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Terrifier 3 - Recensione: l'oscuro fascino di Art il Clown

Il terzo capitolo del franchise di Terrifier eleva Art il Clown a icona del terrore moderno, intrecciando la sua distintiva brutalità visiva a una narrazione più sviluppata rispetto ai precedenti capitoli: il sorprendente successo al botteghino testimonia la potenza del personaggio, capace di affascinare vecchi e nuovi fan con il suo carisma oscuro

Terrifier 3 è il nuovo capitolo del franchise creato da Damien Leone che vede il ritorno dei personaggi interpretati da David Howard Thornton, Lauren LaVera, Elliot Fullam e Samantha Scaffidi.

 

Con il terzo capitolo di Terrifier torna ovviamente anche l'infernale clown che ha conquistato un posto di diritto tra le icone horror moderne: Art il Clown

Questo folle personaggio, assieme al franchise che lo vede protagonista, è riuscito a emergere e imporsi non solo per la sua ferocia e l'approccio macabro, ma anche per la sua capacità di diventare un fenomeno di culto con un impatto che travalica il Cinema di genere. 

 

A dimostrarlo sono i numeri al botteghino: Terrifier 3 sta registrando incassi sorprendenti per un film indipendente, confermando il crescente interesse del pubblico e l'abilità di Leone nel capitalizzare l'attenzione mediatica attorno al suo personaggio.

In un periodo in cui il genere horror fatica a creare nuovi miti Art riesce nell'impresa di farsi strada, conquistando un posto di rilievo accanto a figure leggendarie come Freddy Krueger, Michael Myers e Jason Voorhees.

 

La sua ascesa, da presenza inquietante in All Hallows' Eve a icona indiscussa di oggi, è una dimostrazione di come il pubblico sia ancora affamato di personaggi carismatici, anche quando avvolti nel sangue.  


 

[Il trailer internazionale di Terrifier 3]

 

 

Con questo terzo capitolo Leone cerca di dare ad Art (David Howard Thornton) una dimensione quasi mitologica.


Terrifier 3 getta nuova luce sulla sua origine, sulla sua natura e sul legame che sembra unirlo a Sienna (Lauren LaVera), protagonista anche del precedente capitolo: non è più solo il clown assassino che semina morte senza pietà, è una presenza che trascende il suo ruolo di carnefice, diventando una figura mitica.

Nel film ci viene mostrato uno spaccato cittadino che comincia a digerire, a modo suo, le gesta di Art.

 

I podcast true crime non possono fare a meno di analizzare le sue imprese, mentre il suo nome riecheggia nei discorsi, diventando una sorta di leggenda metropolitana moderna.

In Terrifier 3 Leone sfrutta questa dimensione mediatica per commentare, in modo sottile ma efficace, il fascino perverso che i criminali esercitano sulla cultura pop, spingendo lo spettatore a interrogarsi su quanto ci sia di morboso nel voler sapere tutto su di loro.

Art è ormai una figura polarizzante: affascina e terrorizza, spinge al disgusto e al fascino oscuro; Leone sa che il suo clown non è solo un mostro qualsiasi, ma un'icona capace di attirare l'attenzione e di scuotere le coscienze.


Proprio per questo ogni sua apparizione è studiata per lasciare il segno: dalle scene di violenza più esplicite a quei momenti di silenziosa follia che lo rendono così imprevedibile e disturbante.  

 

[Terrifier 3: Art il Clown e il suo iconico sorriso]


Sopravvissuta ad Art insieme al fratello in Terrifier 2, il personaggio di Sienna assume qui un ruolo ancora più centrale, diventando il contraltare emotivo e simbolico di Art.

 

Il loro scontro non è più solo una lotta per la sopravvivenza: è la lotta tra due forze opposte, tra la volontà di resistere e il caos più assoluto.

Sienna e suo fratello portano le cicatrici del loro passato e Leone non perde occasione per mostrarci quanto sia profondo il segno lasciato dagli eventi: non sono eroi invincibili, ma persone spezzate che lottano per non cedere a un destino di disperazione.

In Terrifier 3 Leone cerca di far emergere questo dramma offrendo una sceneggiatura più articolata e dialogata rispetto ai precedenti capitoli: questo tentativo di rendere la trama più stratificata e profonda non è però privo di rischi.

 

La sceneggiatura, infatti, a tratti sembra soffrire della necessità di bilanciare la profondità psicologica con l'azione brutale.

 

[Terrifier 3: la reazione di Sienna alla vista di Art il Clown]

 

Il risultato è un film che fatica ad abbandonarsi totalmente a quella dimensione caotica e anarchica che caratterizzava i precedenti capitoli, rischiando di rallentare il ritmo e di perdere di vista ciò che ha reso il franchise così amato: il macabro spettacolo visivo e la violenza senza compromessi.


Per molti fan infatti la vera essenza di Terrifier sta nel suo gore, nell’eccesso visivo, nella violenza che non si tira mai indietro.

È qui che il film dà il meglio di sé: nelle scene di puro orrore, nell'abilità di Leone di creare momenti che rimangono impressi per la loro crudezza e per il gusto stilistico con cui vengono messi in scena. 

Ogni scena è infatti curata nei minimi dettagli, dalla fotografia all'uso del sonoro, dalla scelta degli ambienti alla costruzione delle scene di violenza.

 

Non c'è niente di casuale nelle scene delle carneficine compiute da Art: ogni suo sorriso, ogni suo movimento, ogni colpo inferto è parte di uno show macabro che continua a sorprendere.    

 

[Terrifier 3: Art in compagnia di una sua amica in metropolitana]


Con Terrifier 3 da un lato Leone cerca di espandere il suo universo, di dare profondità ai suoi personaggi e di creare un legame emotivo con il pubblico, mentre dall'altro rimane fedele a quel macabro show che ha reso Art il Clown un’icona moderna. 

 

Il risultato è un film che a mio avviso non sempre riesce a trovare l'equilibrio perfetto, ma che non smette mai di sorprendere e di affascinare.

 

Art il Clown è qui per restare: Damien Leone ha sicuramente ancora molto da raccontarci. 

 

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