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Un colpo di fortuna, ma soprattutto un colpo al cuore.
Woody Allen sbarca alla Mostra del Cinema di Venezia con il suo 50° film, forse tra i migliori dell’ultimo periodo.
Tre anni dopo Rifkin’s Festival - mai il regista newyorkese era stato così tanto tempo lontano dalla macchina da presa - l’azione si sposta a Parigi anche se l’impostazione narrativa rimane classicamente alleniana, figlia di un film che sembra guardare Match Point salvo poi sconfessarne lo statuto ideologico.
[Il trailer di Un colpo di fortuna - Coup de Chance]
Match Point d'altronde si apriva con una citazione che dava alla fortuna un ruolo decisivo nei confronti degli eventi: “Chi disse ‘Preferisco avere fortuna che talento’ percepì l'essenza della vita.
La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita”.
La fortuna, in Un colpo di fortuna, invece lascia spazio alla futilità del caos, alla nostra impotenza nei confronti dell’azione. Per questo si ha la sensazione che Woody Allen abbia fatto pace con la morte, perché l’essere così imprevedibile causa il fallimento della scienza del metodo.
Cosa fare quindi? Allen lo suggerisce con una frase: “Non pensarci troppo”.
Il colpo di fortuna del titolo quindi è da ricondurre allo spermatozoo che ha vinto la gara per la vita, come viene detto nel film.
Non sono più fondamentali i personaggi, perlopiù appartenenti ai cliché alleniani, così come l’intrigo - seppur delizioso - è facilmente risolvibile. In Un colpo di fortuna perciò a essere decisiva è la perdita di coordinate e di riferimenti del proprio mondo, come quella di Fanny quando incontra il suo ex compagno di liceo Alain, innamorandosene alle spalle del marito, maniaco del controllo.
Non è un caso che a capire veramente l’essenza della vita sia invece la madre di Fanny, la quale però assume delle medicine perché, appunto, ogni tanto perde la testa.
[Melvil Poupaud e Lou de Laâge in Un colpo di fortuna: due perfetti personaggi alleniani]
Tutto quello che resta da fare ai personaggi di Un colpo di fortuna è vivere il presente, evitando di programmare troppi piani per il futuro o di cercare di vincere la lotteria.
Il mondo rimane un’illusione, un set cinematografico - da notare ancora una volta la fotografia manipolatoria di Vittorio Storaro - dove tutto può accadere: Eros e Thanatos sono strettamente collegati, tanto vale lasciarsi andare.
Il colpo da Maestro di uno dei più grandi registi della Storia del Cinema.
Nota a margine: vedere la sala applaudire più volte durante il film è la dimostrazione dell'immenso amore cinefilo nei confronti di Woody Allen.
Una proiezione commovente.
CineFacts segue tantissimi festival, dal più piccolo al più grande, dal più istituzionale al più strano, per parlarvi sempre di nuovi film da scoprire, perché amiamo il Cinema in ogni sua forma: non potevamo dunque mancare l'appuntamento con la Mostra di Venezia!