pellicola.
[Harrison Ford e Anthony Mackie in Captain America: Brave New World]
Captain America: Brave New World: considerazioni conclusive
C’è da sottolineare che la durezza delle critiche è dovuta in gran parte agli obiettivi che la pellicola si poneva e dal potenziale che i fan rinvenivano nell’introduzione di personaggi tanto celebri nelle saghe fumettistiche.
Preso a sé, Captain America: Brave New World riesce a intrattenere e si pone su un piano migliore rispetto ad altre recenti uscite del MCU; la mancanza di mordente è innegabile, ma è altrettanto vero che qualcosa da salvare rimane, consentendo forse uno sguardo meno pessimistico per i successivi sviluppi della "Fase Sei", che inizierà dopo Thunderbolts* questo luglio con l'uscita de I Fantastici Quattro - Gli inizi.
Se messo a confronto con i precedenti capitoli di Captain America, questo ultimo capitolo non può che uscirne con le ossa rotte, ma è tutto sommato un prodotto godibile.
Per chi ripone ancora speranza nella qualità del progetto Marvel è comunque a mio avviso un film da recuperare.
___
Noi e loro Noi e loro
CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare ad esserlo, ma per farlo abbiamo bisogno anche di te!
Articoli
Articoli
Articoli