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Dogman è un film che riveste a suo modo una certa importanza nel contesto di questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia: si tratta della prima volta in concorso sul Lido di Luc Besson, un assoluto veterano del Cinema mondiale.
Il trasformista e prolifico regista francese, infatti, non era mai stato nella competizione principale di uno dei maggiori festival mondiali e ci arriva con il suo 19° lungometraggio, il diciottesimo di finzione.
[Il trailer italiano di Dogman, dal 5 ottobre nelle nostre sale]
È curioso notare come il film che lo ha portato a debuttare alla soglia dei 65 anni in una kermesse di tale rilevanza si chiami Dogman, come uno dei film più acclamati di uno dei suoi competitor in gara, Matteo Garrone.
Il Dogman di Besson, però, racconta una storia diversa.
Il protagonista è infatti Doug, un uomo vittima di abusi in gioventù che trova una nuova vita attraverso l’amore dei suoi cani: dopo essere stato chiuso dal padre nel recinto dei cani di famiglia e aver perso l'uso delle gambe, intraprende una serie di piccole attività criminali.
Il film si apre con l'arresto del protagonista - un Caleb Landry Jones ormai specializzatosi in ruoli di figure ai margini della società - e si svolge diegeticamente lungo le 24 ore successive.
Come spesso accade nel Cinema di Luc Besson sono i flashback a fare buona parte di costruzione del background del protagonista.
Malgrado abbia perso completamente la fiducia nel genere umano - tanto da preferire la compagnia canina e trovare sollievo solo nel travestimento, nella lettura e nel teatro - Doug non lesina atti di benevolenza, in piena coerenza con alcune delle figure più note della carriera del regista.
Luc Besson ha curato anche la sceneggiatura e la produzione del film e si è cimentato dunque nella preparazione di un prodotto che ormai padroneggia a memoria: un mix di dramma e thriller, su un reietto della società che riceve una seconda opportunità.
Dogman contiene comunque diverse contaminazioni: con il suo tono generale quasi favolistico sembra richiamare al Cinema per ragazzi, ma le sue venature di violenza e di genere non ne permettono un'agevole catalogazione. A volte i fidi ed empatici cani di Doug si muovono come sgherri al servizio di un gangster e, per qualche minuto, il film si tinge di tinte da heist movie con una divagazione a dir poco bizzarra.
Il tutto mentre Doug oscilla tra follia ed empatia, imita Edith Piaf in un locale notturno, minaccia i criminali della zona e decanta in ogni modo il suo amore per i cani.
[Il trailer internazionale di Dogman]
Nel complesso, pur con tutti i suoi eccessi, Dogman dona a mio avviso dei momenti di Cinema in grado di toccare disparate corde in ogni categoria umana nel pubblico, con il rischio di indispettire gli spettatori in alcuni momenti, ma certamente senza mai lasciarli indifferenti.
Di difficile comprensione è la sua collocazione nel concorso principale di questa Mostra di Venezia: a parte per un ormai stellare Caleb Landry Jones, deformatosi per il ruolo e convincente negli eccessi della parte, sembra un film in grado di dire poco nel novero dei premi finali.
Poco importa: siamo certi che la selezione di Dogman rappresenti già, per il suo autore, essa stessa un piccolo riconoscimento a una carriera lunga e di grande successo.
CineFacts segue tantissimi festival, dal più piccolo al più grande, dal più istituzionale al più strano, per parlarvi sempre di nuovi film da scoprire, perché amiamo il Cinema in ogni sua forma: non potevamo dunque mancare l'appuntamento con la Mostra di Venezia!