Forse una fetta di pubblico si è già stancata dei supereroi ma, più probabilmente, chi lo dice mente: Blue Beetle infatti fronteggia già alla grande Barbie ai botteghini internazionali, segno che alla fine dei conti in pochi resistono alla tentazione di andare al cinema per trascorrere un paio d'ore scappando dalla vita fuori dallo schermo, cercando di immergersi invece in una storia di fantasia, dove anche i più deboli e gli emarginati possono vincere le battaglie più dure.  

Il nuovo eroe dell'universo DC Comics - che in Blue Beetle ci viene presentato nella più tradizionale delle origin stories, con la sua genesi e il suo sviluppo - a mio avviso però non convince abbastanza.

[Il trailer internazionale di Blue Beetle]

Non convince perché nonostante il prodotto mostri che lo sforzo e l'impegno posti alle spalle non siano mancati, quel che viene fuori da questo film del portoricano Ángel Manuel Soto è una pellicola fruibile con più piacere e interesse da un pubblico più giovane, piuttosto che da tutti gli appassionati dei super heroes movies. 

Nel comparto tecnico ci sono nomi di rilievo e di esperienza -  tra cui Mayes C. Rubeo ai costumi (Thor: Love and Thunder) e Craig Alpert al montaggio (Deadpool 2) - ma il film di Blue Beetle appare, nella forma e nella sostanza, a tratti estremamente inferiore a livello qualitativo rispetto ad altri titoli cugini, nonché neanche lontanamente paragonabile alla rivale Marvel, CGI in primis.

Jamie Reyes è il bravo ragazzo per eccellenza, il latino che è riuscito ad andare al college e nonostante ciò è disposto a mettere da parte le sue ambizioni per stare accanto alla famiglia in un momento di difficoltà economica.

Il microcosmo familiare con il calore e l'affettività tipica dei popoli latinoamericani in Blue Beetle è ben rappresentato, ma in alcune scene lo è addirittura in modo eccessivamente macchiettistico.

Blue Beetle è una origin story, ma nella narrazione del primo supereroe latinoamericano di originale c'è poco

Un antico cimelio che dona dei superpoteri a Jamie, una corporate che vuole creare un esercito di pseudo soldati cyborg, l'amore a prima vista con la ragazza di un'altra classe sociale: i classici topoi ci sono tutti, ma secondo me non fanno altro che rendere stucchevole, prevedibile e a tratti noiosa una storia che non si sviluppa con la giusta spinta e che anzi arriva al finale arrancando lentamente, tra battute e gag che lasciano più perplessi che divertiti. 

Peccato, perché questo accade sotto gli occhi dello spettatore che vede in scena un cast niente male (con Susan Sarandon nei panni di Victoria Kord) e la volontà di parlare anche della comunità latinoamericana negli USA, di quella lotta a tratti invisibile e spesso più implicita che ancora oggi emerge, dalla politica alla mera quotidianità.

La dicotomia tra bianchi e latini è più volte messa in luce in Blue Beetle e questo tentativo di dare una piega sociologica al film è sicuramente apprezzabile. 

In fin dei conti Blue Beetle è un film perfetto per grandi e piccoli, con la sua allure familiare che pervade l'intera opera e che prevalica ogni altra sfumatura che avrebbe potuto avere.

Vale la pena guardarlo, anche se siete fan dell'universo DC Comics: la scena post-credit apre possibilità future piuttosto intriganti. 

Ma se guardate alla DC Comics storcendo il naso, perché per voi la Marvel è Bibbia, beh: non alzate in alcun modo le aspettative - nemmeno questa volta. 

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