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El Santo - Recensioni: illusoria guarigione - RNFF24

Due parole su El Santo di Juan Agustín Carbonere presentato al Ravenna Nightmare Film Fest 2024

El Santo è il film di Juan Agustín Carbonere in gara al Concorso Internazionale Lungometraggi alla XXII edizione del Ravenna Nightmare Film Fest

 

Rubén, un umile guaritore, si prende cura nei suoi pazienti in un luogo modesto: il suo negozio, difatti, è anche la sua casa.

Le sue tecniche di guarigione sono insolite e inquietanti, ma i pazienti lo apprezzano profondamente per il suo lavoro.  

 

 

Quando riesce a guarire Benjamin, un bambino tetraplegico, la sua fama cresce a dismisura.

 

[Il trailer di El Santo]

 

 

Dopo questo evento Rubén perde la sua umiltà: diventa famoso ed egoista e crea attorno a sé un culto di persone che lo idolatrano come un santo. 

 

Sarà proprio questa fama, però, che lo porterà alla rovina. 

 

El Santo si concentra in tre momenti - che non coincidono con i classici tre atti - titolati singolarmente con un sottotitolo che anticipa con precisione, anche se non esplicitamente, il percorso di Rubén. 

Innanzitutto viene presentata la sua figura in modo puntuale e astuto attraverso dettagli e dialoghi che lo inquadrano immediatamente: i suoi metodi curativi, che sembrano applicati con tanta casualità, in qualche modo funzionano, e più si va avanti con il racconto più perdono di potenza.

 

All’inizio sono infatti mistici e legati al desiderio di aiutare le persone, ma successivamente diventano frutto di noia, passività e disinteresse verso il prossimo. 

 

 

 

[Una scena da El Santo]

 

La sua scalata al potere lo porterà ad affrontare una serie di disequilibri dati principalmente da due figure chiave, Benjamin e sua madre, in cui egli riconoscerà di volere di più fino a quando non si renderà conto di essere solo una pedina. 

 

Stilisticamente interessante, a mio avviso El Santo porta sullo schermo una visione ricca dove il dramma è ben costruito e in cui anche i dialoghi più particolari sembrano calzare perfettamente, creando un luogo in cui le osservazioni non risultano superficiali e/o banalizzanti. 

Un esempio è proprio la religione in senso lato che risulta un tramite per raccontare e non un metro di giudizio per quanto accade sullo schermo.  

 

Nonostante El Santo non manchi di imperfezioni soprattutto legate al pacing, Juan Agustín Carbonere mette in scena quella che secondo me è una buona opera prima. 

 

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