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Leurs enfants après eux è un film slabbrato, pulsionale come i suoi protagonisti, esagerato in più punti nel caricare il dramma, furbo nelle scelte musicali, eppure è tra i film più interessanti di questa 81ª Mostra del Cinema di Venezia.
Siamo in Francia e nel corso di quattro estati (1992/1994/1996/1998) seguiamo la crescita emotiva di Anthony (Paul Kircher: Premio Marcello Mastroianni in vista?), quattordicenne che odia la vita di provincia come diversi suoi coetanei, tra cui Hacine e Steph.
Ci troviamo, dunque, di fronte a un film di formazione, che divampa nel tormento e nell’estasi degli amori giovanili.
[Una clip di Leurs enfants après eux]
Leurs enfants après eux della coppia di registi Zoran Boukherma e Ludovic Boukherma guarda all’isterismo del Cinema di Maurice Pialat, soprattutto nelle dinamiche familiari del protagonista, per fotografare come il contesto sociale - in questo caso la provincia - modelli la coscienza dei personaggi.
Non è perciò strano osservare come il razzismo scaturisca da un odio prima di tutto di classe, o notare la crescita di un complesso di inferiorità dovuto all’istruzione.
Racchiudere questo film nella sua natura di analisi antropologica sarebbe però limitante, perché Leurs enfants après eux va oltre questi schematismi rispecchiando invece i turbamenti sentimentali.
Una motocicletta rubata da parte di Hacine nei confronti di Anthony dà il via per entrambi a una corsa a perdifiato verso la scoperta della propria identità, finendo per sbattere contro la disillusione di un futuro che non controlleranno mai.
Un futuro che in Leurs enfants après eux è stato già rovinato dalle figure paterne - il padre di Anthony (un Gilles Lellouche monumentale) - e salvato dal desiderio nei confronti del corpo femminile.
Su quest’ultimo punto i due registi francesi si soffermano molto realizzando un film altamente viscerale nello sguardo proprio perché filtrato attraverso la mente di un quattordicenne.
Così le immagini di corpi adolescenziali che si sfiorano in una festa in piscina si scontrano con quelle di una lotta animalesca in un bagno di un bar; o la sequenza di sesso teneramente goffo in automobile si alterna con la morte taciuta in un lago durante una sagra di paese.
Si potrebbe definire l’andamento del film “umorale”, perciò pieno di libertà narrative che contribuiscono ad affabulare la carica emotiva dei personaggi.
Questa romantica scelta a volte penalizza Leurs enfants après eux contribuendo a rendere certe sequenze fin troppo cinematografiche - la pioggia a catinelle durante un abbandono - mentre in altre si rivela particolarmente centrata nel trasmettere la perenne inquietudine del proprio tempo.
Il vero filo condotta che tiene tutto insieme - a volte congruamente, a volte meno - è la nostalgia per un periodo (l'adolescenza) che tutto vorrebbe cambiare e che finisce, spesso, inesorabilmente come il tramonto del sole di agosto: ancora incendiario eppure schiacciato dall’arrivo malinconico di settembre.
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