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Cobweb - Recensione: faccia a faccia con i nostri mostri

Samuel Bodin all'esordio come regista in questo lungometraggio del 2023 arrivato su Netflix, il film perfetto per proiettarsi verso il prossimo Halloween senza crearsi troppe aspettative: il jumpscare non riesce, ma si mescolano influenze da ogni dove, J-Horror compreso

Cobweb apre la ''spooky season'' su Netflix alla grande: la piattaforma streaming ci propone questo titolo horror che inizia il suo racconto proprio in un momento che cronologicamente si colloca a una settimana da Halloween.

 

Una proposta perfetta per tutti coloro che iniziano il primo giorno di settembre tirando fuori il plaid e decorando casa con zucche e cuscini a forma di fantasmi.

 

[Il trailer di Cobweb]

 


Scritto da quel Chris Thomas Devlin che due anni fa mise mano anche alla sceneggiatura del reboot di Non aprite quella porta, il film diretto da Bodin è una sorta di creepy-pasta, quasi una messa sul grande schermo di uno di quei racconti da Piccoli Brividi, a partire dal fatto che il protagonista è un bambino di otto anni, qui ben interpretato dal giovane Woody Norman (C'mon C'mon)

 

Cobweb si apre con alcune scene che mostrano il piccolo Peter tra i banchi di scuola, a soli 7 giorni dalla notte di Halloween, in un clima alquanto teso: il ragazzino è infatti bullizzato dai compagni e la cosa non sfugge agli occhi attenti e amorevoli della nuova supplente, Miss Devine (Cleopatra Coleman), la quale avrà poi un ruolo centrale nello sviluppo di alcuni nodi narrativi nel corso del film.

Peter ci viene presentato da subito come una sorta di outsider, pur sembrando in realtà un bambino "normale": desidera festeggiare Halloween con un travestimento come si deve, come tutti gli altri bambini, eppure i suoi genitori sembrano avere qualcosa in contrario.

 

Papà - un sempre inquietante, calzante a pennello nel ruolo, Antony Starr (The Boys) - e mamma (Lizzy Caplan), infatti, raccontano a Peter di non essere dei grandi fan della notte di Halloween per via di una sparizione avvenuta anni prima nel quartiere: proprio in quella notte, infatti, una bambina scomparve e non fu mai più ritrovata. 

Poco dopo mezz'ora allo spettatore inizia a sorgere il dubbio che i genitori di Peter non siano affatto due persone ordinarie: un po' come nel The Visit di M. Night Shyamalan, la coppia sembra essere infatti il centro (o comunque complice) dell'orrore di Cobweb.

 

I due sembrano non solo nascondere qualcosa al figlio, ma essere essi stessi l'origine del Male che da subito sappiamo aggirarsi tra quelle mura.

 

 

[Antony Starr in una scena di Cobweb: anche senza i panni dell'Homelander di The Boys l'attore rimane inquietante]

 

 

La location è perfetta per un film di Halloween: una vecchia casa in legno con tanto di veranda e giardino, porte vecchie e cigolanti, carta da parati e un campo di zucche sul retro.

 

Peter è additato dalla madre e dal padre come un bambino bugiardo per via del fatto che ogni notte il piccolo di casa riferisce di sentire una voce femminile, come di una sua coetanea, parlargli da dentro il muro della sua cameretta, in aggiunta a molti altri presunti "incubi": ma i genitori non fanno altro che suggerirgli che si tratta solo di brutti sogni, di paure infantili, dei famosi "mostri sotto al letto", anche se il dettaglio della trappola nel muro ci ricorda un po' il gatto nero di Edgar Allan Poe. 

 

Non ce ne voglia Bodin, esordiente e per questo in parte perdonato, ma se è vero che Cobweb parte con delle premesse interessanti, lo è altrettanto che a sfociare nel nonsense ci mette davvero poco: la storia in sé non ha molto di originale fin dall'inizio, eppure a chi non piace guardare una classica "horror story" nel periodo di Halloween?

Purtroppo però a mio avviso i difetti del'opera prima si vedono un po' troppo: è chiaro che Bodin abbia divorato le ultime fatiche di James Wan & Co, perché a un certo punto Cobweb non diventa altro che un pasticcio di elementi horror - sia per le scelte narrative sia per lo stile visivo - di tutti quelli che a mio avviso sono i più bei film del genere usciti nell'ultimo decennio, Smile incluso. 

 

In questa accozzaglia senza lode (ma con qualche infamia) non colpisce neanche la fotografia, che sembra quasi essere stata creata solo in postproduzione tramite un filtro che desse al film quel "bare minimum" categoria "Halloween", per l'appunto.

 

Nonostante ciò, però, Cobweb ha alcuni elementi che ho potuto apprezzare: un primo fattore da tenere in considerazione riguardo alla critica di Cobweb è quello dell'intrattenimento, cosa da non sottovalutare: ci sono infatti film - horror e non - bellissimi che però non riescono a intrattenere lo spettatore.

Cosa deve fare, in fondo, il Cinema se non intratternerci?

O meglio: cosa deve fare un horror di circa 90 minuti da guardare a casa una sera d'autunno con una ciotola di popcorn sulle gambe e una luce fioca accesa perché "non si sa mai"?  

 

In questo bizzarro mix di elementi che a un certo punto sembra addirittura portare in scena una dead girl degna di un film di Takashi Shimizu, Bodin con Cobweb riesce comunque a tenere vivo l'interesse fino alla fine: anzi, fino a quel finale decisamente caotico e inconcludente.

 

Sorprendente è come quei tre o quattro jumpscare non riescano nemmeno nell'intento di far sobbalzare il malcapitato di turno, ma è notevole il ventaglio di omaggi al genere che il regista ha voluto mostrare nel film, soprattutto nell'ultimo atto: in Cobweb ritroviamo gli echi dei film su IT, un po' di Malignant, indubbiamente tanto Babadook.

 

D'altronde sono dell'idea che Babadook sia uno dei cult più sottovalutati dei nostri tempi (o almeno lo è stato all'inizio) ma che qui torna a rivivere con quella disamina che viene fatta sul trauma infantile, sulle paure che l'essere umano sperimenta fin dai primi anni di vita, come quella ancestrale del buio e dell'ignoto.

Quelle paure che, come ci dice Cobweb, ci avvolgono come in una ragnatela e alle quali a volte non riusciamo più a sfuggire: ma non è così, perché dal trauma infantile si può guarire.

 

Ci serve solo un bravo psicologo.

 

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