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La stanza accanto - Recensione: rinascere attraverso la fine

A quasi 75 anni, Pedro Almodóvar torna al Lido con il suo primo film in lingua inglese e un cast di star hollywoodiane

Pedro Almodóvar è ormai una presenza assidua al Lido e il suo La stanza accanto (titolo italiano di The Room Next Door) rappresenta la sua terza escursione nel concorso principale della Mostra, che già nel 2019 gli tributò il Leone d'oro alla carriera. 

 

A quasi 75 anni e a ben 36 dal suo primo film presentato in laguna, Donne sull'orlo della crisi di nervi (peraltro premiato per la sceneggiatura), per il regista spagnolo c'è ancora spazio per delle novità.

 

La stanza accanto è infatti la sua prima fatica girata in lingua inglese, tratta dal romanzo What Are You Going Through di Sigrid Nunez.

 

[Il teaser trailer internazionale de La stanza accanto]

 

 

Dopo le prove generali fatte con i cortometraggi The Human VoiceStrange Way of Life, per il Maestro iberico è dunque arrivato il momento di confrontarsi con un lungometraggio non in lingua spagnola e, per tutta risposta, la sua scelta è stata quella di affidarsi al suo grande amore per le attrici. 

 

"La mia insicurezza è scomparsa dopo la prima lettura a tavolino con le attrici, alle prime indicazioni di regia." 

 

Ammette lo stesso autore nelle proprie note, aggiungendo anche:  

"I miei film sono pieni di dialoghi.

Tra tutti gli elementi narrativi (tutti importanti e in cui sono coinvolto al 100%), sono gli attori a raccontare davvero la storia.

Ne La stanza accanto Tilda Swinton e Julianne Moore sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili. Sono stato fortunato perché entrambe hanno dato vita a un vero e proprio recital.

A volte, durante le riprese, sia io sia la troupe eravamo sull’orlo delle lacrime. È stato un lavoro molto commovente e benedetto, in un certo senso." 

 

Ancora una volta l'istinto di Almodóvar e il suo talento nella direzione degli attori hanno avuto ragione: Swinton e Moore, due autentici monumenti del Cinema mondiale, portano sulle spalle il film e l'impianto dialogico che lo sorregge con grazia e fierezza. 

 

Oltre alle due dive, La stanza accanto annovera un cast ricco e in forma che comprende anche John Turturro, Alessandro Nivola, Raul Arevalo ed Esther McGregor, tutti perfettamente in parte anche se in scena per pochi minuti.

 

 

[La stanza accanto, per ammissione del suo stesso autore, è interamente fondato sulle prove di Tilda Swinton e Julianne Moore]

 

 

L'opera racconta di Ingrid e Martha, due giornaliste un tempo care amiche nonché autrici per la stessa rivista.

 

Ingrid è poi diventata una scrittrice di romanzi semiautobiografici mentre Martha è una reporter di guerra: i loro percorsi di vita si sono dunque divisi, prima di ricongiungersi in una circostanza estrema ma stranamente dolce.

Martha, infatti, è malata di un tumore terminale alla cervice e chiede alla sua vecchia amica di accompagnarla verso il suo ultimo viaggio. 

 

Sul dialogo tra le due donne Pedro Almodóvar fonda le fortune di un film che, prima di incalarsi verso il suo tema centrale, si permette breve escursioni nel passato di Martha, rappresentando alcune storie che inequivocabilmente si intersecano con il loro presente così delicatamente tragico. 

Nel racconto convergono le paure, gli amori e le mancanze delle due donne. Episodi che, forse, sotto il profilo formale e recitativo portano in scena un leggero contrasto rispetto all'impianto generale dell'opera. 

Ne La stanza accanto, infatti, il regista spagnolo fonda nella geometria e nei contrasti cromatici l'essenza di un'opera che, forse anche complice la barriera linguistica del regista nei confronti del cast, presenta un'insolita distanza con la storia narrata: la sua proverbiale passionalità lascia il posto a una lucida analisi dell'animo umano.

 

Solo quando il passato delle due donne riemerge, le passioni più calde si riaffacciano sulla scena di un film che sembra toccare con un guanto di seta ciascuno dei temi che tratta: la maternità, lo scorrere degli anni, il rapporto tra un autore e le proprie storie e, soprattutto, il fine vita.  

 

 

[La stanza accanto è l'ennesima conferma del talento del suo autore come direttore di attori]

 

 

La strabiliante pulizia nelle composizioni del direttore della fotografia Edu Grau, dichiaratamente ispirata alla pittura di Edward Hopper, dona all'opera un'eleganza formale impareggiabile e conferisce alla storia un senso di ineffabile. 

 

Al suo 24° lungometraggio, con La stanza accanto Pedro Almodóvar dimostra di essere nel pieno di un rinnovamento artistico, attuato nell'assoluta coerenza con il proprio percorso autoriale, confezionando uno dei suoi film migliori. 

 

Un'opera che, ne siamo certi, non passerà inosservata anche agli occhi di Isabelle Huppert e della giuria da lei presieduta. 

 

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