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Venom: The Last Dance - Recensione: più che un tango, un lento

I fan della saga ritroveranno la stessa irriverenza e violenza, con alcuni momenti che strappano qualche risata e qualche scena d'azione memorabile; tuttavia, come già per i capitoli precedenti, la trama resta limitata, mentre i personaggi - Eddie Brock in primis - sembrano muoversi senza un fine chiaro

Con Venom: The Last Dance il Protettore Letale conclude la sua saga cinematografica con un mix di comicità esagerata, azione frenetica e alieni mutaforma, spingendo oltre ogni limite le caratteristiche dei precedenti film. 

 

La storia del terzo capitolo parte subito dopo gli eventi narrati in Venom - La furia di Carnage, con Eddie e Venom in fuga in Messico perseguitati dal governo e minacciati dal nuovo villain Knull, il Dio dei Simbionti.

 

La trama di Venom: The Last Dance si sviluppa in un continuo inseguimento, che si alterna tra momenti di comicità e scontri nelle scene d'azione.  

 

[Il trailer di Venom: The Last Dance]

 

 

La logica narrativa del film diretto da Kelly Marcel appare a mio avviso debole e confusa: l'intero film sembra assemblato attorno a scene d'azione e siparietti comici quasi fini a se stessi, riducendo la coerenza e l'impatto della storia sullo spettatore.

 

La scelta di accentuare l'umorismo demenziale porta alla ripetizione di gag prevedibili e spesso fuori luogo, che non hanno la stessa potenza narrativa di quelle viste in altri colossi del cinecomic (vedasi Deadpool o Guardiani della Galassia, per un riferimento per nulla casuale).

Il cast secondario, ampliato rispetto ai film precedenti, è caratterizzato in modo superficiale, con figure che sembrano strumenti narrativi piuttosto che persone con una storia.

 

Anche l'aspetto visivo soffre secondo me di alti e bassi: la CGI è altalenante e sotto le aspettative, così come la caratterizzazione dei personaggi, con alieni e simbionti che risultano troppo simili tra loro.

Al netto di queste lacune, la resa di Knull è invece migliore rispetto al resto, ma il villain appare per pochissimo tempo sullo schermo, rendendo la sua presenza priva dell’effetto che avrebbe meritato.  

 

Per essere un film d’azione Venom: The Last Dance ha un ritmo sorprendentemente lento, intervallato da scontri frammentari e momenti di calma apparente che sembrano sospendere inutilmente la narrazione, con un Tom Hardy che sembra sottotono tanto quanto l'intera pellicola.

 

Il climax risolleva il livello con una battaglia spettacolare, ma potrebbe non bastare a chi cerca una trama coinvolgente.  

 

 

[Un'immagine di Venom: The Last Dance]

 

 

Il capitolo conclusivo della saga di Venom si rivela dunque una combinazione caotica di scene d’azione e battute comiche, senza però raggiungere una conclusione degna di essere ricordata con piacere.

 

Nonostante le aspettative non fossero alte, il film di Marcel poteva sicuramente essere confezionato meglio: potevano ad esempio esserci meno cliché sugli alieni, sull'Area 51, su Las Vegas e sulla composizione delle scene d'azione, nonché si poteva dare un background maggiore a personaggi che sembrano invece gettati sul set totalmente a caso, senza alcuna coerenza di trama.

 

Il risultato finale non è altro che una sala annoiata e spenta (e forse anche un poco arrabbiata), reduce da un paio di risate e che si alza dalla poltroncina con in pancia solo un po' di popcorn ad averla saziata: Sony continua a perdere colpi con i propri film sugli antieroi Marvel e il pubblico non può più ignorarlo.

 

I supereroi stanno perdendo la loro verve sul grande schermo, un'intera generazione di eroi Marvel sembra essere morta con gli ultimi Avengers, personaggi e film in grado di catturare il pubblico e di tenerlo incollato alla poltrona del Cinema, tra lacrime e risate.

 

Si poteva immaginare che questo capitolo di Venom sarebbe stato un flop, ma come si dice sempre "la speranza è l'ultima a morire", soprattutto dopo aver visto un successo come il crossover Deadpool & Wolverine.

 

È giunta la fine dei cinecomic? 

 

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