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Noi e loro è il nuovo film diretto da Delphine e Muriel Coulin presentato in concorso alla 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove il protagonista Vincent Lindon ha ottenuto la Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile.
L’assetto della storia si rivela fin dall’inizio piuttosto semplice.
Pierre (Vincent Lindon) è un padre che si ritrova a crescere da solo due figli: Louis (Stefan Crepon), il primogenito che lavora duramente per costruirsi il proprio futuro e Fus (Benjamin Voisin), che da subito viene descritto come il più problematico tra i due.
Indagando infatti nella vita del suo secondogenito, Pierre lo scoprirà simpatizzante di una corrente di estrema destra che promuove atti criminali e razzisti.
Questa rivelazione provocherà una significativa spaccatura nella vita familiare, portando i membri a doversi mettere in discussione per tentare di ristabilirne gli equilibri.
[Il trailer di Noi e loro]
Nella vita dei tre uomini di Noi e loro si sente l’eco della mancanza di una figura femminile: i posti a tavola sono quattro, ma uno rimane sempre vuoto.
Non viene fatta menzione di questa assordante assenza nella quotidianità dei due ragazzi ma in un qualche modo si avverte, e il padre sembra aver introiettato questa dolorosa mancanza sopprimendola, curandola in silenzio, leccandosi in solitudine la ferita.
Così come Pierre, il genitore, è il membro portante della famiglia, lo stesso Lindon lo è del film: la sua interpretazione ben si sposa con il resto della sua filmografia e riesce a rivitalizzare il prodotto anche nei momenti in cui si avvertono delle effettive falle.
L’intensità della messa in scena del suo personaggio riesce spesso a distogliere l’attenzione da evidenti cliché, didascalismo e ad offrirci delle sequenze cariche di materiale emotivamente pregno.
Pierre, infatti, alterna momenti di estrema tenerezza ed empatia che riserva ai suoi figli a momenti in cui, con il pugno fermo, tenta di educarli e insegnare loro i valori che un uomo tutto d’un pezzo come lui ha profondamente a cuore.
“Mi sento tradito” affermerà guardando negli occhi Fus, mentre avverte la presa che ha sul figlio farsi sempre più flebile.
Noi e loro si struttura in modo tale da gravitare intorno al “tradimento” di Fus, al suo voltare le spalle alle idee politiche e morali di Pierre, ma dove si colloca esattamente la componente politica? Cosa spinge effettivamente il minore dei due figli a intraprendere una strada agli antipodi delle volontà del padre, a mettere in discussione tutte le convinzioni con cui è stato cresciuto?
Non risultano così chiare le volontà che spingono il ragazzo ad abbracciare questa corrente di pensiero, non assistiamo a un’effettiva escalation che porti a una reale involuzione del personaggio.
Quella che all’inizio sembrava una semplice ribellione dei costumi sociali o un bisogno di svincolarsi dalle aspettative familiari si avvia versa una tragica e prevedibile conclusione, ma la sensazione è di non comprendere pienamente come ci si sia arrivati.
Come se in Noi e loro mancassero dei tasselli fondamentali, un collante capace di rendere il tutto verosimile.
[Vincent Lindon, Stefan Crepon e Benjamin Voisin in Noi e loro]
Noi e loro sembra infatti procedere con il freno a mano tirato per non rischiare di scivolare e perdersi nel mezzo di discorsi ampiamenti politici.
In un film che avanza queste tematiche decidere di tendere verso un’approssimazione non si è rivelata probabilmente la scelta più azzeccata; una semplificazione dei temi principali ha portato a una significativa semplificazione dei personaggi, della loro caratterizzazione e dei loro personali percorsi psicologici.
Il film parla soprattutto di una crisi dei valori che scuote i giovani, di un abbattimento delle credenze, di una presa di distanza dalle apparenti certezze che li hanno accompagnati per tutta l’esistenza.
Sarebbe stato interessare a mio avviso entrare maggiormente dentro questa tendenza, capire cosa blocchi un giovane dei nostri tempi e cosa lo spinga a riporre fiducia in gruppi politici estremisti piuttosto che nel giusto, nel futuro, nelle leggi del proprio Paese.
Nel finale di Noi e loro si ha la sensazione che si provi a tessere le fila delle questioni rimaste appese, delle domande a cui lo spettatore, nel corso della storia, ha provato a rispondere.
Si tenta questo “tutto per tutto” con un monologo conclusivo ben infiocchettato, ma la percezione è che si tratti di un involucro di retorica tenuto in piedi esclusivamente dal magnetico carisma di Lindon.
Nel complesso Noi e loro si rivela secondo me una visione piacevole, seppur con le sue lacune. Purtroppo, la percezione generale è quella di avere assistito a un’occasione mancata, un dramma familiare funzionale smorzato, un rassicurante prodotto manicheo in cui il bene ha la meglio sul male.
Ma la sostanza che c'è nel mezzo che fine fa?
[articolo a cura di Francesca Nobili]
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Noi e loro Noi e loro
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