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The Animal Kingdom - Recensione: la solidarietà salva il Pianeta

The Animal Kingdom di Thomas Cailley racconta il viaggio di un adolescente verso l'età adulta, parallelo a quello della società verso una consapevolezza ambientale che rimetta in equilibrio umano, animale e naturale   

The Animal Kingdom è un coming of age che sorprende per immaginario e atmosfere.

 

Il nuovo film del regista francese Thomas Cailley annovera nel cast Romain DurisPaul KircherAdèle Exarchopoulos ed è scritto dallo stesso regista insieme a Pauline Munier, ideatrice del soggetto originale.

Il film è stato proiettato in apertura della sezione Un Certain Regard del 76° Festival di Cannes, dove è stato presentato in anteprima mondiale il 17 maggio 2023. 

 

Nel febbraio 2024 The Animal Kingdom ha vinto 5 Premi César su 12 candidatureMigliore Fotografia, Migliore Colonna SonoraMigliori Costumi, Miglior Sonoro e Migliori Effetti Speciali.

 

[Il trailer internazionale di The Animal Kingdom]

 

 

La storia di The Animal Kingdom comincia in medias res: François (Romain Duris) e suo figlio sedicenne Emile (Paul Kircher) sono imbottigliati nel traffico in auto, dove discutono in modo acceso, ma con quella ironia agrodolce tipica degli scambi tra un padre ruvido e un adolcescente provocatorio. 

 

All'improvviso un'ambulanza poco distante comincia a tremare e dal retro schizza fuori un essere metà uomo e metà aquila che si agita furiosamente, nel tentativo di governare le enormi ali che escono dalla sua schiena.

François ed Emile sono spaventanti ma non stupiti, così come tutte le persone a bordo delle auto intorno. 

Da due anni infatti il mondo è stato colpito da un'ondata di mutazioni provocate da un misterioso virus che sta gradualmente trasformando alcuni esseri umani in animali

 

La realtà in cui si muovono i personaggi di The Animal Kingdom non è alterata dalla presenza delle creature, non ci troviamo dentro un universo distopico, la vita funziona così come la conosciamo oggi, gravata però dalla minaccia di queste mutazioni genetiche che mescolano le fattezze umane a quelle animali.

 

I protagonisti conoscono il fenomeno da vicino perché anche Lana, moglie di François e madre di Emilie, si è trasformata in una di queste "bestie". 

I medici che l'hanno presa in cura, ricoverata con metodi coercitivi per impedirne la fuga e per limitare eventuali rischi a danno degli altri, provano a rassicurare la famiglia sull'efficiacia delle terapie, nonostante in realtà non abbiano idea di quali siano le cause della metamorfosi, di come si sviluppi la modificazione genetica e di quali siano i possibili trattamenti da mettere in atto. 

François è disposto a tutto per aiutare la moglie, che continua ad amare pur non riuscendo più a comunicare con lei, ormai irriconoscibile e potenzialmente pericolosa.

I medici suggeriscono di trasferirla in una struttura del Sud della Francia, in un centro che ospita - o meglio: rinchiude - anche altre creature.

 

François decide quindi di seguire la moglie convincendo anche il figlio Emile, poco motivato di fronte all'incombenza di cambiare città, scuola e abitudini, distratto dagli interessi che riempiono tutto lo spazio della sua visione da ragazzo alla fine della pubertà.

I due arrivano dunque nella nuova casa vicino alla struttura, nel cuore delle Landes de Gascogne, regione francese della Nuova Aquitania, dove tra l'altro il regista Thomas Cailley è nato e cresciuto.

 

Sul posto però si verifica un incidente: il furgone guidato dagli operatori della struttura che trasporta i mutanti finisce fuori strada: alcuni muoiono sul colpo, mentre di molti si perdono le tracce nella foresta sterminata che si apre tutt'intorno.

Padre e figlio si recano nel luogo dell'incidente dove conoscono Julia Izquierdo (Adèle Exarchopoulos), una giovane agente di polizia che empatizza fin da subito con la sofferenza e la preoccupazione di François.

 

Comincia così il pattugliamento delle zone da parte della polizia e, in parallelo, la ricerca privata da parte di François e del figlio, immersi in una natura selvatica che diventa il vero centro della narrazione, anche grazie all'abilità del direttore della fotografia David Cailley, fratello del regista, che indirizza l'occhio dello spettatore sul piano orizzontale, nella densità vegetativa, e sul piano verticale, nello slancio verso l'alto. 

 

 

[François (Romain Duris) ed Emile (Paul Kircher) nella foresta in The Animal Kingdom]

 

 

L'adolescente Emile alla ricerca della madre, in una tensione letterale e metaforica - la vera ricerca della madre nella foresta e la ricerca di una genitorialità di cui ha ancora bisogno ma che sente come ingrombrante - accompagna la ricerca di sé. 

 

L'esplorazione dell'identità, che è ancora in via di definizione, in The Animal Kingdom avviene attraverso un percorso emotivo e corporeo.

Emile si accorge infatti che la mutazione sta avvenendo anche in lui: diventa attratto dal sangue, le vertebre della spina dorsale si fanno più pronunciate, le unghie lasciano il posto agli artigli e uno strato di peli sta crescendo lungo la schiena.

Lo stato di agitazione che provoca il processo di trasformazione, l'avere a che fare con un corpo che non riconosce come proprio, difficile da governare, sconosciuto e nuovo è un espediente per raccontare la metamorfosi che definisce il passaggio dall'età adolescenziale a quella adulta.

 

Se però The Animal Kingdom non sconvolge per l'originalità del tema - ricorda il punto di vista sofisticato che Luca Guadagnino aveva espresso con Bones and All sulla accettazione di un sé con cui fare i conti, che si disvela attraverso la differenza con l'altro - è il modo in cui Thomas Cailley mette in scena la trasformazione a essere a mio avviso interessante, grazie alla sovrapposizione di più livelli, quello intimo e personale, quello collettivo e sociale, quello ecologico e ambientale.

 

Così facendo The Animal Kingdom si sgancia da un target specifico a cui sembrerebbe essere rivolto, quello degli adolescenti che possono immedesimarsi nelle complessità vissute dal protagonista, per allargarsi a una platea più vasta che è in grado di intercettare le diverse chiavi di lettura, godendo di un'atmosfera immaginifica. 

 

 

[Emile (Paul Kircher) nella foresta in The Animal Kingdom]

 

 

Quando Emile si addentra nella foresta per cercare la madre incontra le altre creature scappate dopo l'incidente, nascoste nella vegetazione, impaurite da come la propria specie originaria di appartenenza, quella umana, le tratta. 

 

Il linguaggio del film assume qui una forte caratterizzazione, sommando tratti oscuri e inquetanti con linee colorate e fantasiose.

La dimensione sonora della natura abbraccia lo spettatore che in sala vive un'esperienza conturbanteAndrea Laszlo De Simone intesse una colonna sonora che non è solo decorativa, ma si carica di un significato inedito che risveglia il senso di armonia tra umano, vegetale e animale.

Tra lo scroscio dei ruscelli, il verso acuto dei volatili e l'acqua stagnante delle lagune The Animal Kingdom disegna una mappa musicale che scandisce l'azione nei momenti più soprendenti, attraverso un'estetica in equilibrio tra analogico e digitale.

 

Gli elementi fantascientifici e orrorifici, infatti, risultano comunque credibili, a partire dagli stravolgimenti fisici che scatenano un effetto di straniamento simile al colpo di teatro, restituendo un solido effetto di realtà.

 

Thomas Cailley sceglie di girare in ambienti reali, rinunciando al green screen e utilizzando gli effetti speciali in modo combinato tra trucco prostetico, animatronics, trucchi da set (stuntman, cavi) e digitale, variando la tecnica a seconda dell'animale selvatico da realizzare (trichechi, rane, corvi, antilopi).

 

"C'era una sceneggiatura con trasformazioni, diversi stadi di mutazione.

Due anni prima delle riprese di The Animal Kingdom ho lavorato con il fumettista svizzero Frédérik Peeters per sviluppare un bestiario completo: mammiferi, uccelli, artropodi, abbiamo cercato ovunque. Su questa base, abbiamo lavorato con i character designer specializzati in morfologia umana e che hanno utilizzato foto dettagliate degli attori, ma durante tutto il processo c'è stato il rischio che non funzionasse, che fosse addirittura grottesco. 

Ho però l'impressione che sia proprio sul filo di questo rischio che accade qualcosa di interessante".

 

L'operazione risulta secondo me particolaramente riuscita anche grazie alla magistrale interpretazione di Tom Mercier nel ruolo di una creatura mezza uomo e mezza volatile, che mette a disposizione l'espressività del corpo per comunicare la potenza delle sfumature emotive del suo personaggio.

 

 

[Una delle creature nella foresta interpretata da Tom Mercier in The Animal Kingdom]

 

 

Con l'ingenuità fresca e caparbia della giovinezza, Emile riesce a entrare in comunicazione con le creature, diventanto un ponte tra la condizione umana, che ancora in parte vive, e la condizione di bestialità, che si affaccia anche in lui.

 

The Animal Kingdom non specifica cosa avviene esattamente nella mente delle persone che vedono mutare il loro aspetto, ma sembra che riescano a conservare i ricordi, perdendo però poco a poco le facoltà squisitamente umane, come la parola, sostituita dal verso dell'animale di cui stanno assumendo le fattezze.

L'ibridazione è una casa scomoda, da cui si può cercare di scappare o che si può arreddare progressivamente, scendendo a patti con il conflitto e imparando ad accogliere le nuove facoltà che appartengono all'elemento animale. Mentre le creature vivono questo disorientamento interiore, anche l'esterno è respingente: la società colpevolizza una condizione "genetica" non scelta. 

 

Lo stigma viene esercitato a livello formale sul piano delle istituzioni - i medici, la polizia e gli operatori della struttura - che ostentano una superiorità morale mascherando l'intenzione di isolare le creature in un ghetto distante dalla civiltà come moto di protezione verso le creature stesse e verso la sicurezza degli altri cittadini; sul piano più immediato, tra i compagni di classe di Emile che suggeriscono metodi violenti per eliminarle fisicamente. 

 

 

[Paul Kircher in una scena di The Animal Kingdom]

 

ll sottotesto che The Animal Kingdom nasconde tra le righe della trama si configura come un messaggio di inclusione sociale, sottolineando gli effetti disgreganti che provoca l'emarginazione del diverso, il razzismo e il declassamento, rappresentando il riflesso incondizionato violento che l'uomo mette in atto di fronte a tutto quello che non conosce, con la ferocia spietata che spesso contraddistingue la reazione davanti a un fenomeno che non ci assomiglia.

 

The Animal Kingdom spinge a mettere in discussione il pregiudizio, mostrandolo come una gabbia dentro cui si perde l'occasione di trovare una forma di convivenza pacifica, soprattutto attraverso la solidarietà reciproca.

 

"I personaggi - dice Thomas Cailley - sperimentano questa differenza nei loro corpi e ciò solleva domande sul posto che possono continuare a occupare nella società.

È una metafora universale che può evocare la questione dei disturbi mentali come quella dei migranti.

È semplicemente una questione di norma, di come cerchiamo di vivere insieme, di creare una società il più possibile diversificata".

 

Il tema è quello della libertà e della differenza, di uno stato di natura non ideologizzato, scevro da letture strumentali: rispettare il Pianeta significa abbracciare le esigenze di ogni suo abitante, nell'habitat migliore per lui, evitando le dinamiche di sopraffazione.

 

In parallelo, il concetto di libertà in The Animal Kingdom viene declinato tramite il percorso di emancipazione di Emile dall'età adolescenziale.

Per crescere deve riuscire ad affrancarsi dalla figura del padre François, tavolta iper-protettivo, talvolta distratto dal peso specifico del suo dolore.

 

Allo stesso modo François riconosce l'ineluttabilità della crescita del figlio, prendendo progressivamente consapevolezza dell'importanza di lasciare spazio alla fioritura dell'identità di Emile, che deve superare il terreno poco fertile della somiglianza, sbocciando per contrasto, come individuo a sé.

 

 

[François (Romain Duris) ed Emile (Paul Kircher) in The Animal Kingdom]

 

 

L'animo francese di The Animal Kingdom emerge nell'eleganza con cui Thomas Cailley ha scelto la chiave attraverso cui interpretare la contemporaneità.

 

L'ecologia di fondo rifugge la banalità e riempie di senso il modo di stare nel mondo. 

Il "mostruoso" è risemantizzato positivamente, come canale tramite cui riscoprire la capacità di co-abitare terra, corpo e ali. 

 

A tal proposito risulta emblematica la citazione che il regista sceglie di inserire come incipit di The Animal Kingdom:

"Ciò che viene al mondo per non disturbare, non merita né considerazione né pazienza"

(René Char, La santé du serpent, Le poème pulvérisé).

 

In The Animal Kingdom lo sguardo di Thomas Cailley è rivolto al futuro, con una dose di speranza maggiore rispetto a quella che solitamente accompagna le narrazioni che immaginano l'avvenire. 

 

"Con l’attuale emergenza ecologica credo sia fondamentale inventare nuove narrazioni ed esplorare il modo in cui interagiamo con il resto del mondo vivente. 

 

Non tanto per riprendere atmosfere post-apocalittiche o provare a raccontare per l’ennesima volta la fine del mondo, ma per immaginare nuove frontiere".

 

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