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I ragazzi della Nickel è uno degli ultimi due candidati ai Premi Oscar 2025 come Miglior Film a essere distribuito in Italia, dopo l'uscita di A Real Pain.
L'opera seconda di RaMell Ross arriva nel nostro Paese nella settimana che ci condurrà agli Academy Awards ma - a differenza di tutti gli altri nominati - non usufruisce di alcun passaggio in sala.
Dopo aver aperto la propria corsa al Sundance Film Festival 2024 e aver avuto la propria anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, la pellicola basata sull'omonimo romanzo vincitore del Premio Pulitzer di Colson Whitehead è approdata direttamente su Prime Video.
Se da una parte la distribuzione streaming de I ragazzi della Nickel permette la diffusione internazionale di un prodotto che ha incassato solo 3 milioni di dollari (a fronte di 23 di budget), dall'altra però limita l'esperienza dello spettatore, nei confronti di un'opera che è evidentemente pensata per assorbire lo spettatore nel buio della sala cinematografica.
[Il trailer de I ragazzi della Nickel]
A sei anni di distanza dal documentario Hale County This Morning, This Evening, RaMell Ross ha compiuto il suo debutto nel Cinema di finzione con un'opera di sicuro interesse, adattando assieme a Joslyn Barnes un soggetto non originale di grande spessore e guadagnandosi così una nomination agli Oscar anche per la Migliore Sceneggiatura Originale.
Ciò che colpisce immediatamente de I ragazzi della Nickel non è, però, l'inequivocabile importanza della materia trattata quanto l'uso estensivo - praticamente totalizzante - della soggettiva: il film narra la storia dell'amicizia tra Elwood Curtis (Ethan Herisse) e Jack Turner (Brandon Wilson), due ragazzi di colore "ospiti" della Nickel Academy, un riformatorio minorile.
L'opera si apre assumendo la prospettiva del giovane Elwood e - scelta non casuale - la soggettiva si interrompe solo quando il protagonista ascolta un discorso di Martin Luther King in una TV esposta in un negozio: a quel punto l'immagine televisiva assume il controllo dello schermo, non prima di averci mostrato per la prima volta il riflesso sfocato di Elwood e di sua madre sulla vetrina dello stesso negozio.
[L'ideale di Martin Luther King ispira Elwood, giovane protagonista de I ragazzi della Nickel]
Si tratta di una presa di coscienza necessaria per lo spettatore, che per la prima volta si specchia nello sguardo di colui che ne guiderà le sue esperienze per quasi tutta la durata del film.
I ragazzi della Nickel è una storia di segregazione nella Florida degli anni '60, ma anche di un racconto di crescita e di potenzialità svilite. Elwood è un giovane talentuoso che potrebbe ambire a una formazione scolastica di successo, ma viene condannato ingiustamente al riformatorio per un reato mai commesso.
Alla Nickel Academy conosce Jack e, a quel punto, lo spettatore conosce anche la soggettiva del secondo protagonista del film.
I due sono costretti a vivere gli orrori della Nickel, un riformatorio fittizio che si ispira liberamente alla scandalosa Arthur G. Dozier School for Boys, chiusa nel 2011 ma che, nel corso degli anni, ha ospitato ogni forma di abuso ai danni dei suoi inquilini.
Violenze e sfruttamenti di ogni tipo che altro non erano che la reiterazione all'interno di un'istituzione statale (anche nota come Florida School of Boys) della brutale società statunitense.
Con un parallelismo semplice quanto efficace Ross inserisce nel film la sequenza del trasporto dei prigionieri de La parete di fango - film del 1958 diretto da Stanley Kramer - montandola direttamente in corrispondenza dell'arrivo di Elwood alla Nickel ed è una scelta che non lascia spazio all'immaginazione: quel riformatorio rappresenta un'autentica prigione.
Non appena diventato uno de "i ragazzi della Nickel" Elwood fa conoscenza del sistema a punti e a livelli che tiene banco nella scuola, al fine di valutare il comportamento dei suoi ospiti.
Una pedissequa riproposizione della stratificazione sociale, delle spinte capitalistiche e della competitività sfrenata che dipingono all'interno quanto all'esterno dell'istituto una logica pienamente sovrapponibile all'hobbesiano homo homini lupus.
[Un'immagine dei talentuosi protagonisti de I ragazzi della Nickel]
In un simile contesto, dove anche i rapporti tra i ragazzi riformati sono dominati dalla violenza, sboccia comunque l'amicizia tra i due protagonisti, che permette allo spettatore la seconda presa di coscienza: il ribaltamento della soggettiva dalla prospettiva di Elwood a quella di Jack ci permette di osservarne gli ideali e le azioni da un punto di vista esterno e di poter constatare gli effetti dello scorrere del tempo sul protagonista.
Quello temporale è un fattore che risulta cruciale nello svolgimento de I ragazzi della Nickel: così come succede in Moonlight di Barry Jenkins - sicuramente tra gli autori a cui Ross ha rivolto lo sguardo - conosciamo il protagonista dell'opera nell'infanzia, in gioventù e in età adulta.
Si tratta di un espediente sempre efficace per mostrare la persistenza delle ferite di una comunità come quella afroamericana, di cui Cinema e Letteratura fanno ampio uso ma, con una scelta registica sagace il cui significato è svelato dal finale dell'opera, ai flash forward Ross fa corrispondere l'uso di una semi-soggettiva.
Pur avendo lasciato al bravo Jomo Fray il ruolo di direttore della fotografia, RaMell Ross - forte delle sue precedenti esperienze come DoP e operatore - ha imbracciato direttamente la cinepresa Sony CineAlta Venice con cui è stato girato I ragazzi della Nickel, un po' come fatto a più riprese da Matteo Garrone quando ricercava in prima persona la forma del proprio film.
Così facendo il regista ha sviluppato un legame piuttosto viscerale con le immagini mostrate.
Proprio la riflessione sulle immagini e sulla memoria attraverso le stesse è, forse, il fiore all'occhiello di un film che anche attraverso l'inserimento di filmati in pellicola, intermezzi onirici e time-lapse vertiginosi raggiunge una notevole varietà formale che non rende mai oppressivo l'uso diffuso della soggettiva.
Probabilmente in fase di montaggio, a mio avviso, I ragazzi della Nickel avrebbe giovato di qualche taglio in più da parte di Nicholas Monsour, trovando con ogni probabilità la propria misura compiuta attorno alle due ore di durata rispetto ai 140 minuti del final cut.
[La potenza de I ragazzi della Nickel risiede nelle sue immagini]
Malgrado le difficoltà riscontrate al box office, in ogni caso, il Cinema statunitense ha trovato una nuova e interessante voce: al momento I ragazzi della Nickel conta infatti 49 premi e 190 candidature totali tra premi e festival di tutto il mondo.
Anche se difficilmente potrà portare a casa le due statuette per cui è in lizza, per RaMell Ross la Notte degli Oscar 2025 non può che rappresentare il miglior punto di partenza possibile.
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Il seme del fico sacro
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