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Tutta la bellezza e il dolore, Leone d'oro alla Mostra di Venezia 2022, è un documentario di Laura Poitras sulla fotografa e attivista Nan Goldin.
La regista, in precedenza già premiata con l'Oscar per il Miglior Documentario con Citizenfour, ci restituisce un'immagine composita, un tripudio di sfumature emozionali e professionali dell'artista.
[Il trailer internazionale di Tutta la bellezza e il dolore]
In Tutta la bellezza e il dolore lo spettatore è messo di fronte a una tecnica piuttosto comune nella regia documentaristica: vengono alternati slideshow delle opere di Nan Goldin e filmati di repertorio per raccontarne il passato - accompagnati dal voice over della fotografa in una sorta di flusso di coscienza - con interviste e riprese del presente.
Seppur possa sembrare una scelta pigra e in alcuni frangenti priva di inventiva, alla luce del materiale trattato la scelta di Laura Poitras risulta semplice ma efficace; per quanto sia vero che non esista film che sia giudicabile a priori rispetto al tema - nulla è più fuorviante di una sinossi! - in questo caso il linguaggio cinematografico si spoglia di qualsiasi orpello affinché emerga la produzione artistica di Nan Goldin.
[Un autoritratto della fotografa al centro di Tutta la bellezza e il dolore]
Questo attento lavoro di sottrazione risulta affascinante proprio grazie alla natura degli scatti di Nan Goldin che sono - come viene esplicitamente detto nel film - quasi cinematografici: a caratterizzare infatti la sua produzione artistica è la volontà di catturare la realtà e spogliarla degli artefici che la memoria tende ad applicare nel momento stesso in cui un evento diventa passato.
In tal senso è la fotografia stessa ad avere una funzione narrativa: la vita di Nan Goldin, ma in generale potremmo dire qualsiasi vita, è caratterizzata dal desiderio di comprendere se stessi tramite l'interazione con gli altri e la ricerca di uno scopo.
In Tutta la bellezza e il dolore ripercorriamo con questa splendida artista, oggi nella sua maturità artistica e anagrafica, quarant'anni di Storia statunitense, gli amici, i parenti e i partner ricorrenti nelle sue fotografie diventano i personaggi di una storia nel momento in cui gli scatti vengono esposti al pubblico.
[In Tutta la bellezza e il dolore Nan Goldin non si esime dal raccontare i riverberi violenti della sua relazione più duratura]
Locali punk, drag queen, case chiuse, droghe, promiscuità, matrimoni, overdosi, alcol, trasgressioni, AIDS, ma anche solo David, Nan e Cookie.
La dimensione pubblica è substrato incerto e indifferente, sabbie mobili su cui un gruppo di outsider con un'idea poco chiara ma drammaticamente umana su come cambiare il mondo muovono i propri passi, falliscono e si rialzano, estasiati da tutta la bellezza che ha la vita ha da offrire, ma anche straziati da tutto il dolore che si cela dietro ogni trauma.
L'impianto narrativo di Tutta la bellezza e il dolore è ciclico; la malattia della famiglia di Nan Goldin è il conformismo e il tentativo di curarsi passa attraverso il processo artistico.
La fotografia è sublimazione del dolore e del piacere, ma nell'arzigogolato percorso dell'esistenza non ci si può esimere dal cercare le origini dello strappo che il trauma genera.
[Una vita a ritmo punk: l'amicizia è il sentimento più puro che emerge all'interno di Tutta la bellezza e il dolore]
Tutta la bellezza e il dolore pecca a mio avviso di retorica nel momento in cui affronta le vicende contemporanee legate a P.A.I.N., l'associazione fondata dalla fotografa, con l'intento di smascherare la famiglia Sackler a capo della Purdue Pharma - accusata di aver diffuso l'ossicodone come medicinale senza avere mai rivelato i rischi nefasti del farmaco oppioide - e di convincere i più importanti musei del mondo a rimuoverla dalla lista dei finanziatori.
In questi inserti la comunicazione tra il Cinema e la Fotografia si interrompe bruscamente, senza soluzione di continuità; il Potere dunque abbandona gli oppressi e il messaggio si impone sul medium cinematografico.
Per quanto i temi trattati mi siano molto cari è evidente che l'urlo di oppressione e speranza dei sopravvissuti all'ossicodone finisca per limitare sia l'espressione artistica del documentario sia un approfondimento contenutistico.
[P.A.I.N. in azione al Museo Guggenheim di New York]
Tutta la bellezza e il dolore è candidato agli Oscar 2023 come Miglior Documentario e Laura Poitras ha tutte le carte in regola per vincere la sua seconda statuetta.
Nonostante i limiti espressivi in alcune parti del film lo spettatore non potrà che sentirsi ammaliato dalla personalità eclettica di Nan Goldin e stordito e arrabbiato nel crocevia in cui confluiscono il dolore esistenziale e il dramma sociale, politico, economico.
Un luna park emozionale di cui vale la pena pagare il prezzo del biglietto.
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